GULAG ANNE APPLEBAUM

 
Anne Applebaum ha scritto così dei campi di rieducazione, in un testo che non si può certamente definire apologetico, e nemmeno propagandistico, ma oggettivo riguardo alcuni fatti:
“C’era bisogno di ospedali e gli amministratori li costruirono, introducendo sistemi per preparare alcuni detenuti alla professione di farmacisti e infermieri. Per sopperire alle necessità alimentari, edificarono le proprie aziende agricole collettive, depositi e un proprio sistema di distribuzione. Avendo bisogno di elettricità, costruirono industrie elettriche, e per soddisfare la domanda di materiale edilizio, costruirono fabbriche di mattoni. Necessitando di operai specializzati, addestrarono quelli che avevano. Molti degli ex kulaki erano analfabeti o semianalfabeti, e questo provocava problemi enormi quando si dovevano affrontare progetti di una certa complessità tecnica. Perciò l’amministrazione dei campi allestì scuole di formazione tecnica, che a loro volta richiesero altri edifici e nuovi quadri: insegnanti di matematica e di fisica, come pure “istruttori politici” per sovrintendere al loro lavoro. Negli anni quaranta Vorkuta, una città costruita su un terreno permanentemente gelato, dove le strade dovevano essere riassaltate e le tubature riparate ogni primavera, aveva ormai un istituto geologico e un’università, teatri, teatrini di marionette, piscine e asili.”.
Sempre la Applebaum:
“Per finire, gli operai più efficienti venivano rilasciati in anticipo; per ogni tre giorni di lavoro in cui la norma veniva realizzata al cento per cento ogni detenuto riscattava un giorno di pena. Quando poi il canale (del Mar Bianco) fu completato in tempo, nell’agosto 1933, vennero liberati 12.484 prigionieri. Molti altri ricevettero medaglie e premi. Un detenuto festeggiò il suo rilascio anticipato con una cerimonia in cui si svolse anche la tradizionale offerta russa del pane e del sale, mentre gli astanti gridavano: “Urrà per i costruttori del canale!”. Nella foga del momento, cominciò a baciare una sconosciuta. Finirono per trascorrere la notte insieme sulle rive del canale.”
Fonte
- Applebaum A., Gulag. Storia dei campi di concentramento sovietici, Cles, Mondadori, 2005Anne Applebaum ha scritto così dei campi di rieducazione, in un testo che non si può certamente definire apologetico, e nemmeno propagandistico, ma oggettivo riguardo alcuni fatti:
“C’era bisogno di ospedali e gli amministratori li costruirono, introducendo sistemi per preparare alcuni detenuti alla professione di farmacisti e infermieri. Per sopperire alle necessità alimentari, edificarono le proprie aziende agricole collettive, depositi e un proprio sistema di distribuzione. Avendo bisogno di elettricità, costruirono industrie elettriche, e per soddisfare la domanda di materiale edilizio, costruirono fabbriche di mattoni. Necessitando di operai specializzati, addestrarono quelli che avevano. Molti degli ex kulaki erano analfabeti o semianalfabeti, e questo provocava problemi enormi quando si dovevano affrontare progetti di una certa complessità tecnica. Perciò l’amministrazione dei campi allestì scuole di formazione tecnica, che a loro volta richiesero altri edifici e nuovi quadri: insegnanti di matematica e di fisica, come pure “istruttori politici” per sovrintendere al loro lavoro. Negli anni quaranta Vorkuta, una città costruita su un terreno permanentemente gelato, dove le strade dovevano essere riassaltate e le tubature riparate ogni primavera, aveva ormai un istituto geologico e un’università, teatri, teatrini di marionette, piscine e asili.”.
Sempre la Applebaum:
“Per finire, gli operai più efficienti venivano rilasciati in anticipo; per ogni tre giorni di lavoro in cui la norma veniva realizzata al cento per cento ogni detenuto riscattava un giorno di pena. Quando poi il canale (del Mar Bianco) fu completato in tempo, nell’agosto 1933, vennero liberati 12.484 prigionieri. Molti altri ricevettero medaglie e premi. Un detenuto festeggiò il suo rilascio anticipato con una cerimonia in cui si svolse anche la tradizionale offerta russa del pane e del sale, mentre gli astanti gridavano: “Urrà per i costruttori del canale!”. Nella foga del momento, cominciò a baciare una sconosciuta. Finirono per trascorrere la notte insieme sulle rive del canale.”
Fonte
- Applebaum A., Gulag. Storia dei campi di concentramento sovietici, Cles, Mondadori, 2005Anne Applebaum ha scritto così dei campi di rieducazione, in un testo che non si può certamente definire apologetico, e nemmeno propagandistico, ma oggettivo riguardo alcuni fatti:
“C’era bisogno di ospedali e gli amministratori li costruirono, introducendo sistemi per preparare alcuni detenuti alla professione di farmacisti e infermieri. Per sopperire alle necessità alimentari, edificarono le proprie aziende agricole collettive, depositi e un proprio sistema di distribuzione. Avendo bisogno di elettricità, costruirono industrie elettriche, e per soddisfare la domanda di materiale edilizio, costruirono fabbriche di mattoni. Necessitando di operai specializzati, addestrarono quelli che avevano. Molti degli ex kulaki erano analfabeti o semianalfabeti, e questo provocava problemi enormi quando si dovevano affrontare progetti di una certa complessità tecnica. Perciò l’amministrazione dei campi allestì scuole di formazione tecnica, che a loro volta richiesero altri edifici e nuovi quadri: insegnanti di matematica e di fisica, come pure “istruttori politici” per sovrintendere al loro lavoro. Negli anni quaranta Vorkuta, una città costruita su un terreno permanentemente gelato, dove le strade dovevano essere riassaltate e le tubature riparate ogni primavera, aveva ormai un istituto geologico e un’università, teatri, teatrini di marionette, piscine e asili.”.
Sempre la Applebaum:
“Per finire, gli operai più efficienti venivano rilasciati in anticipo; per ogni tre giorni di lavoro in cui la norma veniva realizzata al cento per cento ogni detenuto riscattava un giorno di pena. Quando poi il canale (del Mar Bianco) fu completato in tempo, nell’agosto 1933, vennero liberati 12.484 prigionieri. Molti altri ricevettero medaglie e premi. Un detenuto festeggiò il suo rilascio anticipato con una cerimonia in cui si svolse anche la tradizionale offerta russa del pane e del sale, mentre gli astanti gridavano: “Urrà per i costruttori del canale!”. Nella foga del momento, cominciò a baciare una sconosciuta. Finirono per trascorrere la notte insieme sulle rive del canale.”
Fonte
- Applebaum A., Gulag. Storia dei campi di concentramento sovietici, Cles, Mondadori, 2005Anne Applebaum ha scritto così dei campi di rieducazione, in un testo che non si può certamente definire apologetico, e nemmeno propagandistico, ma oggettivo riguardo alcuni fatti:
“C’era bisogno di ospedali e gli amministratori li costruirono, introducendo sistemi per preparare alcuni detenuti alla professione di farmacisti e infermieri. Per sopperire alle necessità alimentari, edificarono le proprie aziende agricole collettive, depositi e un proprio sistema di distribuzione. Avendo bisogno di elettricità, costruirono industrie elettriche, e per soddisfare la domanda di materiale edilizio, costruirono fabbriche di mattoni. Necessitando di operai specializzati, addestrarono quelli che avevano. Molti degli ex kulaki erano analfabeti o semianalfabeti, e questo provocava problemi enormi quando si dovevano affrontare progetti di una certa complessità tecnica. Perciò l’amministrazione dei campi allestì scuole di formazione tecnica, che a loro volta richiesero altri edifici e nuovi quadri: insegnanti di matematica e di fisica, come pure “istruttori politici” per sovrintendere al loro lavoro. Negli anni quaranta Vorkuta, una città costruita su un terreno permanentemente gelato, dove le strade dovevano essere riassaltate e le tubature riparate ogni primavera, aveva ormai un istituto geologico e un’università, teatri, teatrini di marionette, piscine e asili.”.
Sempre la Applebaum:
“Per finire, gli operai più efficienti venivano rilasciati in anticipo; per ogni tre giorni di lavoro in cui la norma veniva realizzata al cento per cento ogni detenuto riscattava un giorno di pena. Quando poi il canale (del Mar Bianco) fu completato in tempo, nell’agosto 1933, vennero liberati 12.484 prigionieri. Molti altri ricevettero medaglie e premi. Un detenuto festeggiò il suo rilascio anticipato con una cerimonia in cui si svolse anche la tradizionale offerta russa del pane e del sale, mentre gli astanti gridavano: “Urrà per i costruttori del canale!”. Nella foga del momento, cominciò a baciare una sconosciuta. Finirono per trascorrere la notte insieme sulle rive del canale.”
Fonte
- Applebaum A., Gulag. Storia dei campi di concentramento sovietici, Cles, Mondadori, 2005