* Cialcia vecle


(bacche rosse )

Mi risvegliava il canto libero
che saliva al cielo felice
era il popolo del bosco
che salutava l’ alba che nasce.

Erano giorni di bacche acerbe
rosse, protette dalle spine dai rovi
a cui tendevo la mano fanciulla
ed avide labbra assetate d’ amore.

La vita già mi prendeva con se
per portarmi per le vie del mondo
con le sue grandi ali spiegate
verso il sole che stava nascendo…

Ho vissuto albe di gioia e di sole
e giorni tristi, di freddo e grande dolore,
alla primavera ho rubato le viole
all’ autunno ho restituito l’ amore.

Non ho mai avuto un estate serena
e la luce del sole mi ha bruciato lo sguardo
ho avuto l’ amore da una sola donna,
ben venga l' inverno col suo eterno letargo...

 

Erimpiango quel tempo fatto di vento
quando ogni giorno era un di’ nuovo,
quando tutto era un gioco nel tempo
acerbo, come le rosse bacche sul rovo.

Bruno Agosti