QUESTA VOLTA LA CAMPANA POTREBBE SUONARE PER NOI.

 

 

Spero che Hemingway mi perdonerà per aver osato perifrasare il titolo di uno dei suoi più celebri, e bel, romanzo; ma al momento mi è sembrato il più idoneo.

 

Ciò che tenterò, e ribadisco tenterò, è cercare, in qualche modo, di spiegare quel che sta succedendo: il dilagare del terrorismo di matrice islamica e conseguenzialmente i flussi migratori di portata biblica.

Occorre dire che le analisi storiche possono risultare un tantino tediose, almeno di non essere degli appassionati come chi sta scrivendo, di contro la storia è una scienza, pressoché, esatta. Se si analizzano i fatti e li si confronta con quanto già successo in passato si possono fare previsioni straordinariamente precise. La teoria dei “corsi e ricorsi storici” è, sicuramente, molto di più di una semplice teoria. La natura umana è prevedibile e tende a commettere gli stessi errori senza trarre insegnamento dal passato; ben lo sanno gli studiosi di scienze comportamentali.

Oggi noi ci troviamo ad affrontare una crisi globale in cui un rigurgito di intolleranza ha causato gravissimi danni in molte regioni del pianeta e ha causato uno stato di grande sofferenza per milioni di esseri umani travolti, molti dei quali loro malgrado, dalle terribili conseguenze di una guerra. Ecco, è bene fare subito chiarezza: noi ci troviamo in guerra, per altro apertamente dichiarata, almeno unilateralmente da quelli che troppo semplicisticamente vengono definiti terroristi.

 

La storia inizia molto tempo fa, analizzarla sarebbe, oltre che complesso, argomento per addetti ai lavori e quindi troppo noiosa per i più. Cercherò di essere il più conciso possibile.

Nel sesto secolo la predicazione del profeta Maometto e le sue vicende personali portarono al costituirsi di una nuova religione, l’Islam, in aperto contrasto con le altre due religioni monoteistiche: L’Ebraica e la Cristiana. Il conflitto iniziò da subito, voluto, profetizzato e imposto dallo stesso Maometto. Suo scopo era non solo di imporre con la forza la religione da lui creata ma un’espansione territoriale di dimensioni colossali. Cosa che avvenne, infatti solo un secolo dopo la morte del Profeta l’Islam si era diffuso dal Mediterraneo all’India, dalla Cina ai Balcani, dall’Africa all’Asia. La forza motrice di questa grande espansione era la volontà di riscatto di una popolazione da sempre chiusa in una sacca di sottosviluppo. La penisola arabica, dopo un lontanissimo passato glorioso, da secoli era caduta nel dimenticatoio, il baricentro della civiltà si era spostato nel Mediterraneo, prima con la civiltà greca e poi con quella romana. L’affermarsi del cristianesimo, in seguito, non aveva fatto altro che consolidare questo stato di cose. Poiché civiltà equivale a ricchezza e benessere è facile immaginare che molti popoli guardassero con invidia, da sempre padre dell’odio, all’occidente cristiano.

Iniziò così uno scontro di civiltà che non è stato mai uno scontro puramente religioso. Per meglio dire la motivazione religiosa è sempre stata la ragione palese sotto la quale si celavano, e si celano, motivazioni ben più terreni e ben più occulte.

 

La risposta all’espansione ed all’aggressività musulmana furono le Crociate, e non solo. Le Crociate propagandate come il perseguimento della volontà di Dio che la “Terra Santa”, occupata dagli infedeli islamici, ritornasse ai seguaci di Cristo, erano in realtà mosse da uzzolo di conquista, di espansione territoriale, di tornare da padroni nelle terre che erano state dell’Impero Romano. La Chiesa di Roma vedeva nelle Crociate l’espansione del suo potere temporale, avere sotto la sua influenza territori ormai persi da tempo era obiettivo non da poco. Gli stati cristiani vedevano nelle Crociate un modo per costituire potentato oltre mare allentando allo stesso tempo la pressione che si era creata e andava crescendo fra le varie nazioni. Poco dopo la fine delle Crociate quella stessa bramosia di potere e volontà di sopraffazione portò alla guerra dei cento anni tra Francia e Inghilterra. Con le Crociate, inoltre, gli stati occidentali si liberavano di tutta quella marmaglia di teste calde che causavano continuamente scontri e guerre locali, i famosi cavalieri. Molto più comodo dargli la possibilità di andarsi a costruire un futuro lontano, oltre mare appunto. Ovviamente non mancava il fattore religioso, che come sempre accade, esacerbava oltre misura gli animi. Così fanatici religiosi, oltre che affamati di potere e ricchezze, si riversarono in Medio Oriente causando indicibili stragi, crudeltà senza fine e nefandezze di ogni genere. A farne le spese furono gli islamici, che non mancarono di rendere la pariglia, ma anche gli ebrei, massacrati senza pietà in quanto deicidi. Altre vittime furono i cristiani d’oriente che, dopo lo scisma de 1054, erano considerati eretici. Se i seguaci della Chiesa di Roma non erano coesi e compatti nell’affrontare il nemico lo stesso dicasi per i musulmani, già divisi in sunniti e sciiti (seguaci del suocero di Maometto e seguaci del genero). Divisione che ancora oggi esiste.

 

In tempi più prossimi a noi bisogna tener conto dell’occupazione del protettorato britannico in Palestina ceduto, non senza difficoltà e spargimenti di sangue, agli ebrei sfuggiti alla Shoah Il territorio occupato dagli ebrei fu sottratto ai palestinesi, musulmani, che certo non ne furono entusiasti, anzi fu l’inizio di un contrasto armato che dura tutt’ora. Oggi gli ebrei devono confrontarsi con i fanatici del movimento Hamas al potere dopo aver esautorato l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP). Nel vicino Libano Il potere è ora nelle mani del movimento Hezbollah . Sia Hamas che Hezbollah hanno profonde radici terroristiche, anti semitiche ed anti occidentali, essi hanno costituito, forse, il primo nucleo territoriale di contrapposizione alla civiltà occidentale. Le motivazioni, non mi stanco di ripeterlo, non sono puramente religiose, sono popolazioni profondamente povere che guardano al ricco occidente come un bel boccone da poter addentare. Incominciando dal ricco stato di Israele.

Una lunga digressione di cui mi scuso nella speranza che possa, almeno, servire a meglio far comprendere ciò che è accaduto in tempi recenti e sta accadendo oggi.

 

Come ci si deve aspettare l’Occidente persegue il lucro ad ogni costo e con ogni mezzo, poco importa se ciò è eticamente aberrante. Con questo criterio sono stati creati dei mostri, vere creature del dottor Frankenstein, che poi, inevitabilmente si sono rivoltate contro il loro creatore. Osama Bin Laden, fondatore del gruppo denominato Al Qaeda, fu addestrato, armato e indottrinato dalla CIA per combattere i sovietici in Afghanistan, Saddam Hussein lo fu per combattere una lunga e sanguinosa guerra contro l’Iran degli Ayatollah, dopo lo smacco che gli USA avevano subito con l’occupazione della loro ambasciata da parte dei guardiani della rivoluzione. Questi personaggi, una volta lasciati al loro destino, divennero schegge impazzite desiderose solo di accrescere il loro potere personale, pur percorrendo strade divergenti e contrastanti tra loro. Osama Bin Laden fondò un gruppo terroristico finanziato, sotto banco, da molti stati arabi che a parole si dicono pacifici ed amici dell’occidente. La sua organizzazione ha prodotto molteplici altre organizzazioni similari, come Boko Haram in Africa Subsahariana, e in tante altre parti del globo che già erano di fede islamica. Ovviamente anche qui il motivo religioso è marginale, quello economico è il vero motore che spinge popoli a scarso sviluppo a volere la loro fetta di benessere, costi quel che costi. Saddam Hussein, il servo ribelle, fu punito con la prima guerra del golfo e poi, dopo l’11 settembre 2001, con il totale annientamento. Anche in questo caso la religione e la guerra al terrorismo c’entra poco o niente (L’America con tutte le agenzie federali di sicurezza e con tutte le sue risorse tecnologiche era veramente all’oscuro che si stava preparando un grande attentato sul suo territorio?), L’interesse era piuttosto per i ricchi giacimenti petroliferi dell’Iraq e per la libera coltivazione del papavero da oppio dei signori della guerra Afghani, da sempre ottima merce di scambio per la CIA. Non bisogna dimenticare che l’industria bellica è la voce principale del bilancio USA. Gli Stati Uniti devono sempre essere in guerra per far girare la loro macchina industriale e per soddisfare le grandi lobby dei fabbricanti di armi. Purtroppo neanche gli USA possono fare le frittate senza rompere le uova per cui si è avuto il proliferare di organizzazioni così dette terroristiche che, dietro il paravento dell’integralismo religioso, combattono la loro guerra per appropriarsi di un posto al sole.

 

L’ultima balla che ci hanno raccontato è stata quella di appoggiare i movimenti rivoltosi della così detta “primavera araba” ben sapendo che dietro i pochi, veri, democratici si nascondevano moltitudini di affamati fanatici. Lo scopo delle potenze occidentali era di destabilizzare larghe aree sfuggite al loro stretto controllo in modo da potersi inserire nell’inevitabile caos e lucrare speculando e depredando le popolazioni locali delle loro risorse ambientali usandole nel contempo come nazioni pattumiera.

 

Piccolo intoppo: viene fuori un signore della guerra che si mette in testa di dare all’Islam più fondamentalista una base territoriale, un nuovo stato costruito a discapito degli stati minati dalla tanto decantata “primavera araba”. Una volta che avrà raggiunto il suo scopo potrà inserirsi nel conteste delle potenze armate e ragionare da pari a pari con i grandi. Poco importa se per raggiungere tale scopo dovrà commettere, o indurre a commettere, barbarie di ogni genere. Del resto se qualcuno dovesse meravigliarsi dei metodi usati dall’ISIS si ripensi ai sei milioni di morti nei campi di concentramento tedeschi o agli altrettanti morti, forse di più, dei gulag staliniani.

Se da un lato l’occidente condanna sconvolta ed inorridita le nefandezze dell’ISIS c’è da chiedersi chi acquista il petrolio venduto dai terroristi sotto banco e chi fornisce loro armi e logistica. Io temo di saperlo.

 

I MIGRANTI.

I flussi migratori che, ormai, da anni invadono l’occidente con vere e proprie maree umane sono causata dalla spinta impressa loro da scenari di guerra che hanno, tra l’altro, proprio lo scopo di creare questi enormi spostamenti di intere popolazioni. Lo scopo è generare crisi nei paesi che sono costretti all’accoglienza, questi crisi impediscono, laddove ce ne fosse stata la volontà, di combattere seriamente il terrorismo internazionale. Un così grande spostamento di esseri umani crea seri problemi di carattere economico ed anche conflittualità nella gestione delle crisi. Dove ci sarebbe l’assoluta necessità che l’Europa e l’occidente tutto fosse unito siamo invece in disaccordo su come fermare, o almeno limitare, i flussi di migranti.

I migranti sono, dunque, vere e proprie armi che ci vengono scagliate contro per indebolirci e destabilizzarci politicamente e creare disaccordo tra gli stati occidentali. Se poi si considera che senza dubbio tra quella enorme fiumana umana non possono non nascondersi combattenti che una volta penetrati, con facilità, in occidente vanno ad ingrossare le fila di una “quinta colonna” pronta, all’occorrenza, ad entrare in azione con attentati o, addirittura con operazioni dichiaratamente militari.

 

Cosa possiamo fare ora per bloccare l’incombente pericolo? Ben poco! Quel che andava fatto non è stato fatto ed ora quel che si potrebbe fare avrebbe l’amaro sapore della disumanità. Dovremmo usare la forza, solo così potremmo arginare parte del pericolo o almeno evitare che si accresca. Purtroppo l’opinione pubblica non sarebbe mai concorde con provvedimenti drastici, salvo poi a maledire la poco lungimiranza quanto il nostro stile di vita sarà sopraffatto dagli invasori.

Presto o tardi dovremo rassegnarci ad affrontare chi sta portando la guerra in casa nostra, difficile sarà distinguere i poveracci mandati allo sbaraglio dai veri aggressori. A quel punto si agirà, lo temo, con grossolana inefficienza e molti veri poveracci diverranno danni collaterali.

Temo che arriverà il giorno in cui dovremo difendere la volontà di vivere secondo le nostre tradizioni combattendo strada per strada e casa per casa all’interno delle nostre città.

 

© Luigi Orsino