LA STORIA DEL CAFFE'

 
Nella seconda metà del '600 approdò in Inghilterra la passione per il caffè, che esercitava un fascino esotico e si vociferava avesse ottime proprietà terapeutiche: secondo il botanico John Parkinson, per esempio, «rafforzava gli stomaci deboli, aiutava la digestione e contrastava i tumori e le ostruzioni del fegato e della milza».
Il paese si riempì quindi di caffetterie dove si discuteva animatamente di ogni cosa, tra cui attualità, politica e filosofia. Per un prezzo irrisorio chiunque poteva entrare, sorseggiare un caffè e partecipare al dibattito in queste “università popolari”, che divennero presto le mete preferite degli illuministi inglesi.
Come sempre, tuttavia, ci fu anche chi si oppose alla nuova moda. Nel 1674 venne pubblicato un opuscolo anonimo intitolato “Petizione delle donne contro il caffè”, in cui alcune mogli londinesi denunciarono i presunti effetti negativi del caffè sulla virilità dei loro mariti: «Non hanno mai avuto così poco vigore dentro i calzoni (…). Attribuiamo tale disastro all'uso eccessivo di questo nuovo, abominevole e barbaro liquore chiamato caffè (…) che li rende impotenti come se fossero vecchi e sterili come i deserti (…). Quando rientrano a casa non hanno niente di turgido tranne il naso pieno di moccio, niente di rigido tranne le articolazioni, niente che sta su tranne le orecchie».
La risposta sarcastica degli uomini, pubblicata lo stesso anno, ribatté che il caffè rendeva «l'erezione più vigorosa, l'eiaculazione più abbondante e aggiungeva allo sperma un'essenza spirituale che lo portava a essere più adatto al gusto della vagina».
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