Breve storia della stregoneria

 

Nel collettivo mmaginario le streghe sono donne brutte, vestite di stracci, capaci di volare su manici di scope; in realtà le streghe erano donne comunissime, la cui vita non aveva nulla a che fare con il soprannaturale o con il diavolo.

La costruzione dell’immagine della strega

Un considerevole contributo alla costruzione della figura della strega lo ha dato, sicuramente, il ruolo che la donna rivestiva nella società medievale. Per gli uomini di Chiesa la donna si identificava con Eva, la peccatrice; era figlia del diavolo e poteva portare l’uomo sulla via della perdizione ( esattamente come aveva fatto Eva con Adamo).

Per la società era sostanzialmente una creatura inferiore, sottomessa prima al padre poi al marito. Lo stesso matrimonio era più che altro un contratto; quasi sempre la scelta degli sposi veniva fatta dai genitori e in molti casi i giovani neanche si conoscevano.

Alla sposa non era permessa nessuna decisione; la Chiesa permetteva che già a 7 anni si potesse stringere un accordo matrimoniale, da celebrarsi poi al dodicesimo anno di età. E’ chiaro quindi che non c’era alcuna decisione da parte della sposa. Una volta divenuta moglie il peso che aveva tra le mura domestiche era nullo. Alcuni statuti comunali del 1300 autorizzavano i mariti a punire le loro mogli.

Diventa facile, nel corso del Medioevo, caricare di elementi negativi una creatura già di per sé così incline al peccato. In un mondo che deve quotidianamente scontrarsi con carestie e malattie terribili come l’ergotismo e la peste nera, trovare un comune responsabile, un capro espiatorio, salva dal delirio di massa.

La donna strega

E’ soprattutto nelle campagne che si va diffondendo l’immagine della strega. Il nome, con ogni probabilità, deriva da stryx, strige, uccello notturno che si pensava succhiasse il sangue dei bambini nella culla; era considerato una specie di vampiro.

Per questo motivo in principio il nome strega era assegnato alle donne ritenute responsabili di aborti o dell’uccisione di bambini.

In realtà queste donne erano solo l’espressione delle credenze popolari; a loro ci si affidava per guarire persone e animali nella comunità in cui vivevano o per praticare aborti o chiedere consigli sui metodi contraccettivi.

Poiché la medicina non dava risposte ai tanti mali che colpivano la gente si ricorreva all’intervento delle streghe.

A questo si univa il fatto che i medici erano molto costosi e solo chi aveva molto denaro poteva permettersi una visita a domicilio. Questa, comunque, riusciva ben poco a salvare i malati, visto che spesso il medico si limitava a fare un’analisi sommaria dell’ aspetto del paziente a cui si univa un rudimentale esame delle urine, raccolte in un contenitore a forma di vescica, la matula, che consentiva al dottore l’ analisi del colore e l’assaggio con la punta delle dita. Non vi erano veri e propri medicinali; si trattava più che altro di pozioni medicamentose, ricavate da erbe. Tra le più famose e costose la triaca, un composto di cinquanta elementi, che si riteneva, erroneamente ovviamente, fosse in grado di guarire dalla lebbra. La maggior parte della gente non poteva permettersi di chiamare un medico e quindi ricorreva a queste donne guaritrici.

Il processo alle presunte streghe veniva svolto dinanzi al Tribunale dell’Inquisizione, che, a partire dal 1542, con la bolla “Licet ab initio” di papa Paolo III, divenne ancora più severo , escludendo qualsiasi intervento di vescovi ed autorità laiche.

Bastavano due testimoni “attendibili” per una condanna. Diversi erano i casi di denunce di vicini o di mariti desiderosi di “ disfarsi” delle mogli non gradite.

Anche quando venne introdotta la figura dell’avvocato difensore, questi non agiva mai per il bene dell’accusata, altrimenti i giudici avrebbero potuto dubitare della sua fedeltà e pensare che anche lui fosse “ manovrato” dal diavolo.

La confessione veniva estorta con ogni forma di tortura, “citra membri diminutionem et mortis periculum”, salvo mutilazione e pericolo di morte.

La sentenza poteva essere di assoluzione ( previa condanna a pene lievi, di natura più che altro morale: penitenze, pellegrinaggi, preghiere), prigionia ( temporanea o a vita) o di morte sul rogo.

Quel che è certo è che le condanne sul rogo aumentarono in proporzione all’ espandersi delle epidemie di peste, la terribile morte nera giunta in Italia nel 1347 a bordo di 12 vascelli fantasma provenienti dal Vicino Oriente e carichi di morti, corpi putrefatti e topi infetti. Le streghe venivano considerate le colpevoli del male che si scagliava sui villaggi senza pietà, provocando, in soli tre giorni dalla comparsa del bubbone pestilenziale, la morte. Il sacrificio delle streghe avrebbe potuto purificare il mondo da tanto male?

La strega Bellezze

La strega sabina Bellezze Ursini, nella sua confessione, ammette, dinanzi al Tribunale, di aver intrecciato in più occasioni rapporti con il diavolo. Dice di averci ballato e cantato insieme , di aver partecipato a grandi feste, e aver fatto altre cose di cui non può persino fare menzione. Racconta persino il modo bizzarro attraverso cui si può trasmettere l’arte della stregoneria, “e la strea te sputa in bocca e date quella ontione che lei ha”. Il passo successivo è addirittura il “ battesimo della strega”, attraverso il quale si rinuncia agli insegnamenti della Chiesa e ci si dona al diavolo, chiamandolo “per patrone e per signore”.

Molte confessioni venivano estorte con la tortura, la storia di Bellezze sarà una di queste?

Gli incontri che Bellezze racconta di svolgere con il diavolo sono tristemente noti nei testi inquisitoriali. Si tratta dei sabba. Gli interrogatori raccontano di streghe che arrivano volando su scope o fili di paglia o cavalcando demoni e animali. Nel corso di questi incontri le streghe si dedicano a balli sfrenati, canti e riti orgiastici che coinvolgono bestie e lo stesso satana.

Bellezze ci racconta di famigerati incontri a Benevento, di unzioni e secondo alcuni questi resoconti sarebbero proprio il frutto di droghe: gli unguenti con cui si cospargeva il corpo contenevano sostanze allucinogene che provocavano allucinazioni e visioni. Più semplicemente le confessioni potevano essere la conseguenza di giorni di torture: le streghe si piegavano a dire quello che l’Inquisizione voleva sentire, considerandole per trecento anni colpevoli dei mali dell’umanità, tanto da dar origine a veri e propri manuali d’uso su come riconoscere e annientare la strega, uno su tutti il terrificante “Malleus maleficarum” ( letteralmente “ Martello del diavolo”), la summa del sapere in fatto di stregoneria del XV secolo e non è stato neanche proibito dall’Indice.