Le patate rostide

 

Uno dei principali alimenti che costituivano il nutrimento di noi ragazzini di allora e che veniva preparato tutti i giorni della settimana, servito a tavola fresco o riscaldato, da solo od accompagnato da una ciotola di latte caldo, erano le patate rostide.

Per una volta credo che non ci sia bisogno di traduzione per capire che si tratta di patate arrostite.

Era un alimento semplice ed allo stesso modo molto economico, infatti il prodotto base principale erano le patate che venivano coltivate a tutte le famiglie della comunità in grande abbondanza nei campi attorno al paese. La pezzatura del tubero di patata variava a seconda della piovosità o della siccità della stagione, se era una stagione piovosa le patate maturavano con una pezzatura bella grossa, ma se al contrario la stagione era scarsa di pioggia o in certi anni il terreno pativa la siccità, allora tutto il raccolto, patate compresa erano di dimensioni molto piccole a tal punto che mio padre le paragonava con il suo linguaggio colorito e tagliente ai “ cojoni di grii “ ( alle palle dei grilli ).

Le patate rostide si preparavano con gli avanzi di quelle lessate per il pranzo, si pelavano e si schiacciavano con le mani in una grande scodella, mia nonna era un genio nel confezionare questo pasto, lei ci metteva un poco di latte ed una cipolla tagliata a spicchi che faceva rosolare dentro una enorme tegame di rame assieme a dello strutto ( grasso di maiale ), quando il grasso friggeva e le cipolle avevano preso un bel colore rossastro, venivano messe dentro il tegame le patate schiacciate e gli veniva cosparso un pizzico di sale, si lasciavano così rosolare mescolandole con un mestolo di legno per una decina di minuti, il tempo che si amalgamassero con il grasso fuso e la cipolla, quando avevano preso anch’ esse un bel colore giallo oro e profumavano di lardo e cipolla, allora si pressavano con un mestolo sempre di legno che assomigliava ad una paletta per far giocare i bambini, alla fine ne risultava come una grande torta alta due o tre centimetri, pronta per esser servita a tavola al mattino con il latte caldo misto a caffè di orzo rigorosamente tostato in casa con il “ brustolin “ che era il tosta caffè fatto in casa, mia nonna mi faceva girare la manovella mentre il fuoco abbrustoliva l’ orzo in una nuvola di fumo che invadeva la cucina nonostante la finestra e la porta fossero spalancate.

Alla fine dell’ operazione, assomigliavo più ad un diavolette puzzolente di fumo nei capelli e nei panni, mi mancavano solo due piccole corna ed ero un perfetto figlioletto di satana.

Invece la sera a cena. Le patate rostide venivano proposte con un menù diverso: con la minestra di orzo anche quella rigorosamente scaldata perché avanzata dalla sera precedente.

Così crescevo, un po’ gracilino e sottopeso, ma crescevo e non andavo a cercare altre soluzioni culinarie, sarebbe stato un inutile perdita di tempo perché quello era tutto quanto offriva il convento della famiglia Agosti, basti pensare che i primi budini, le prime banane il primo latte con il cioccolato, la prima gianduia da spalmare, ( l’ attuale nutella ), le ho potute mangiare solamente alcuni ani dopo quando andai a studiare presso il convento dei frati di Campolomaso.

Erano tempi duri, era inutile anzi controproducente lamentarsi della qualità del cibo, perché mio padre ch era una persona saggia e giusta, mi faceva notare, prendendomi in braccio, che c’ erano dei bambini che non potevano disporre neppure delle patate rostide.

Io non ho mai sofferto la fame, mio padre e mia madre piuttosto che io e mio fratello fossimo privati della giusta razione di cibo, si privavano loro per darlo a noi.

Erano tempi dove era evidente e palpabile il bisogno della reciproca solidarietà tra i membri di questa Comunità, che ha avuto momenti di alto spirito filantropico e solidale, nessuno allora si vantava più di tanto e non metteva tanto in mostra ne faceva pesare all’ altro il fatto di AVERE più dell’ altro, eravamo tutti poveri economicamente, quindi tutti eravamo nello stesso identico stato sociale, si dava allora molta più importanza all’ ESSERE, e si sapeva dedicare molto più tempo all’ educazione morale e civica dei propri figli, ogni giorno si trovava un momento per fare il punto della situazione scolastica, e ci venivano chieste spiegazione sul fatto che il maestro aveva informato mio padre sul mio andamento scolastico ed il Parroco gli aveva parlato della prossima cerimonia per la prima Santa Comunione… si trovava anche il tempo per la recita del rosario tutte le sere di maggio, per ascoltare mio padre che ci leggeva un buon libro o per ascoltare tutti assieme, in rigoroso silenzio, il radiodramma che veniva trasmesso dalla radio.

La vita ai miei tempi sembrava scorrere più lenta, meno piena di inutile e deleteria rincorsa ad avere più prestigio, che ora si identifica nell’ appartamento lussuoso, nei vestiti firmati che costano un patrimonio ed hanno la stessa utilità di quelli che mi porta a basso prezzo la mia amica marocchina Widad.

Non serviva l’ automobile di grossa cilindrata o il suv per avere più prestigio e rimorchiare qualche ragazza, e neppure il tanto sbandierato titolo di studio che faceva poi diventare il suo possessore un “ impiegato “ come se l’ agricoltore ed allevatore del nostro paese fosse uno sfaticato senza lavoro invece di un esperto ed instancabile lavoratore, non c’ era le televisione che è un formidabile strumento educativo se ben usato, ma diventa una piaga di asocialità e di profondo egoismo e futilità se usata in modo selvaggio e senza regole o controlli.

Ora uno conta se ha una bella casa, una automobile potente, se ha un profilo facebook con almeno 300 amici che gli sparano cazzate condivise da mezza Italia, quando non sono vere e proprie pesanti volgarità sessuali… poi non si è più capaci di avere con una donna dei momenti di dolcezza di vera intimità che alla lunga può anche portare ad un rapporto sessuale, ma ci si arriva dopo un percorso di conoscenza reciproca che il fare l’ amore diventa la logica conclusione di un percorso di vita insieme, senza più bugie, ne taboo ma un esigenza naturale che conclude un positivo percorso di vita dedicato alla procreazione ed alla continuazione della specie umana, che è forse l’ unica ragione per la quale il Creatore e madre natura ci hanno concesso questa breve parentesi sulla terra.

Anche per gli anziani e per i disabili , quando io ero un ragazzino il trattamento era molto diverso da quello attuale, allora tutte le famiglie erano dette patriarcali in quanto al loro interno trovavano posto tutti i loro membri, sani e malati, vecchi e giovani, ed il proprietario della casa era obbligato ad ospitare gli anziani genitori e i figli e le figlie che non si erano maritali. In casa la più alta autorità era del patriarca , il nonno che aveva il diritto di mettere la parola finale sugli affari economici ed amministrativi del nucleo familiare ed anche sulle piccole diversità di opinione o i piccoli diverbi tra le donne.

Ora tutto questo è divenuta stretta competenza dell’ Ente pubblico con i suoi Servizi sociali, la sua burocrazia, la sua organizzazione molto discutibile ed arida di umanità e carità cristiana. Ora , come tutto , anche noi anziani siamo dei numeri, degli oggetti che producono lavoro e reddito, ora le signore di adesso, dalle lunghe lingue e unghie rosse,non vogliono più brighe e scocciature in casa, ora tutte vogliono stare comode dopo il lavoro, nessuno le deve disturbare quando sono in chat su face book o al telefonino a mandare SMS alle tante amiche di turno che ha appena visto senza neppure salutarle, ma un messaggio e un post e che diamine, quello ci vuole, se no che amiche siamo !