* Carmela e Mariapia
( del molin )
Si arrivava, in estate,
nel grande prato di Pongel,
tra i fiori e lo scroscio del Barnes,
le slavazze e i pinoti della palude…
di mattina, presto, si arrivava,
con la luna piena che ti indicava la strada,
sento ancora l’ odore della palude,
il canto dei grilli, lo stridio delle cicale…
Come un grande orco, mi appariva
l’ ombra lunare del vecchio melo,
poi il grande abete, e il “ bait “:
eravamo arrivati a Pongel.
L’ alba, schiariva il cielo,
lentamente, senza fretta,
mio padre affilava la falce,
iniziava un canto, dolce di uccelli
dal vicino bosco, profumato…
Con fruscio ritmato,
la falce tagliava l’ erba verde,
e assieme all’ erba, cadevano i fiori,
all’ alba, come si addice ai guerrieri…
Quando il sole scioglieva la rugiada,
dal sentiero del “ lec “
arrivava Carmela,
una donna minuta,
una lunga gonna,
il naso aquilino,
mi sembrava una nonna…
Era una donna semplice,
di quelle che non hanno avuto
regali dalla vita,
dicevano che era analfabeta…
Veniva dal mulino dei Toflini,
portava sempre assieme,
una ragazzina…
Maria Pia
Che dolcezza,
quando la vedevo
arrivare tra i fiori,
a piedi nudi,
era un sentimento diverso
da quando arrivavano
i miei cuginetti…
non capivo bene il perché,
ma era diverso.
E scrutavo, incuriosito,
quelle diversità,
che avevano un fascino strano,
che ogni femmina ti porta in dono,
E giocavo con lei, tra i fiori,
poi salivo, per stupirla,
sul grande noce,
vigile, osservava, Carmela,
nel cuore, una strana pace…
E’ la pace che ti sa donare
ogni donna,
è una dolcezza che non ha età,
è una brezza, leggera di vento,
è un ricordo eterno, nel tempo…
Come un fiore, che la falce ha tagliato,
sei andata via ancor giovane e bella,
come un sogno, all’alba, svanito,
troppo presto, sei tornata una stella…
Bruno Agosti