IL SERPENTE TRA MITI E LEGGENDE

La simbologia del serpente e il suo significato storico-culturale.

"Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio...Allora il Signore Dio disse al serpente...'Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe; questa ti schiaccerà la testa e tu le insedierai il calcagno".

Nella Genesi il serpente è descritto come la bestia più astuta e tentatrice che offre il frutto proibito ad Eva, la quale, a sua volta , donandolo al suo compagno , determina la fine del periodo felice vissuto nel Paradiso Terrestre, da cui entrambi vengono scacciati, nudi e dolenti sotto il peso del peccato che si trasmetterà a tutti i discendenti nei secoli a venire.

Creatura orripilante e viscida, il serpente nell'immaginario biblico e cristiano diventa il simbolo per eccellenza del male; esso si insinua perversamente nel mondo umano e, assumendo l'aspetto terrificante di Satana, è causa di rottura dell'alleanza uomo - Dio e generatore dell'insanabile conflitto fra il Bene e il Male.

Non sempre al serpente è stata attribuita una valenza negativa, tutt'altro; nella stessa Bibbia è inteso quale metafora di astuzia ma anche di saggezza, così come nella iconografia cristiana diventa talvolta anche un simbolo di Cristo.

Se si considerano poi gli antichi miti, si constata che esso diviene simbolo per eccellenza di guarigione, di rinnovamento e rinascita: il suo veleno uccide e rigenera nello stesso tempo, è capace di trasformarsi in esilir di lunga vita e aprire le porte dell'immortalità.

Fin dai tempi più antichi della civiltà umana fu ritenuto simbolo per eccellenza della rigenerazione e del potere femminile che si esplica attraverso la generazione della vita.

Nel pantheon della mitologia greca, Asclepio, figlio d Apollo e in origine semidio e, quindi mortale, secondo il racconto omerico, divenne poi il dio della medicina, sviluppando le proprietà di guarigione ereditate dal padre e facendo addirittura tornare i morti alla vita mediante l'utilizzo di un bastone con un serpente attocigliato intorno (oggi assurto a simbolo internazionale del soccorso medico), a voler significare la sacralità dell'animale e il suo potere di rinnovamento, in ragione della muta della sua pelle.

Epidauro, fulcro dell'attività di Asclepio, che procedeva alle guarigioni con i suoi serpenti, ne conserva le tracce storico - leggendarie da cui è possibile ricavare la spiegazione del perché in ogni tempio ci fosse la raffigurazione di questo rettile.

Il serpente, in diverse epoche storiche, è stato ritenuto anche simbolo del ripetersi ciclico degli eventi, come nel caso dell'immagine dell'uroboro che si morde o inghiotte la coda, facendo così coincidere la fine con il principio, l'energia dell'universo che si consuma e rigenera continuamente.

Presente già nell'antica letteratura dei riti funerari egizi, l'uroboro è la metafora espressiva del cerchio raffigurante morte e rinascita nel ciclo eterno dell'universo.

Il "Serpens qui caudam devorat" fu utilizzato anche dagli alchimisti per indicare il processo ciclico attraverso il quale avviene il raffinamento delle sostanze sulla scorta dei successivi passaggi di riscaldamento, evaporazione, raffreddamento e condensazione.

Con Nietzsche ritorna alla luce la dottrina dell'"Eterno ritorno dell'Uguale" , che diventa uno dei più significativi e "abissali pensieri" utilizzati dal filosofo per segnare lo spartiacque fra l'uomo e l'"Übermensch" ( il superuomo". Il concetto dell'"Eterno ritorno" si connette con quello dell'"amor fati", esprimente l'accettazione da parte dell'uomo del proprio passato, non per diventarne succube, ma per "vivere come se tutto dovesse ritornare " , dopo aver vinto il ribrezzo e la nausea per la ripetitività degli eventi, metaforicamente rappresentata dal serpente che penzola dalla bocca del pastore ( "La visione e l'enigma" in "Così parlò Zarathustra ").

L'immagine del serpente è presente in tutta la sua valenza simbolica nell'Arte, nella Letteratura e nella Psicanalisi, assumendo di volta in volta diversi e pregnanti significati.

Se in Freud il serpente compare nella simbologia onirica associato a un significato visibilmente fallico, Jung , che invece rapporta la sua interpretazione alla visione cristiana e ,in particolare, alla filosofia gnostica, gli conferisce la valenza di un simbolo significante, in senso più ampio, le energie vitali che sviluppano e trasformano progressivamente e creativamente la nostra personalità individuale.

Riprodotto spesso nella tradizione artistica con piccolo volto umano, nell'opera michelangiolesca, di cui si riporta un dettaglio, assume i caratteri di una donna- serpente che si avvolge in lunghe spire intorno all'albero della conoscenza del Bene e del Male.

Le pennellate di colore diventano più forti e dure, a rappresentare in modo geniale le squame della pelle del rettile che assumono sfumature gialle nelle parti più chiare e rosse e nere in quelle più scure.

Il corpo di Eva, addolcito dal magistrale tocco di chiaroscuri è rivolto in posa sensuale verso il compagno, ma il suo volto, lievemente arrossato, ruota verso il serpente tentatore , mentre Adamo sta per afferrare un altro frutto dall'albero; nella scena successiva, dove il paesaggio diventa desolato e privo di vegetazione, compare l'angelo vestito di rosso che, munito di spada, scaccia i due peccatori, divenuti improvvisamente tristi e invecchiati.

Allegato al post: Michelangelo Buonarroti, Dettaglio "Il serpente" da il " Peccato originale e cacciata dal Paradiso terrestre"- (1510 ca) ,decorazione della Volta della Cappella Sistina.