14 SETTEMBRE 1942: LA BANDIERA DEI ROYAL MARINES E' NOSTRA
Settembre 1942. L’Armata italo-tedesca è ad El Alamein; ancora un “balzo” e la guerra in Africa sarà finita.
Il comando britannico del Medio Oriente, ormai alle corde, pianifica e ordina un attacco, un’operazione anfibia (Operazione Daffodil) alla base italiana di Tobruch, il cui porto è strategico per assicurare i rifornimenti al fronte egiziano.
Il piano prevede l’occupazione della città e del porto per 24 ore, l’affondamento o la cattura delle unità navali presenti e la distruzione dei depositi e delle infrastrutture.
Presupposto essenziale della riuscita dell’attacco è la presunta debolezza delle difese, dovuta ad una scarsa combattività dei soldati italiani che l’ordine di operazione definiva testualmente “truppe di terz’ordine”.
L’operazione ha inizio la notte del 13 settembre 1942 e prevede cinque distinte Forze d’attacco su Tobruch: sbarco di Royal Marines dalle navi Sikh e Zulu (Forza “A”), incursori via terra (Forza “B”), sbarco di guastatori da naviglio minore (Forza “C”), copertura strategica assicurata dall’incrociatore Coventry e da 4 caccia (Forza “D”) e sbarco di segnalatori da sommergibile per indicare i punti da investire(forza “E”).
I primi ad agire, camuffati con divise e armi tedesche, gli incursori che hanno l’incarico di eliminare, spietatamente e in silenzio, due batterie costiere. Il personale della prima postazione italiana riesce però a dare l’allarme, inchiodando sul posto gli incursori britannici.
Allertato il Comando Marina, l’Ammiraglio Giuseppe Lombardi, già capo del Servizio Informazioni, assume la direzione delle operazioni e dispone l’invio in zona di un nucleo di marinai del 3° Battaglione San Marco, i “soldati italiani di terz’ordine” prima citati. Nel corso della notte senza luna, illuminata solo dagli spari e dalle bombe a mano, al grido di “San Marco” annientano i Commandos inglesi.
Nel frattempo, il Comando Marina riceve dalla Motozattera MZ 733 - in mare come guardaporto – la seguente comunicazione:“Motosiluranti nemiche cercavano di forzare le ostruzioni. Vado all’attacco”. Arriva il turno dei Royal Marines che gli artiglieri della Regia Marina, ormai allertati, bloccano sulle spiaggie; i caccia Sikh e Zulu si avvicinano alla costa, camuffati da navi italiane e battendo falsa bandiera a copertura dei Royal Marines. Si scatena, come dissero gli inglesi, l’inferno: i cannoni delle batterie italiane Dandolo e Tordo inquadrano il bersaglio andando al segno sul Sikh, incendiato e affondato, e sullo Zulu. Il resto degli inglesi a terra è contrattaccato da una compagnia improvvisata di marinai e Carabinieri. I Royal Marines si arrendono in massa e vengono catturati.
Al termine dei rastrellamenti a terra e del recupero dei naufraghi si conterà 625 prigionieri, in maggioranza salvati delle motozattere, incluso il comandante del Sikh.
Anche la bandiera dei Royal Marines cade in mano italiana, ed è tutt’ora tra i trofei della nostra Marina.
fonte foto e testo :www.marina.difesa.it <div fbclid="iwar3xywpjz6aakcrpakdnvtxv3izsdfq7g5gza7navwff2wckybrk2ooa2-s" ,"dossierurl":"http:="" www.marina.difesa.it="" ?fbclid="iwar3xywpjz6aakcrpakdnvtxv3izsdfq7g5gza7navwff2wckybrk2ooa2-s"}""" http:="" mcafee_wa_ann="{" style="font-family: inherit; cursor: default; display: inline-block; float: none; padding: 0px 0px 0px 4px; position: relative; top: 2px; z-index: 1;" waprocessedid="x0v54l">
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