BIl campanile di Varollo

 

Mi piace qui descrivere il nostro bel campanile, che a mio parere , è uno tra i più alti e più maestosi di tutto il trentino. Storia dell’ arte e dell’ ingegno umano, tramandato e conservato fino ad oggi, è un opera del **** alto circa 65 metri, è composto per circa 2/3 da solide mura in pietra locale credo sia pietra proveniente da Port, facile da tagliare in cava e con la caratteristica di saper ben resister agli agenti atmosferici ed al freddo. La parte superiore, tutta in legno di larice, è un intreccio simmetrico di grosse travi che imprimono all’ opera una forma ottagonale che si slancia nel cielo maestosa e snella. In cima c’ una sfera metallica dotata con una croce all’ apice.

Tutte le volte che ci passo vicino, non posso fare a meno di osservarlo con nostalgia, è ancora un giovanotto snello, nonostante i suoi tanti secoli di vita.

Con il consenso dell’ amico Bruno, salivamo le ****rampe di scala di legno, formata da **** scalini, per arrivare alla torre campanaria dove sono poste le *** campane che compongono il suono polifonico che proviene dal nostro bel campanile.

Era sempre una grande emozione salire fino lassù, era come essere molto vicini al cielo, poi da lassù si può godere di uno spettacolo impressionante, si può osservare l’ intero paese con un colpo d’ occhio favoloso e la campagna attorno, con le persone che camminano per le stradine, che ti pare di guardare nella favola di Gulliver nel paese di Lilliput.

Con Bruno, era possibile anche osare di più, ed allora era adrenalina allo stato puro, a volte salivamo con lui lungo il castello di travi di legno del tetto e man mano che si sale, lo spazio si fa più angusto, sempre più stretto, per via della sua forma conica che si assottigliava e si chiudeva sempre più.

Sono certo, che ritornando sul campanile, troverei ancora, incise nelle secolari travi di legno, il segno del nostro passaggio, non è grande storia questa, ma è la storia che più mi piace, perché è quella vera e vissuta da noi ragazzini delle scuole elementari di Varollo, a partire dal 1956.

Un giorno di questi, chiederò il permesso al mio parroco e grande amico don Ruggero Zucal, per salire ancora una volta e fare delle foto da lassù.

Tante volte, aiutavamo il nostro amico Bruno a suonare le campane, tirando di buona lena, nelle grosse funi che arrivavano giù fino all’ ingresso del campanile, era un operazione semplice, ma delicata, bisognava fare oscillare lentamente la campana, tirando e poi rilasciando la fune, fino a quando la campana cominciava a suonare, poi c’ erano tanti modi di suonare per segnalare il tempo di inizio della S. Messa o della funzione religiosa, c’era il suonare che consisteva nel lasciare libero sfogo alla campana, c’ era lo sbottare, che era il far battere il batacchio della campana su un solo lato, naturalmente si sbottava solo con le campane più piccole.

 

Bruno Agosti