IL MUSEO DI BRUNO CARACRISTI

A MIONE DI RUMO – TN -

 

Bruno Caracristi, una vita passata nell’ Arma dei carabinieri, come ultima tappa del suo servizio era stato destinato nel 1972 alla piccola stazione CC di Rumo in val di Non come comandante con il grado di maresciallo.

Arrivato alla pensione nei primi anni ’90 , ha deciso di non tornare nel suo paese natale di Vigolo Vattaro ma di rimanere a Rumo paese nel quale si era bene integrato durante gli anni di servizio nella locale caserma ed era benvoluto dalla popolazione per il suo modo schietto e giusto di applicare la legge.

Acquistata una vecchia casa rurale disabitata nella frazione di Mione, decise di ristrutturarla e di passare qui il resto della vita accanto alla moglie Ada ed ai figli Corrado e Manuela. Ed è proprio durante i lavori di ristrutturazione che Bruno inizia a far conoscenza con gli attrezzi agricoli usati dal vecchio proprietario per i lavori nei campi e nella stalla, ed è amore a prima vista, un amore per i vecchi arnesi basato sull’ attenta ricostruzione del suo utilizzo e ed una profonda ed umana riflessione sul lavoro della gente dei campi, con le tante fatiche di donne e uomini chini sulla terra nel duro lavoro manuale di tanto tempo fa, nella perpetuazione di una antica cultura agreste, tramandata di generazione in generazione, con il sudore della fronte, la saggezza e l’ onestà proprie della gente dei campi, che ricavava il sostentamento per la famiglia dai prodotti della terra.

Con il tempo decine di oggetti tra i più disparati della civiltà contadina sono stati raccolti e catalogati da Bruno Caracristi, con infinita pazienza e tanta passione, poi con il crescere degli attrezzi ed utensili recuperati, Bruno ha pensato di ristrutturare ed adattare la vecchia stalle dei muli a museo delle “ arzare de na bota “ .

Ed oggi si accede attraverso le corti rimaste come erano centinaia di anni or sono, con gli avvolti originali, il selciato fatto di ciottoli, le vecchie porte, la scala di pietra con la rebalza. Le cantine tutte rigorosamente ad avvolti.

Nella stanza adibita a museo si possono ammirare decine di attrezzi agricoli e di utensili per la casa della più svariata tipologia e datazione, tutti catalogati ed esposti per tipologia di mestiere. Bruno racconta con passione e dovizia di particolari l’ origine e la storia degli oggetti esposti, come la storia di una vecchia falce consumata a forza di affilarla con la preda, che un vicino gli ha lasciato in eredità prima di morire, e ti invita e riflettere su quanti ettari di prati verdi e fioriti abbia potuto falciare, e la riflessione trova la sua sintesi in una scritta che Bruno ha esposto all’ ingresso del museo e che esprime tutta la sua personale gratificazione al contatto fisico di quelli oggetti da fargli declamare : “ E naufragar mi è dolce in questo mare… “ .