PROCESSO AD UN PAPA MORTO

 
Il macabro Sinodo del Cadavere - il processo a un Papa morto. Deve davvero essere stato uno shock per il povero pescatore romano che, secondo la leggenda, pescò il corpo di un papa morto dal fiume Tevere! Pochi si sarebbero mai aspettati di dover osservare le spoglie di un pontefice che, nove mesi dopo la sua morte, fu al centro di uno degli episodi più bizzarri della storia del papato: un processo postumo a un cadavere. Ma la storia di papa Formoso e degli oltraggi subiti dai suoi resti mortali calza a pennello nell'intricata politica dell'Europa della fine del IX secolo.
Una rapida occhiata all'elenco dei papi di quell'epoca mostra che la concordia cristiana era notevolmente assente da Roma e dal Vaticano - tra l'872 e il 965, a Roma furono incoronati non meno di ventiquattro papi - tra l'896 e il 904, circa un papa all'anno - i ''rischi professionali'' del papato includevano essere deposti, gettato in prigioni o venire assassinati.
Alla fine del IX secolo, il papato svolse un ruolo centrale nelle violente lotte di potere in tutta la penisola italiana. Intervenendo apertamente nelle faide familiari dei regnanti di Roma, i pontefici ebbero anche un ruolo centrale nella lotta per la supremazia regionale.
Fin dall'inizio della sua carriera, Formoso si trovò invischiato fino al collo in questi complessi conflitti. Dalla sua consacrazione a vescovo di Porto eseguì numerose missioni diplomatiche in nome del papato, che lo portarono in Bulgaria, a Costantinopoli e alla corte carolingia. Formoso si mostrò favorevole ad Arnolfo di Carinzia, un re franco della dinastia imperiale carolingia, che aspirava a salire al trono come re d'Italia. Ma la diplomazia e gli sforzi di Formoso non piacquero ai suoi superiori. Papa Giovanni VIII temeva che se un re di una dinastia imperiale fosse diventato re d'Italia, Roma avrebbe perso la sua indipendenza - di conseguenza fece scomunicare Formoso nell'876 e lo espulse dalla sua diocesi. Inoltre Formoso si era fatto dei nemici potenti - l'attuale Re d'Italia e Imperatore dei Romani Lamberto II di Spoleto e sua madre Ageltrude.
Rimasto nascosto per diversi anni nel nord della Lombardia, Formoso attese pazientemente che la situazione a Roma migliorasse. Nell'883, sotto il nuovo, breve pontificato di Marino I, la scomunica di Formoso fu revocata e fu reintegrato come capo della sua precedente diocesi a Porto. Dopo la morte di papa Stefano V nell'891, Formoso prese il seggio di Roma.
Il suo pontificato fu breve per gli standard moderni, ma relativamente lungo per l'epoca e durò fino alla sua morte nell'896. Ma nemmeno la morte avrebbe tenuto Formoso al riparo dal ciclo apparentemente eterno di intrighi e lotte intestine. A Formoso successe Bonifacio VI - il cui pontificato durò a malapena una quindicina di giorni - e a Bonifacio successe a Stefano VI, un ex fedelissimo di Formoso che inizialmente lo aveva sostenuto in ogni iniziativa.
Ma ora le cose erano cambiate. Stefano aveva maturato gli stessi timori di Giovanni VIII, inoltre i suoi alleati politici - i vecchi nemici di Formoso, Lamberto II e Ageltrude - gli fecero pressioni affinché condannasse definitivamente Formoso. All'inizio dell'897, papa Stefano VI ordinò che il cadavere di Formoso fosse riesumato e portato alla basilica di San Giovanni in Laterano per essere messo sotto processo. Il processo fu convocato con le modalità di un Sinodo - con la piena presenza di tutti i cardinali, vescovi e altri dignitari ecclesiastici.
Vestito con i suoi abiti papali ufficiali, il cadavere del papa sedeva su una sedia. Al cadavere fu assegnato anche un avvocato difensore e gli furono lette le accuse - la sua nomina a papa era illegittima perché all'epoca era stato vescovo di Porto, tutti i suoi atti ecclesiastici erano illegittimi a causa della scomunica ricevuta da Giovanni VIII, etc.
Non è noto se l'avvocato del papa defunto abbia osato montare una difesa - anche perché in ogni caso l'imputato non poteva impugnare la sentenza. Il Sinodo firmò l'ordine di deporre Formoso, quindi lo condannò e revocò tutte le sue nomine e atti - per esempio tutti i chierici, vescovi ed ecclesiastici da lui ordinati furono costretti a ripetere daccapo il processo di nomina.
Il cadavere di Formoso fu quindi spogliato dei suoi paramenti papali. Le tre dita che aveva usato nelle consacrazioni e nelle benedizioni furono mozzate. Il corpo fu poi vestito con abiti comuni e sepolto in una tomba in terra comune. Non contento di tale esito, Stefano VI fece riesumare nuovamente il corpo e lo gettò nel Tevere.
Papa Stefano non avrebbe regnato a lungo e subì le conseguenze del suo gesto - fu deposto e imprigionato a Castel Sant'Angelo nell'estate dell'897, dove nell'ottobre dello stesso anno venne strangolato.