LA CARICA DI JAGODNIJ

 
OGGI 22 AGOSTO, ITALIANO RICORDA…
1942
SECONDA GUERRA MONDIALE
FRONTE RUSSO
CARICA DEL
REGGIMENTO “LANCIERI DI NOVARA (5°)”
A JAGODNIJ SUL FIUME DON.
Dal 12 al 19 agosto 1942 la 63a Armata sovietica cominciò a saggiare le posizioni della 2a Armata ungherese e dell’8a Armata italiana inviando oltre il FIUME DON pattuglioni delle dimensioni anche di una Compagnia.
Tali missioni di avanscoperta furono facilmente rintuzzate e servirono più che altro a mettere in moderato stato d’allarme tutto il FRONTE del DON poiché, dalle informazioni tratte dai diversi prigionieri interrogati, si intuiva che qualcosa “stava bollendo in pentola” nel campo avversario.
Ai sovietici però queste puntate esplorative servirono a stabilire il punto esatto dove sviluppare il massimo sforzo.
Si preparava così la PRIMA BATTAGLIA del DON, che sarebbe stata aspramente combattuta per tredici giorni dal 20 agosto al 1 settembre 1942.
La notte del 20 agosto 1942 l’Armata Rossa scatenò, con un preventivo bombardamento d’artiglieria, la sua pesante offensiva proprio contro il tallone d’Achille del dispositivo alleato: l’ala destra della Divisione di Fanteria "Sforzesca", a sua volta ala destra del XXXV Corpo d’Armata, in cui era inquadrata la 121a Compagnia Cannoni Controcarri “Granatieri di Sardegna”.
Il Colonnello di Cavalleria Pagliano, appena giunto, distaccava sulle ALTURE a NORD del paese, nella pianura ricoperta da altissima erba secca, i due Gruppi Squadroni insieme a 4 Plotoni mitraglieri, uno anticarro ed uno di mortai leggeri di preda bellica.
A JAGODNIJ s’insediava invece il Comando di Reggimento con i Comandi di Squadrone e dei mitraglieri, difesi dal 6° Squadrone, che era appiedato per carenza di cavalli.
Contro questo schieramento si scagliò un intero Battaglione russo (quindi circa 500 uomini), affluito con i rincalzi ed appoggiato da mitragliatrici e mortai.
A questo punto il Maggiore Del Re richiamava indietro il 1° Squadrone distaccato verso il "Savoia" e lo faceva appiedare per trattenere il nemico impegnandolo frontalmente con il fuoco delle sue armi e con il concorso di un Plotone mitraglieri. Allo stesso tempo faceva ammassare il 2° Squadrone sul lato sinistro della direttrice d’avanzata dei sovietici, ordinando al suo Comandante, il Tenente Mario Spotti, di piombare a cavallo sul loro fianco scoperto.
Spotti, giunto al “Novara” da appena una settimana, ordinava immediatamente ai suoi Lancieri di lasciare a terra i fucili mitragliatori e riuniva silenziosamente i Plotoni occultati dall’erba altissima; poi li faceva montare a cavallo e sguainare le sciabole.
Alle ore 14 il 2° Squadrone avanzava cautamente con i cavalli al passo ed al riparo di un modesto avallamento del terreno; appena arrivato allo scoperto, il Tenente ordinava la carica e lo Squadrone al completo – 100 uomini e 100 cavalli –, come in una coreografica esercitazione e con le punte delle sciabole oblique a colpire dall’alto verso il basso, si gettava sul fianco sinistro del nemico a QUOTA 224,4: uomini, scintillanti lame sguainate e cavalli lanciati alla carica contro Moisin Nagant, P.P.S.H e granate a mano.
Il Tenente Spotti, ferito tra i primi, continuò la carica aggrappato al cavallo finché, abbattuto anche questo, cadde in mezzo ai sovietici che lo circondarono e si difese fino all’ultimo con la pistola.
Tutto durò pochissimo. Quando i suoi Lancieri, dopo una lotta furibonda, riuscirono a sgominare i nemici intorno a lui, lo trovarono ormai morto, trapassato il corpo e il volto da decine di proiettili e colpi di baionetta. Alla sua memoria fu concessa la seconda Medaglia d’Oro al Valor Militare individuale sul FRONTE RUSSO dopo quella del Tenente Colonnello Custoza.
Il comando passava così al Sottotenente Manlio Guerrieri, ma la carica si era già trasformata, dal magnifico e travolgente slancio iniziale, in una serie di scontri feroci. Perduto l’impeto e addentratisi sciabolando nel folto della fanteria sovietica, i "Bianchi Lancieri" persero di coesione, e di conseguenza, isolati o a piccoli gruppi, venivano spesso circondati e le loro cavalcature abbattute a colpi di armi da fuoco o di baionetta. Tuttavia, come recita il motto del Reggimento "Albis Ardua", i "Lancieri di Novara" non si lasciarono sgomentare dall’arduo compito, dall’inferiorità di numero e dalle oggettive difficoltà, ed alla fine il Sottotenente Guerrieri e il 2° Squadrone rimasero padroni del campo, dopo aver volto in fuga il Battaglione russo, facendo molti prigionieri e raccogliendo un cospicuo bottino di armi, munizioni e equipaggiamenti.
La GLORIA acquisita il 22 agosto 1942 era costata al 2° Squadrone 1 Ufficiale, 1 Sottufficiale e 9 Lancieri morti, 24 feriti e 51 cavalli perduti, di cui 12 morti. #AlbisArdua #UnaAcies
OGGI 22 AGOSTO, ITALIANO RICORDA…
1942
SECONDA GUERRA MONDIALE
FRONTE RUSSO
CARICA DEL
REGGIMENTO “LANCIERI DI NOVARA (5°)”
A JAGODNIJ SUL FIUME DON.
Dal 12 al 19 agosto 1942 la 63a Armata sovietica cominciò a saggiare le posizioni della 2a Armata ungherese e dell’8a Armata italiana inviando oltre il FIUME DON pattuglioni delle dimensioni anche di una Compagnia.
Tali missioni di avanscoperta furono facilmente rintuzzate e servirono più che altro a mettere in moderato stato d’allarme tutto il FRONTE del DON poiché, dalle informazioni tratte dai diversi prigionieri interrogati, si intuiva che qualcosa “stava bollendo in pentola” nel campo avversario.
Ai sovietici però queste puntate esplorative servirono a stabilire il punto esatto dove sviluppare il massimo sforzo.
Si preparava così la PRIMA BATTAGLIA del DON, che sarebbe stata aspramente combattuta per tredici giorni dal 20 agosto al 1 settembre 1942.
La notte del 20 agosto 1942 l’Armata Rossa scatenò, con un preventivo bombardamento d’artiglieria, la sua pesante offensiva proprio contro il tallone d’Achille del dispositivo alleato: l’ala destra della Divisione di Fanteria "Sforzesca", a sua volta ala destra del XXXV Corpo d’Armata, in cui era inquadrata la 121a Compagnia Cannoni Controcarri “Granatieri di Sardegna”.
Il Colonnello di Cavalleria Pagliano, appena giunto, distaccava sulle ALTURE a NORD del paese, nella pianura ricoperta da altissima erba secca, i due Gruppi Squadroni insieme a 4 Plotoni mitraglieri, uno anticarro ed uno di mortai leggeri di preda bellica.
A JAGODNIJ s’insediava invece il Comando di Reggimento con i Comandi di Squadrone e dei mitraglieri, difesi dal 6° Squadrone, che era appiedato per carenza di cavalli.
Contro questo schieramento si scagliò un intero Battaglione russo (quindi circa 500 uomini), affluito con i rincalzi ed appoggiato da mitragliatrici e mortai.
A questo punto il Maggiore Del Re richiamava indietro il 1° Squadrone distaccato verso il "Savoia" e lo faceva appiedare per trattenere il nemico impegnandolo frontalmente con il fuoco delle sue armi e con il concorso di un Plotone mitraglieri. Allo stesso tempo faceva ammassare il 2° Squadrone sul lato sinistro della direttrice d’avanzata dei sovietici, ordinando al suo Comandante, il Tenente Mario Spotti, di piombare a cavallo sul loro fianco scoperto.
Spotti, giunto al “Novara” da appena una settimana, ordinava immediatamente ai suoi Lancieri di lasciare a terra i fucili mitragliatori e riuniva silenziosamente i Plotoni occultati dall’erba altissima; poi li faceva montare a cavallo e sguainare le sciabole.
Alle ore 14 il 2° Squadrone avanzava cautamente con i cavalli al passo ed al riparo di un modesto avallamento del terreno; appena arrivato allo scoperto, il Tenente ordinava la carica e lo Squadrone al completo – 100 uomini e 100 cavalli –, come in una coreografica esercitazione e con le punte delle sciabole oblique a colpire dall’alto verso il basso, si gettava sul fianco sinistro del nemico a QUOTA 224,4: uomini, scintillanti lame sguainate e cavalli lanciati alla carica contro Moisin Nagant, P.P.S.H e granate a mano.
Il Tenente Spotti, ferito tra i primi, continuò la carica aggrappato al cavallo finché, abbattuto anche questo, cadde in mezzo ai sovietici che lo circondarono e si difese fino all’ultimo con la pistola.
Tutto durò pochissimo. Quando i suoi Lancieri, dopo una lotta furibonda, riuscirono a sgominare i nemici intorno a lui, lo trovarono ormai morto, trapassato il corpo e il volto da decine di proiettili e colpi di baionetta. Alla sua memoria fu concessa la seconda Medaglia d’Oro al Valor Militare individuale sul FRONTE RUSSO dopo quella del Tenente Colonnello Custoza.
Il comando passava così al Sottotenente Manlio Guerrieri, ma la carica si era già trasformata, dal magnifico e travolgente slancio iniziale, in una serie di scontri feroci. Perduto l’impeto e addentratisi sciabolando nel folto della fanteria sovietica, i "Bianchi Lancieri" persero di coesione, e di conseguenza, isolati o a piccoli gruppi, venivano spesso circondati e le loro cavalcature abbattute a colpi di armi da fuoco o di baionetta. Tuttavia, come recita il motto del Reggimento "Albis Ardua", i "Lancieri di Novara" non si lasciarono sgomentare dall’arduo compito, dall’inferiorità di numero e dalle oggettive difficoltà, ed alla fine il Sottotenente Guerrieri e il 2° Squadrone rimasero padroni del campo, dopo aver volto in fuga il Battaglione russo, facendo molti prigionieri e raccogliendo un cospicuo bottino di armi, munizioni e equipaggiamenti.
La GLORIA acquisita il 22 agosto 1942 era costata al 2° Squadrone 1 Ufficiale, 1 Sottufficiale e 9 Lancieri morti, 24 feriti e 51 cavalli perduti, di cui 12 morti. #AlbisArdua #UnaAcies