LA CADUTA DEL PALAZZO DI ERODE

 
Il 7 settembre del 70 d.C., cadeva il palazzo di Erode a Gerusalemme: Tito completava la conquista della città. Presa dopo un lungo assedio, con gli assediati che furono costretti anche ad atti di cannibalismo per sopravvivere, vide anche la distruzione del Tempio, incendiato accidentalmente durante gli scontri, e da cui i romani cercarono di recuperare tutti i tesori possibili prima che crollasse. Flavio Giuseppe narra una serie di prodigi che precedettero la distruzione del Tempio:
« Quasi fossero stati frastornati dal tuono e accecati negli occhi e nella mente, non compresero gli ammonimenti del Dio, come quando sulla città apparvero un astro a forma di spada e una cometa che durò un anno, o come quando, prima che scoppiassero la ribellione e la guerra, essendosi il popolo radunato per la festa degli Azzimi nell'ottavo giorno del mese di Xanthico (marzo), all'ora nona della notte l'altare e il tempio furono circonfusi da un tale splendore, che sembrava di essere in pieno giorno, e il fenomeno durò per mezz'ora: agli inesperti sembrò di buon augurio, ma dai sacri scribi fu subito interpretato in conformità di ciò che accadde dopo. Durante la stessa festa, una vacca che un tale menava al sacrificio partorì un agnello in mezzo al sacro recinto; inoltre, la porta orientale del tempio, quella che era di bronzo e assai massiccia, sì che la sera a fatica venti uomini riuscivano a chiuderla, e veniva sprangata con sbarre legate in ferro e aveva dei paletti che si conficcavano assai profondamente nella soglia costituita da un blocco tutto d'un pezzo, all'ora sesta della notte fu vista aprirsi da sola. Le guardie del santuario corsero a informare il comandante, che salì al tempio e a stento riuscì a farla richiudere. »
(Guerra Giudaica, di Giuseppe Flavio, Libro VI 288-294)
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