* La luna

 

Alla fine dei giochi fanciulli,

la luna mi prendeva per mano,

e mi accompagnava a piedi scalzi,

fino all’ uscio, sgangherato, di casa,

che si apriva, lentamente, cigolando,

ed un profumo di minestra,

un risuonare allegro di voci,

la ninna nanna per quietare un pianto,

e lo spicchio di luna che indietreggia, lento.

Mi portavo la luna soto braccio,

la giovinezza e il cuore in gola,

aspettando che lei scendesse dalla scala,

ci guardavamo a lungo,

senza dire una parola.

I bianchi raggi tra i suoi capelli neri,

come lunghe dita d’ argento,

che li intrecciano adagio,

uno spechio stellato,il ciel di maggio.

Poi la luna ti insegna un gioco d’amore,

che porta pace ed infinita dolcezza,

è una vita nuova che vede la luce,