Il protettore

 

Era il mese di maggio dell’ anno 1915 ed era tornata la primavera con i suoi fiori il verde dei prati il cinguettare degli uccelli, Monika decise di portare la Sissi al pascolo assieme alle altre capre per farle brucare al pascolo.

Durante il tragitto sulla stradina che porta al pascolo incrociò numerosi soldati che marciavano verso il confine italiano tutti armati, con lo zaino in spalla e l’ elmetto attaccato sopra lo zaino. La ragazza portò il piccolo gregge fuori dalla strada nel prato adiacente e lo fece camminare su un lato per non intralciare il passaggio ai militari che la salutavano, lei rispondeva salutando con la mano o sorridendo.

Quando arrivò al pascolo dove scorreva il ruscello e lei era solita far brucare le capre, notò che in uno dei tanti avvallamenti naturali, protetto da una grande roccia era stata piazzata una batteria di cannoni da 75/13 con le bocche rivolte verso il confine italiano, erano distanti circa 200 metri dal pascolo e poteva vedere gli addetti ai pezzi esercitarsi correndo a prendere le munizioni per poi mettere il proiettile nella culatta tapparsi le orecchie prima di far fuoco.

Erano colpi a salve ed il tutto serviva per sincronizzare i movimenti degli artiglieri per rendere il tiro più rapido.

Era la guerra che si faceva sempre più vicina !

Si sedette vicino alla fedele Sissi che brucava beata l’ erba fresca, tirò fuori dal corpetto la lettera che le aveva scritto Erik e si mise a leggere :

 

Mia Amata,

 

dolcezza e luce dei miei occhi, sei la cosa più bella e più pura che io abbia mai incontrato e ringrazio il destino per avermi concesso un si bel dono.

Mia dolce Monika, per me è giunta l’ ora di partire, devo andare in guerra, la mia Patria mi chiama…

Certo, se fosse stato nelle nostre intenzioni e nelle nostre facoltà, questa stupida guerra non l’ avremmo mai voluta e dichiarata, ma noi siamo nulla in confronto dei grandi eventi che regolano il mondo.

Forse i nostri figli ed i nostri nipoti, potranno godere di un mondo diverso, più giusto e più saggio.

Questa guerra ci ruba tanta della nostra giovinezza e tutti i sogni che avevamo fatto assieme per il nostro futuro, tutto si interrompe con questa guerra, mi resta solo la speranza di ritornare, quando sarà finita, per completare il nostro sogno d’ amore e sposarti.

Aspettami ed io ritornerò…

 

Tuo per sempre Erik. “

Sissi continuava ad importunare la ragazza come se le volesse far notare qualche cosa di anormale ed inaspettato : lasciami leggere, lasciami sognare ! pensò la donna mentre ripiegava con cura la lettera e la rimetteva nella busta dopo averla ripetutamente baciata.

Stavano arrivando infatti due soldati austriaci dal vicino accampamento militare, visibilmente alterati dall’ alcool, che cantavano a squarciagola una canzone patriottica con l’ aria stonata classica degli ubriachi.

Monika nel vederli si alzò in piedi e fece qualche passo indietro con aria prudente li salutò agitando la mano libera mentre nell’ altra teneva ben stretta la busta con la lettera di Erik.

Dalla a me !

esclamò uno dei soldati strappandole di mano la lettera all’ improvviso per poi aprirla e guardare che cosa ci fosse scritto.

Iniziò a leggere girò il foglio come se lo avesse preso capovolto poi finalmente si accorse che era scritta in una lingua che non conosceva e la diede al suo camerata dicendo: prova a leggere tu che sei interprete ! L’ altro soldato prese la lettera la mise nel senso giusto ed esclamò: ah! è italiano ed iniziò a leggere ad alta voce traducendo in tedesco man mano che proseguiva la lettura.

La ragazza li guardava terrorizzata e continuava ad arretrare lentamente come per sottrarsi piano a quei due che ormai considerava un pericolo.

Prese dalla tasca il fischietto e vi soffiò dentro a pieni polmoni fu un trillo lungo che arrivò molto lontano… le caprette accorsero tutte vicino a lei convinte che la padroncina le avesse richiamate per tornare a casa.

Vieni qua ! che te lo insegniamo noi a fare all’ amore prima che te lo insegni l’ italiano ! gli disse afferrandola per un braccio il soldato che aveva ascoltato il contenuto del messaggio.

La ragazza tentò di scappare per sottrarsi alla presa dell’ uomo ma lui la raggiunse e l’ afferrò con le sue robuste mani e la trascinò verso il vicino bosco, mentre lei si dibatteva e cercava di liberarsi mordendo le braccia del soldato.

Anche il secondo militare dopo aver ripiegato la lettera riposta nella busta ed averla messa nel suo tascapane, si diresse verso il boschetto dove il suo compagno teneva stretta Monika che continuava a dibattersi come un indemoniata per tentare di scappare.

Arrivò al bosco e si tolse il fucile che aveva a tracolla e lo appoggiò ad un grande abete si avvicinò alla ragazza e la immobilizzò gettandola a terra e tenendola ben stretta per le braccia.

Perché non urli ? chiese non hai paura ? la nostra verginella non ha paura !

Il suo compagno guardava con aria soddisfatta poi si levò di dosso anche lui il fucile e lo appoggiò alla pianta vicino a quello del suo camerata.

Iniziarono a spogliare la ragazza che continuava e dibattersi senza però riuscire a sottrarsi alla forza selvaggia ed assatanata dei due.

Il trillo acuto e lungo del fischietto di Monika era arrivato molto lontano, fino alle orecchie del suo Santo Protettore.

Come un aquila che cala silente dal cielo per carpire la sua preda ignara, Yan si avvicinò silenzioso al boschetto dove i due vermi tentavano di abusare della ragazza, sentiva i loro commenti di soddisfazione che provenivano dal bosco affrettò il passo perché aveva intuito che Monika era in grave pericolo, finalmente scendendo verso il punto da dove provenivano le voci, li vide avevano quasi spogliato la poveretta che ormai non reagiva neanche più, rassegnata ad un destino crudele che la voleva vittima di quei due vermi.

Arrivò, strisciando fino al grande abete dove i due avevano appoggiato i fucili, prese uno dei due Stayer gli levò l’ otturatore e se lo mise in tasca poi rimise il fucile al suo posto, prese l’ altro e si avvicinò lentamente ed inosservato al boschetto.

I due avevano completamente spogliato la donna che ormai era svenuta e non reagiva più e la potevano così facilmente assoggettare.

Quando apparve Yan con il fucile spianato si erano già spogliati ed erano lì in mutande vicino alla ragazza che discutevano su chi avesse il diritto di prenderla per primo, non si accorsero neppure della presenza silenziosa del russo tanto la loro discussione era animata e violenta, volavano parolacce e spintoni uniti alle più incredibili rivendicazioni sessuali maschili.

Il “ clik - clak “ dell’ otturatore dello Stayer riportò i due ancora per poco alla realtà del momento, ora erano loro a tremare sotto il tiro del fucile. Yan non disse niente non serviva, guardò la ragazza stesa a terra completamente nuda, raccolse la giubba di uno dei due e coprì la donna con dolcezza.

Uno dei due militi vide il secondo fucile ancora appoggiato al grande abete e si precipitò a prenderlo, Yan non mosse un ciglio e lo lasciò fare.

L’ uomo tornò con il fucile spianato e lo puntò alla schiena del russo il quale lo afferrò per la canna e tirò a se il soldato che premeva come impazzito il grilletto senza riuscire a capacitarsi del perché l’ arma non sparasse.

Yan fece cenno sotto il tiro del suo fucile che teneva costantemente puntato verso i due, di andare vicino al grande abete arrivati lì ordinò loro di mettersi uno dietro l’ altro con la faccia rivolta verso il tronco dell’ albero.

Come erano ridicoli così conciati in mutande i soldati dell’ Imperatore! e come tremavano dalla paura davanti ad un fucile spianato ! Si dimostrarono dei vigliacchi coraggiosi solo nel cercare di abusare di una povera donna sola ed indifesa ma ora la fortuna li aveva abbandonati ora il destino chiedeva giustizia per le loro ignobili azioni, una giustizia sommaria perché non c’ era tempo per sentire ragioni e niente e nessuno avrebbe potuto giustificare il loro vergognoso comportamento.

 

Monika rinvenne appena in tempo per poter vedere Yan che sparava ai due che stavano appoggiati, uno dietro l’ altro al grande abete ormai consci e rassegnati al loro destino, vide il russo caricare lo stayer, lo vide prendere la mira con calma, poi ebbe come un leggero spostamento all’ indietro con la spalla destra, era il rinculo del fucile, dalla canna uscì come una fiammata mista a fumo come se fosse stata sputata con violenza all’ esterno.

Yan sparò un solo colpo , preciso, letale, immediatamente le gambe dei due soldati si piegarono sulle ginocchia e loro caddero a terra uno da un lato e l’ altro in avanti, ebbero ancora alcuni movimenti con le gambe e con le braccia poi restarono immobili.

Una larga chiazza di sangue impregnò il terreno sottostante i due cadaveri, si allargava quasi a voler dissetare la terra che avida beveva quel liquido rosso assumendo poi un colore di bruciato come se quel sangue le fosse stato indigesto.

Yan appoggiò il fucile in mezzo a loro poi si avvicinò e strappò ai due le piastrine di riconoscimento e se le mise in tasca la stessa dove aveva riposto l’ otturatore che tolse ed appoggiò a terra vicino ai fucili dei due che ormai erano morti.

La ragazza si era alzata e si era messa disperatamente a cercare i suoi abiti tra l’ erba, l’ uomo si girò verso di lei poi cercò tra l’ erba e le sterpaglie i suoi vestiti li raccolse e li consegnò alla donna con pudore e lei svelta si rivestì.

Yan fece cenno di fare in fretta che dovevano andare via di lì per non farsi prendere dai soldati austriaci che avrebbero battuto la zona dopo aver sentito lo sparo.

Monika aprì i tascapane dei due militari e rovesciò a terra il contenuto individuò subito la lettera di Erik la raccolse e se la mise di nuovo nel corpetto poi si aggiustò i capelli con le mani ora si sentiva protetta dal russo.

L’ uomo si accertò che non fosse rimasto niente a terra che potesse ricondurre ai responsabili dell’ esecuzione, quando vide che tutto era a posto caricò sulle sue possenti spalla la ragazza e si avviò con passo veloce verso casa seguito dal piccolo gregge. Imbruniva e sulle vicine montagne gli ultimi raggi di sole proiettavano l’ ombra lunga dell’ uomo che camminava tra l’ erba a passo rapido e sembrava che portasse un piccolo zaino in spalla.

 

Quando arrivarono a casa era già notte ed i due anziani genitori erano in ansia ad aspettarli sulla porta , Yan si levò dalle spalle quel piccolo fardello la prese in braccio ed entrò piano in casa depose con dolcezza Monika sul suo letto poi fece cenno alla madre di preparare una bevanda calda le levò piano, piano le scarpe e la mise sotto le coperte ormai si era calmata, era molto stanca per quella brutta avventura che aveva vissuto ma ora si sentiva al sicuro tra le mura domestiche e con il calore dei suoi cari.

Yan tirò fuori di tasca le piastrine dei due soldati e le consegnò al padre della ragazza mimando con un gesto inequivocabile la fine che avevano fatto i proprietari, l’ uomo le prese e le nascose in un cassetto segreto che conosceva solo lui.

Bevuto il latte caldo che le aveva preparato la mamma la ragazza si sentì subito meglio ed iniziò a raccontare ai genitori a modo suo muovendo le labbra e con ampi ed eloquenti gesti delle mani e del corpo tutto quello che le era successo durante il pomeriggio mentre era a pascolare il gregge nel bosco.

Così papà e mamma vennero a conoscenza della brutta avventura capitata alla loro bambina, ringraziarono il russo con un abbraccio e promisero di non fare menzione con nessuno dell’ accaduto per tutelare Yan dalla polizia austriaca che se fosse venuta a conoscenza del fatto lo avrebbe arrestato e fucilato secondo il codice della giustizia militare.

I giorni successivi nel vicino bosco ci fu un grande movimento con dispiegamento di molti gendarmi ed ufficiali dell’ esercito dell’ Imperatore, avevano trovato i due corpi e tentavano di dare una spiegazione logica all’ accaduto, ma più ci provavano meno riuscivano a capire cosa fosse successo non si riuscivano a spiegare tante cose, perché erano in mutande ? come mai dai fucili era stato sparato un solo colpo? Come mai da uno dei due fucili mancava l’ otturatore ? dove erano finite le piastrine di riconoscimento ? ma soprattutto chi aveva sparato ?

Insomma un rebus da far perdere la testa ai migliori investigatori di sua maestà Francesco Giuseppe d’ Austria.

Dopo giorni di indagini il caso venne archiviato senza che per i due fosse stato trovato l’ omicida e senza aver dipanato quel groviglio di matassa che il buon russo aveva confezionato per i poliziotti austriaci.

 

Brano tratto dal romanzo Monika.

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