* Te Deum ...

 

Ad una fanciulla di nome Maria

fu chiesto il grembo per portare il Messia

e senza provare quel dolce piacere

si trovò Madre del Redentore .

 

Giuseppe, umile falegname,

non disdegnò di dargli il suo nome

non fù tentennante nel prendere in sposa

una ragazza che era già in attesa.

 

Capelli biondi, occhioni blù

era una donna e nulla di più

solo nel seno portava il frutto

di un si che ad un uomo aveva mai detto

di un si che aveva fatto tremare l’inferno

e aveva commosso il Padre Eterno .

 

Capelli biondi occhioni blù,

e lento l’arcolaio va su e va giù

le mani veloci intreccian la lana

per chi di suo non avrà che la mamma.

 

A volte scrutando di sotto al velo

vedevi tre croci tingersi in cielo

tre uomini nudi pendevano giù

al centro uno biondo con gli occhi blù.

 

Capelli biondi occhioni blù

Rispecchiano il volto di un uomo in più

Dolce il suo viso la faccia strana

Tipica luce di chi sarà mamma.

 

E passano i giorni della tua attesa

E quando è la sera la testa ti pesa

Ed ogni sera conti un giorno in più

Capelli biondi occhioni blù.

 

Viene l’inverno e il giorno è breve

Piove fa freddo e cade la neve

Il falegname attorno al fuoco s’attarda

E la tua tunica si fa sempre più larga.

 

 

Sta preparando Giuseppe una culla

Ignaro che poi non servirà a nulla

Mentre alla porta hanno bussato

E con passo rapido entra un soldato.

 

Si ferma un attimo e osserva la sposa

Tentenna il capo e si mette in posa

Si leva l’elmo, si mette dritto

Chiare parole : Questo è l’Editto.

 

Mesto Giuseppe guarda Maria

come faremo lungo la via ?

Pure il soldato è preoccupato

Accenna un sorriso e si batte il petto.

 

Andate presto “ dice il soldato

se volete trovare una casa e un letto !”

Si rimette l’elmo, si aggiusta la spada

Ed a cavallo riprende la strada.

 

Anche Giuseppe si mette in viaggio

Sussurrando a se stesso: “ fatti coraggio “

Stringe più forte la mano a Maria

E lento prosegue per la sua via.

 

Hai fame Giuseppe ? forse sei stanco ?

Eppur tu cammini dell’asino al fianco

Obbediente tu fai la volontà

Di Colui che ha in mano l’autorità

 

Pensa Giuseppe a chi dell’asino è in sella

Pensa che è candida come una stella

Ricorda Giuseppe ciò che l’Angelo ha detto:

Non ripudiarla e sarai benedetto !”

 

E’ forse Betlhem questa città ?”

No Bethlem è molto più in là !”

e con un sospiro ti rimetti in viaggio

fischiettando la sera per farle coraggio.

 

Cerca Maria dalla bocca un sorriso

Ma due lacrime chiare le bagnano il viso

Tira le briglie dell’asinello

Che porta ignaro quel Sacro fardello.

 

Ma giunto alle porte della città

I soldati ti dicono : “ Di qui non si và ! “

Tu chiedi pietà solo per Maria

Ma con una risata ti cacciano via.

 

Te ne vai lento, scrollando il capo

Succube ormai di un destino ingrato

Cerchi un giaciglio di paglia o di fieno

Finchè il cielo è ancora sereno.

 

Trovi un pastore, di cui ignori il nome

Che ti dà un giaciglio ed un pezzo di pane

Chiama sua moglie per far compagnia

E per alleviare le pene a Maria.

 

Tra le due donne non c’è alcun segreto

Cinque figlioli il suo seno ha allattato

Conosce bene quei duri momenti

Di quando una donna deve stringere i denti.

 

Dice ai due uomini prodighi in tutto

Di cercar della paglia per fare un letto,

di accendere un fuoco con un po’ di legna

per render la grotta più calda e serena.

 

Frugano i due con una lanterna

Che luccica strana nella caverna

Brillano gli occhi di un bove seccato

Del troppo rumore che lo ha risvegliato .

 

Illumina a stento la tenue fiammella

Il lento contorcersi di una mamma novella

Gli uomini guardano con aria stupita

L’eterno miracolo della vita .

 

Non si sa l’ora non si sa il minuto

Si sa soltanto che Cristo è venuto

Le stelle nel cielo fanno più luce

A Dio la glori , agli uomini pace !

 

In una stalla è nato un bambino

Un fatto nuovo ma niente di strano

Ma l’uomo che attende è certo che

In quella stalla c’è il Re dei Re !

 

Maria piangendo lo stringe al petto

E una mistica luce scende sul tetto

A illuminare la squallida stanza

Dove ha inizio la nuova alleanza.

 

La lieta notizia fra gli uomini corre

È nato nella grotta di Zhor il pastore

Lo annunciano schiere di angeli in coro:

e’ nato un bimbo dai riccioli d’oro

 

la gente umile che vive col gregge

ricorda ancora l’antica legge

ricorda le parole del saggio Isaia:

e a Bhetlem che verrà il Messia.

 

Pastori vengono da monti e valli

E traggono dono da sotto le pelli

È tutta una gara di grande bontà

Per una famiglia che è in povertà

 

Su voi volti anonimi io poso lo sguardo

Io che il Bambino ho dipinto su un quadro

Beati voi tutti che avete visto

In carne ed ossa Gesù il Cristo

 

Beato te Zhor umile pastore

Che hai dato alloggio al Redentore

Beata tua moglie che ha toccato con mano

La pelle rosa di quel dolce bambino

 

Ma chi saprà credere senza aver visto

Sarà ancor più degno del regno di Cristo

E una voce dal cielo ancor mi dirà

Pace agli uomini di buona volontà

 

SECONDA PARTE

 

Aveva trent’anni il Figlio dell’uomo

E portava in strada un discorso strano

Dalla sua bocca uscivan parole

Che sul viso dei poveri sapevan di sole

 

 

 

 

Per tutti aveva una grande pietà

Parlava di un regno che presto verrà

Diceva: gli uomini son tutti uguali

Da colui che studia a chi accudisce i maiali

 

Diceva : io sono il figlio di Dio

Faccio la volontà del Padre mio

Lui mi ha detto tra gli uomini và

E benedetto chi in te crederà

 

A dei pescatori ha detto : venite

E han lasciato le barche e han lasciato la rete

Attratti soltanto dalle sue parole

Che bruciavan nell’’anima come brucia il sale

 

E lo seguirono lungo un cammino

Ascoltando parole dal sapore divino

Credendo ad un pazzo che lungo la strada

Raccontava una cronaca che pareva una fiaba

 

La natura sovente chiamava in questione

Per conciliare la sua opinione

Chiamava ipocriti la “ gente per bene “

E dei sofferenti alleviava le pene

 

Proponeva a tutti una legge insensata

Pestando i piedi alla gente onorata

Diceva : perdona chi del male ti ha fatto

Diceva : ama chi sempre ti ha odiato.

 

Er confermare la sua grande potenza

Comp’ prodigi di enorme importanza

Adalcuni Apostoli, racconta il Vangelo

Fece vedere uno squarcio di cielo

 

Diceva sovente: vi darò un pane di vita

Che sanerà ogni vostra ferita

Quel mistico pane il mio corpo sarà

Finche nella gloria non ritornerà

 

Ai suoi dodici fidi disse: andate !

La mia parola al mondo portate

La giustizia e la pace pesto verrà

Con il mio regno che confini non ha

 

Ma chi non avrà un bianco mantello

Non sarà degno del regno del cielo

E chi del mio corpo si sazierà

Non avrà più fame per l’eternità

 

Il tuo corpo a noi hai lasciato

La sera prima di esser tradito

Nascosto nel pane, velato nel vino

Che tu hai offerto a chi ti stava vicino

 

E hanno mangiato e bevuto allora

E lungo i secoli mangeranno ancora

Tutti coloro che in te crederanno

E sapranno vederti nascosto da un panno

 

Per tre lunghi anni hanno sopportato

Le dure parole di un uomo esaltato

Che grida ai poveri :libertà

Che grida : vergogna alle autorità

 

Con poche lire Giuda han pagato

Per portarlo davanti al pretore Pilato

Che trova in lui un uomo innocente

Ma lo fa frustare per calmare la gente

 

Ma la folla grida : fallo mettere in croce

E dei potenti si fa portavoce

non abbiamo altro re che quello di Roma”

e di acute spine gli fan la corona.

 

Se la corona ancora non basta

Una croce pesante si aggiunge alla lista

E verso un colle lento sen và

Colui che gridava “liberlà”

 

Due noti assassini fan compagnia

A chi un giorno disse “io sono il messia”

Mentre il più fido che ha tanto amato

Per ben tre volte lo ha rinnegato

 

Verso il Calvario quel legno trascina

E sotto la frusta la testa si china

Le labbra secche hanno un triste sorriso

Nel passare accanto ad caro viso

 

E conta a ogni passo un nuovo dolore

La tua missione di redentore

Tre volte dicono tu sia caduto

Ma chi lo afferma ha certo sbagliato

 

Lungo la strada un uomo ti aiuta

Per vederti in cima ancora in vita

Mentre i soldati ti fan camminare

Picchiando più forte per sentirti urlare

 

Ma cammini in silenzio verso la morte

Portando con le nostre colpe

Incise nel legno che devi portare

Che più della pelle ferisce il cuore

 

Ti levan la tunica, raggiunta la vetta,

mostrando a tutti la tua schiena frustata

sommessi padri ricordano ai figli:

guardate la fine di quelli imbecilli!”

 

ti trafiggon le mani con lunghi chiodi

e le tue vesti si giocano ai dadi

ti issano in croce tra i due briganti

e non sai trattenere alcuni lamenti

 

e uno ei due ti chiede perdono

e tu gli prometti un posto nel regno

sorretta tua madre si avvicina alla croce

e tu la saluti con un filo di voce

 

i due briganti se ne sono andati

han pagato con la vita i loro reati

ma tu che per noi paghi il riscatto

devi soffrire di più è già calcolato

 

affidi tua madre alle cure di un uomo

perché sia venerata dal genere umano

chiedi da bere per la sete che arde

e sulle tue labbra l’aceto morde.

 

Un milite con lo sguardo seccato

Ti scaglia una lancia verso il petto

E resta immobile con il braccio in alto

Nel vedere che uccide un uomo già morto

 

Ormai hai sofferto abbastanza figlio dell’uomo

Hai pagato tutto fin dal tempo di Adamo

Le tue mani bucate hanno un fremito lento

Mentre la vita se ne và via col vento,

 

che soffia impetuoso dal colle alla valle

e ripete ancora le tue strane parole

le ripeterà fino alla fine del tempo

e il loro eco non sarà mai spento

 

il sangue rosso della tua ferita

si sparge nel mondo e ridona la vita

e il tuo ricordo in eterno rimane

racchiuso in un bianco pezzo di pane.

 

© Bruno Agosti