* Il mio Amore
In una notte di luna e di grilli,
e il cuore impazzito, che vola
ho incontrato gli occhi tuoi belli,
ed il cuore te lo ritrovi in gola.
Con quella lunga tua gonna
che all’ occhio celava
dolci curve di donna,
che la mente anelava…
e dal cotone sbocciavano seni
rigogliosi come bei fiori,
ostentati come due beni,
nascosti come tesori.
Il rosso di un fiore, tra i neri capelli,
la tua bocca fresca di rosa,
gli occhi tuoi dolci e belli
di ancor giovane sposa.
Ed una sera d’agosto, di stelle, e di pace,
un libro s’è aperto di tenero amore,
tra un libero cuore, figlio del Duce,
ed una libera donna, dal grande cuore.
E come da una fresca sorgente,
da te ho imparato l’ amore,
ho imparato a guardare le gente
con occhi che raggiungono il cuore.
Ho imparato a capire il pensiero
di gente diversa e lontana,
del tuo senno ho fatto tesoro
come l’ acqua della vecchia fontana.
Mi hai insegnato, col tuo nobile cuore,
ad avere per tutti rispetto,
mi hai insegnato la gioia e il dolore,
ed ignorare ogni umano difetto.
Mi hai insegnato che il prossimo nostro
che ti bussa alla porta, ogni tanto
non gli importa del padre nostro,
se ha fame o non ha nessuno accanto.
Mi hai donato uno sguardo bambino,
per guardare l’ alba e il tramonto,
mi hai insegnato la gioia del dono
ed ho capito il valore di un pianto.
Come un fiore del monte, eri bella,
come un rivolo d’ acqua eri pura,
dei tuoi monti eri una stella,
al mio cuore portavi frescura.
Era dolce e pulito il tuo amore,
lo sguardo saggio e deciso,
con dignità affrontavi il dolore,
e per tutti avevi un sorriso…
La tua pelle di bianco velluto,
che fremeva , aspettando l’ amore,
l’odore del tuo corpo sudato
ed un battere intenso del cuore.
Con dolcezza mi hai dato il tuo corpo,
come folate di vento leggero,
ed un uomo in cerca d’un porto,
ha trovato un rifugio sicuro.
E con lucciole che sembrano stelle,
di grilli e cicale un bel coro,
nella mente le storie più belle
e il mio cuore ha trovato un tesoro.
Fu così che trascorsero gli anni,
divisi tra un pianto e un sorriso,
e la sera ti stringevo le mani,
ed una lacrima ti asciugavo dal viso…
Ci sono notti, senza stella,
spazzate da un gelido vento
ma non temere mia bella,
se nel camino il ceppo è spento.
Due pigne del bosco, amico,
dal profumo di resina, forte,
e brilla, e ti riscalda, il fuoco
che non è ancor l’ ora della morte…
Schiaffi pugni ed oltraggio,
ed è l’ora del povero Cristo,
per una via crucis caduta di maggio,
ed in strada nessuno ti ha visto.
E catini d’acqua han portato,
per pulire le loro intenzioni,
qual novelli Ponzio Pilato
per apparire al mondo più buoni…
Ritornano, poi, di sabato al tempio,
ad appagare la loro coscienza,
un affannoso seguire il Tuo esempio,
mentre fuori impera l’ indifferenza.
Poi un giorno, che forse era notte,
hai deciso di levarti di torno,
senza urla, ne schiaffi ne botte,
in una notte, che forse era giorno…
Il terzo giorno, che s’è aperto il velo,
Qualcuno, più in alto, è risorto,
ma Tu, umile, hai cercato il Suo cielo,
con il braccio proteso verso l’ alto.
Ora solo è rimasto il mio cuore,
a sognare gli occhi tuoi neri,
nel mio petto un profondo dolore
quando alla tomba ti porto i miei fiori.
Tu che tanto hai sofferto ed hai pianto,
nella tua vita di onesta persona,
ti raggiunga in cielo il mio canto,
e sia in terra la gente più buona !