LA DEA DEI SERPENTI

 
La "dea dei serpenti" - civiltà minoica ( 1600 a.C. ca) - Museo Archeologico Heraklion ( Candia).
Creta, fulcro originario della prima e autentica civiltà europea, torna alla luce nel 1900 grazie agli scavi dell' archeologo britannico Arthur Evans.
Venivano così allo scoperto le vestigia di un mondo che era rimasto addormentato sotto il suolo dell' isola per circa tremila anni e che conteneva " in nuce" quei germi che avrebbero dato vita ad una delle più grandi civiltà della storia antica, esattamente , quella greca.
Non solo fonti mitiche, ma anche quelle risalenti ad eminenti storici greci, ci danno notizia dell'esistenza di questo splendido sito e della sua egemonia marittima ( talassocrazia) che, già nel corso della metà del II millennio a.C., svolse un ruolo preminente nel Mediterraneo orientale durante la specifica età del bronzo.
La civiltà minoica, la cui denominazione viene fatta risalire al sunnominato archeologo, trova la sua spiegazione nel riferimento al leggendario sovrano Minosse, ritenuto il fondatore di questo grande impero del mare.
Un alone di mistero investe ancora le vicende di questa realtà geografica e culturale, i cui reperti hanno consentito in buona parte di ricostruirne la storia e i cui effetti dirompenti furono visibili non solo lungo le coste delle isole dell' Egeo, ma si estesero fino all' Asia Minore e alla penisola ellenica.
La scoperta che fece Evans nel 1903 di due statuette, una delle quali identificata con la " dea dei serpenti ", ci consente di avanzare l' ipotesi di un simbolico riferimento a rituali di fecondità.
Esse furono rinvenute in una camera sotterranea del famoso Palazzo di Cnosso e, pertanto, ritenute immagini di un culto ctonio; divinità della terra utilizzate a scopo propiziatorio, e che poi saranno identificate dagli antichi greci con il termine " Potnia ", ovvero signora, sovrana ( come la " Potnia theròn" , divinità della vita, della fertilità e della morte).
La figura enigmatica di tale divinità, riprodotta in ceramica smaltata, è rivestita di un lungo abito dal corpetto aderente, da cui fuoriescono i seni scoperti secondo la modalità tipica delle sacerdotesse e con nelle rispettive mani due serpenti, metafore della terra ma anche della morte che essi possono addurre, come si può evincere dal fatto che essi vengono mostrati all' osservatore quasi a voler incutere timore.
Tale immagine, se pur attribuita a una divinità e ritenuta fra i primi oggetti di venerazione che l' arte minoica ci ha tramandato, anche in ragione del parallelismo che Evans individua con la religione egizia, potrebbe essere, secondo alcuni studiosi, anche quella di una sacerdotessa.
Secondo i dettami vigenti nell' allora società cretese, la dea madre, donò al popolo cretese la terra che avrebbe dovuto coltivare e che lei avrebbe reso fertile per quanti erano disposti a venerarla.
Altri reperti di statue " in loco" raffigurano la "dea dei serpenti", mentre alcune riproducono la Dea - madre con altri simboli, ma, complessivamente, si ritiene che si tratti di diversi aspetti e attributi riconducibili sempre alla sola e unica divinità