LLa volpe

 

Nel cortile di casa vicino all’ orto c’ era il “ bait “ delle galline dentro un grande recinto di rete metallica che consentiva loro di avere un sufficiente spazio a disposizione dove potevano vivere libere e nutrirsi del becchime e degli avanzi di casa. Rispetto agli allevamenti intensivi e barbari di oggi, si può tranquillamente dire che erano delle galline privilegiate, avevano la loro casa, il posto dove deporre le uova e lo spazio dove poter razzolare libere e felici. Naturalmente quando erano vecchie e smettevano di fare le uova, prima che dimagrissero troppo, un colpo di accetta gli staccava di netto la testa e finivano in pentola, ma almeno avevano vissuto una vita agiata.

Ci fu una notte che le galline fecero un baccano del diavolo, svegliando tutti i condomini della casa che continuavano ad affacciarsi alle finestre per capire quello che sta succedendo, senza però trovare una ragione a tutto questo sconquasso.

Il buio infatti non consentiva di vedere lontano più di tanto ed a quel tempo le torce a batteria erano il lusso di pochi ricchi.

Il baccano durò fino all’ alba quando io e mio fratello decidemmo di andare a vedere quello che stava succedendo nel pollaio.

Il rosso dell’ alba che stava tornando come ogni mattino, illuminava a sufficienza la zona del pollaio e dopo esserci guardati attorno, improvvisamente, in un angolo vicino alla rete metallica del recinto scorgemmo una piccola volpe malata che stava accucciata immobile accanto al pollaio. Con grande inesperienza e molto rischio, trascinati dallo spiriti di avventura che non ci vedeva fuggiaschi davanti a nessun pericolo, prendemmo sollevammo piano la volpe e la deponemmo dentro una vecchia gabbia che serviva per l’ allevamento dei conigli, poi salimmo a casa , prendemmo del latte ed un piatto e ne versammo un poco alla volpe che iniziò a bere con avidità.

Ci venne in mente uno scherzo da infarto da propinare al nostro gatto di casa, lo prendemmo in cucina e lo portammo giù nell’ aia vicino alla gabbia dove era rinchiusa la volpe facendo un tragitto alternativo in modo che il felino potesse vedere la volpe solo all’ ultimo istante appena avessimo girato l’ angolo della casa.

Arrivati all’ angolo dove dietro stava la gabbia con la volpe ci fermammo, il gatto continuava il suo tranquillo ron ron e non immaginava neppure lontanamente la visione terribile che di lì a un attimo avrebbe visto. Girammo di scatto l’ angolo ed avvicinammo d’ improvviso il gatto alla gabbia, l’ animale in un batter di ciglio raddoppiò di volume con una cresta sulla schiena e la coda che sembrava una grossa spazzola, poi soffiò verso la volpe mentre le unghie erano uscita dalle zampe lunghe e bianche in un battibaleno si era divincolato lasciandoci in regalo non pochi graffi ere r salito sulla enorme e alta pianta di pero che era nel prato confinante andando a posizionarsi nel punto più alto possibile e restandovi immobile con lo sguardo minaccioso ed una impagabile sete di vendetta nei nostri confronti per lo spavento subito.

Chiamammo poi il cugino Ginfranco che era cacciatore per vedere il da farsi con la volpe, poi passò per caso il signor Agosti Ottone che come mio cugino ci consigliò di abbattere la volpe perché poteva essere ammalata e magari contagiarci con la rabbia e così facemmo quindi la portammo nel vicino bosco dove scavammo una buca e la sotterrammo.