IMMIGRATI E REDDITO DI CITTADINANZA:
LE UTOPIE DI DUE SINISTRE
Giulio Andreotti diceva di non credere al caso, ma solo «alla volontà di Dio». Se così è dobbiamo solo ringraziarlo (Dio) per averci consentito la visione sinottica delle due sinistre italiane attraverso la concomitante doppia marcia, quella pro-immigrati di Milano con in testa D’Alema, e quella da Perugia ad Assisi, in favore del reddito di cittadinanza, capeggiata da Grillo. Una sfida tra utopie. Non ci sarebbe niente di male se delle sue follie ideologiche la sinistra pagasse anche il conto. Ma così non è, almeno fino a quando, come diceva Margaret Thatcher, «non finiscono i soldi degli altri». Già, perché immigrazione senza controllo e assistenzialismo senza freni sono due bombe piazzate sotto i già dissestati conti pubblici italiani. Se non lo percepiamo in tutto il loro potenziale fragore è solo perché ci hanno rammollito il cervello a furia di presentare i migranti come risorse e il reddito senza lavoro come la più avanzata forma di civiltà. La realtà, invece, è ben più prosaica di come la dipingono i cattivi poeti del politically correct di Milano e di Assisi. E ci dice tutt’altro e cioè che gli immigrati sono il nuovo business e che il reddito di cittadinanza è privo di copertura finanziaria. Immigrati: per ognuno che ne arriva spendiamo circa 40 euro, di cui solo tre vanno all’immigrato e ben 37 vanno a finanziare mediatori linguistici, strutture alberghiere, associazioni e sigle varie che dovrebbero prenderselo in carico per accudirlo, formarlo, e avviarlo a un lavoro. Il che succede poche volte e al Sud quasi mai. Quasi sempre, invece, gli immigrati passano le giornale a giocare a pallone mentre i loro tutor e quel che gira loro intorno s’ingrassano a spese del contribuente. Reddito di cittadinanza: i grillini parlano di 17 miliardi, cifra in linea con le stime dell’Istat, aggiungendo che è una misura presente in molti altri Paesi europei. Giusto, ma è anche vero che l’Italia è prima nella Ue per risorse destinate alle pensioni, ben il 62,2 per cento rispetto al 46 della media continentale. E non c’entrano i vitalizi. Infatti, anche estendendo il sistema contributivo ai 2600 in pagamento (come prevede la proposta Richetti adottata dal M5S), il risparmio per lo Stato sarebbe di circa 76 milioni l’anno, 760 in dieci anni. Questo vuol dire che una volta sistemati gli onorevoli, il conto verrebbe presentato anche agli altri pensionati e così quel che lo Stato allungherebbe con una mano se lo riprenderebbe con l’altra. Esattamente, come avviene con i “migranti risorsa”, ma in realtà soprattutto costo. Un imbroglio, insomma, che però piace tanto alle due sinistra, quella di Milano e quella di Assisi. Che faceva dire allo scrittore Mino Maccari: «Quando sento la parola sociale, la mano corre istintivamente al portafoglio». Come aveva ragione.