IL RAGAZZO DELLA " SORTE "

 
Per una volta, ecco una bella storia d’amore che, pur fra mille traversie, finisce bene!
Fiero ed elegante, vestito di bianco e nero (colori dello stemma di famiglia) un ragazzo dell’apparente età di diciotto – vent’anni circa rivolge distrattamente lo sguardo verso l’osservatore, con due begli occhi verdi, dello stesso colore del tendaggio di fondo, a significare la speranza.
Il pittore Agnolo Bronzino riproduce ogni tessuto e piega dei rasi e dei velluti dell’abito di Ludovico Capponi, come pure i pizzi che fuoriescono dai bordi delle maniche e dal colletto del giubbino.
Il giovane tiene nella mano sinistra un paio di guanti e nella destra un piccolo tondo che incornicia un cammeo sul quale è ritratta una donna con l’aggiunta della scritta “SORTE”.
Si tratta di un’allusione alla vicenda amorosa che, negli anni cinquanta del XVI secolo, appassionò tutta Firenze, in pena per gli ostacoli opposti appunto dalla “SORTE” o, per meglio dire, dal “cattivo” di turno, che nelle favole non manca mai, alla travolgente passione che faceva ardere il cuore dell’aristocratico giovanotto qui raffigurato per la bella Maddalena Vettori.
Famoso fra i contemporanei per la maschia bellezza, il Capponi, nato il 19 marzo del 1534, era l’ultimo dei sette figli di Ludovico, venuto a mancare pochi mesi dopo la nascita di questo pargolo che ne riprese il nome, e facoltoso banchiere che aveva fatto fortuna nella Caput Mundi grazie alla protezione del fiorentino Papa Leone X.
Ciò gli aveva consentito di far istruire i figli dai migliori maestri dell’epoca, i quali però, quando ebbero a che fare con Ludovico, non riuscirono a farlo deflettere dalla condotta spensierata ed allegra, al limite dello spericolato, che ne faceva il protagonista delle feste più “in” della Firenze di quegli anni.
I suoi bollenti spiriti, le tempeste ormonali tipiche della gioventù e la facilità con cui conquistava le belle signore d’ogni età, unite all’incapacità di darsi per vinto, lo portarono ad insidiare le mogli altrui, così venendo costretto a battersi in risse rusticane o duelli, con gli avversari del momento.
Per fargli cambiare un po’ aria, la famiglia lo spedì a Napoli, dove Ludovico divenne l’assiduo frequentatore della matura, ma ancora piacente, Marchesa del Vasto, rimasta vedova da qualche anno, conoscendo don Luis de Toledo, figlio del Viceré di Napoli e fratello di donna Eleonora, l’affascinante moglie del Duca Cosimo I de’ Medici, che del nostro era il Signore.
Dopo una sorta di “Gran Tour” del Belpaese, nel 1552 il Capponi rientrò a Firenze, giusto in tempo per conoscere ed innamorarsi perdutamente della già citata Maddalena Vettori, figlia unica e ricchissima erede del fu Bernardo.
La notorietà della giovane, unita alla sua cospicua fortuna personale, ne facevano il partito più ambito della città, potendo infatti contare su uno stuolo di pretendenti fra i quali figurava anche Sigismondo de’ Rossi, Conte di San Secondo, che con Cosimo I era imparentato.
Da qui il veto posto da quest’ultimo alla liaison amorosa fra i due spasimanti, concretizzatosi in una “lettera inibitoria” dal Duca alla madre di Ludovico, per proibirle di dare il consenso a quel matrimonio, che “non s’aveva da fare”.
Maddalena, per sicurezza, fu prima rinchiusa in un convento e poi nominata dama di compagnia della Duchessa Eleonora, per tenerla lontano dall’innamorato.
Alla fine, solo le pressioni operate da don Luis de Toledo sulla sorella e poi da quest’ultima sul marito Cosimo I riuscirono a smuovere le acque, convincendo il Duca a concedere l’autorizzazione alle nozze che si tennero in forma solenne il 21 luglio del 1558 nella Chiesa di San Pietro Scheraggio, in mezzo ad un tripudio di folla festante.
La coppia avrebbe vissuto splendidamente grazie all’ingente patrimonio familiare dei due, allietata dalla nascita di quattro figlie femmine e due maschi, consentendo al bel Ludovico ed alla sua Signora di trascorrere la maggior parte del tempo circondati dai tanti letterati e artisti che animavano la loro piccola corte personale, che usava riunirsi nel Palazzo Capponi sul Lungarno, presso il ponte della Santissima Trinità.
Accompagna questo scritto il “Ritratto di Ludovico Capponi”, di Agnolo Bronzino, 1550-1556, The Frick Collection, New York.
(Testo di Anselmo Pagani)