Alessandri Luigino (Luis)

(peluchjan)

 

Luigino l’ ho conosciuto quando dopo aver finito gli studi ho incominciato a lavorare per la Ditta IRIS che stava eseguendo la messa in opera del primo impianto di irrigazione a pioggia del CC di Livo e nel suo estimo.

Era l’ anno 1968, mio padre era gravemente malato di cancro e durante l’ estate si stava aggravando a vista d’ occhio, fino a quando il Professor Enrico Nardelli non propose di farlo ricoverare al policlinico universitario di Padova per tentare un intervento chirurgico risolutore.

Allora io fui assunto dalla ditta IRIS come manovale comune ( picco e pala ) per intendersi ed una paga di basso livello, mi ricordo le vesciche sulle mani, il sole che bruciava la pelle, la sete e la fatica.

Io ero ancora un adolescente e gracile per natura, ma avevo tanta buona volontà e poi avevo tanto bisogno di guadagnare del denaro per la famiglia in grande difficoltà. Così mentre molti giovani della mia età erano in piazza a contestare il capitalismo e le ingiustizie del mondo con l’ effigie del Che stampigliata sulla maglietta e sulle bandiere rosse, io ero in un fosso a scavare per poi poter mettere in posa le tubazioni in acciaio, con buona pace di tutti quei contestatori la cui rivoluzione doveva liberare i popoli dalle schiavitù dell’ ignoranza, dello sfruttamento, del razzismo, e mettiamoci pure anche il lavoro minorile… tutti questi signori che ora sono la nuova borghesia ignorante per essere stata promossa a calci in culo con il 6 politico e quindi incapace di portare sul mercato del lavoro idee, innovazioni, nuove proposte culturali e nuovi modelli sociali, tutti questi raffrontati al socialismo vero e genuino di Alessanri Luigino, sono da me paragonati a meno di una MERDA!

Luigino mi vide un giorno tribolare in fosso, con la melma fino ai polpacci e si meravigliò molto che mi avessero assegnato un simile lavoro, io non avevo il coraggio di lamentarmi perché sapevo che se l’ avessi fatto avrei perso di brutto il posto di lavoro.

Luigino che aveva molta più esperienza di me in campo lavorativo, capì il problema, e se ne fece carico e lo risolse a modo suo. Lui lavorava a rivestire le saldature con il catrame bollente per renderle impermeabili all’ acqua ed evitare che si ossidassero, chiese al capocantiere un aiutante che gli desse una mano a trasportare il catrame bollente ed a preparargli le fasce di lana di vetro e chiese esplicitamente che io fossi il suo aiutante. Il capo acconsentì e dal lavoro faticoso dei fossi umidi mi ritrovai a fare un lavoro un po’ più pericoloso, ma decisamente meno faticoso.

Luigino mi raccontava che quando lavorava in Germania aveva una morosa che gli voleva bene ma era di religione protestante ed i famigliari di Luigino si opposero al matrimonio e questa aberrante imposizione gli restò come un ricordo negativo, come una scelta che non aveva capito e non era mai riuscito a digerire, per tutta la vita.

Luigino era molto politicizzato perché era stato emigrante ed aveva assorbito le idee dei popoli che aveva conosciuto, era di fede socialista ma non disdegnava di fare una qualche scappatella, al bisogno, verso altre formazioni anche di destra… almeno a parole ed a promesse di voto.

Il vino era la bevanda preferita da Luigino e non ne faceva mistero, anche per le numerose sbornie nei fine settimana, poi quando tornava al lavoro diceva sempre: “ – che venga notte il giorno di paga ! “

Un giorno, alcuni anni dopo, andai a Livo al Bar Zanotelli, era di domenica pomeriggio e vidi avvicinandomi un numeroso crocchio di gente che fuori dal locale ascoltava una musica o un canto che proveniva da dentro: era il Luigino che assieme a Bondì Mario detto Berlinguer cantavano a squarciagola canti fascisti con le parole elaborate come quello dei sommergibilisti che ora suonava così :

“ – è così che l’ vive l’ italian con un etto e mezz de pan e na cipolla n’ man ! – “

Questo è stato Luigino, un uomo veramente libero da vecchi e nuovi pensieri che hanno distorto menti e rovinato l’ esistenza a molti, ed io lo paragono sempre al suonatore Jones nello Spoon River del grande Fabrizio de Andrè.

Ciao Luis !