LA MANICA DEL POPOLO

 
Il mattino del 4 ottobre del 1789 re Luigi XVI si trovava a caccia nella foresta di Meudon, mentre la regina Maria Antonietta si era recata al Petit Trianon per sorvegliare la sistemazione nelle serre dei fiori per la primavera successiva, quando come un fulmine li raggiunse la notizia che una folla minacciosa composta da una massa eterogenea di donne, fra le quali si erano infiltrati anche parecchi uomini, alcuni dei quali in abiti femminili, stava marciando verso la reggia di Versailles per costringere la famiglia reale a trasferirsi a Parigi.
Dopo la presa della Bastiglia e la pubblicazione da parte dell'Assemblea Costituente della "Déclaration des droits de l'homme et du citoyen", che sconfessava il potere assoluto e il valore dell'aristocrazia, il clima politico negli ultimi due mesi si era pericolosamente surriscaldato nei confronti della monarchia.
Era pertanto bastata la falsa notizia che a Versailles il re avesse accolto con un lauto banchetto, mentre i Parigini pativano la fame, alcuni reggimenti accorsi dalle Fiandre in suo aiuto, per far degenerare la situazione.
In tale frangente alcuni consigliarono al re di trovare un accordo con l'Assemblea, altri di adottare una strategia repressiva, potendo ancora contare su alcuni reggimenti di sicura fedeltà monarchica oltre che sulle Guardie Svizzere.
Pur comprensibilmente angosciato, Luigi volle soprattutto evitare lo scontro armato coi sudditi, come pure una fuga ignominiosa.
In tale prolungata incertezza, le prime donne varcarono i cancelli della reggia al grido di "Pane! Pane! Pane!", perché il raccolto del grano appena mietuto, benché abbondante, non era ancora arrivato a Parigi ed ovviamente in quelle menti eccitate chi poteva essere la responsabile di quel ritardo, se non la tanto detestata "autrichienne", la "nemica del popolo"?
Il terrore era tale che per la prima volta dalla sua costruzione si decise di serrare i cancelli del palazzo, dal quale soltanto sul far della sera il re tentò di allontanarsi, quando però ormai era troppo tardi perché la folla aveva azzoppato tutti i cavalli nelle scuderie.
Scese dunque una delle notti più lunghe per la coppia reale, che non chiuse occhio all'udire le urla e gli insulti provenienti da quella folla ostile, che brandiva minacciosa le picche.
Alle prime luci dell'alba del 5 ottobre un'orda di esagitati valicò i cancelli e penetrò nel palazzo, decapitando le due sentinelle di guardia agli appartamenti regi.
Re e regina si resero conto di quello che stava succedendo, quando quella massa di gente iniziò a reclamare a gran voce che si affacciassero sul balcone che dava sulla “Cour de Marbre”.
Non avendo alternative, i due si rassegnarono a fare quanto richiesto, per rassicurare gli astanti sulle loro buone intenzioni e per la prima volta, con la fiera regalità asburgica di cui sapeva fare sfoggio nei momenti importanti, Maria Antonietta chinò il capo di fronte a quei popolani, risparmiando l'umiliazione al marito.
Allora gli insulti si tramutarono in grida di "Vive la Reine", seguite però dalla pressante richiesta di rientrare subito a Parigi per stare "fra la loro gente".
Luigi XVI dovette adeguarsi, così stravolgendo la placida quotidianità che, da oltre un secolo, vedeva la Corte risiedere nei meravigliosi "otia" di Versailles.
Ci vollero dozzine di carrozze per effettuare un trasferimento che sapeva tanto di addio. Il mesto viaggio di rientro nella capitale si trasformò per la coppia reale in una sorta di Via Crucis, con quella triste processione di carri che avanzavano a fatica, sollevando nubi di polvere, fra due ali di folla ostile.
La nuova residenza della monarchia, finché sarebbe durata, fu stabilita nel Palazzo delle Tuileries, sistemato alla meno peggio. Al frastornato Luigi non restò che esclamare, rivolto al suo seguito: "Mettetevi comodi, se potete", senza certo immaginare che il peggio doveva ancora venire.
(testo di Anselmo Pagani)