J. F. KENNEDY

 

 

 

 

IL MIO RICORDO DI J. F. KENNEDY

 

La morte di J.F. Kennedy

La sera del 22 novembre 1963, mentre eravamo tutti in fila fuori dalla camerata, in attesa che il padre Rettore ci facesse l’ ultima riflessione quotidiana, arrivò un frate con passo quasi di corsa, si avvicinò al Rettore che ci stava dando le ultime raccomandazioni, lo interruppe e gli parlò un attimo all’ orecchio. Padre Quirico smise di parlare, respirò profondamente come se volesse prendere forza da Dio guardò il soffitto, mosse le labbra come par mormorare una preghiera e poi con voce rotta da una emozione fortissima, si rivolse a noi e ci informò che era stato ucciso il presidente degli Stati Uniti d’ America John Fitzgerald Kennedy. Tutti rimanemmo in silenzio, tutti noi, infatti conoscevamo il Presidente in quanto una persona tra le più importanti del mondo, appena uscito dalla crisi militare di Cuba, dove si era sfiorata la terza guerra mondiale, ma soprattutto perché era il primo Presidente USA cattolico. Subito il padre Rettore, ci fece notare, da fascista ed anticomunista convinto quale era sempre stato, che Kennedy era l’ unico che aveva saputo tenere a bada i “ ROSSI “ della Russia di Kruschiov. Seguì poi una preghiera per il defunto Presidente, poi tutti andammo a letto, ma nessuno di noi riuscì a dormire tranquillo quella notte. Nonostante fossimo ancora tutti degli adolescenti, in materia di politica estera eravamo tutti ben ferrati e consapevoli degli sviluppi che la storia ci proponeva, eravamo attivi ed interessati a quanto succedeva nel mondo, specialmente in merito ai grandi conflitti tra le due super potenze America e Russia, perché il buon padre Quirico Mattioli ci teneva costantemente informati, aggiornati e documentati, sempre all’ ombra del Duce. Alcuni giorni dopo il tragico evento, nella chiesa dei frati si svolse una solenne cerimonia funebre in ricordo del defunto Presidente, alla quale partecipammo noi fratini, tutti i padri del convento e molta gente del luogo. Questo è uno dei ricordi più toccanti del periodo che ho trascorso presso il convento dei frati di Campolomaso e che porto ancora dentro il mio cuore “ fascista “ .

( Tratto dal libro autobiografico “ I giorni delle bacche acerbe “ )