Le api

 

E’ quasi un ricordo ancestrale, come un sogno lontano. Che però, per la sua drammaticità, è uno dei ricordi della prima infanzia che ancora oggi rammento con precisione e dovizia di particolari.

A rinverdire questo ricordo, ogni tanto, ci pensa mia zia Ada che è stata per me come una seconda mamma, essendo all’ epoca una ragazza molto giovane che abitava in casa, essendo ancora da sposare. Avevo all’ incirca tre anni e mia nonna mi portava sempre con se nell’ orto che era adiacente al pollaio ad alle arnie delle api che erano di proprietà di mio zio Niki, che però era ripartito per l’ America dove lo attendeva il suo lavoro, e le aveva lasciate in consegna a mio padre.

Mentre mia nonna lavorava nell’ orto, io potevo scorazzare libero nei prati vicini e nel vicino pollaio dove erano appoggiate al muro le arnie delle api.

Quello che ricordo con fredda lucidità di tutta questa tragicomica vicenda, è che ad un cero punto ho preso un bastoncino dalla vicina legnaia, era un pezzo di nocciolo tagliato con l’ accetta a fetta di salame, e con questo pezzetto di legno mi sono avvicinato alle arnie delle api, frugando nella fessura di una della arnie….

Apriti o cielo ! Le api scocciate da questa imprevista intrusione, dettero subito l’ allarme alle api guerriere che erano a difesa dell’ alveare, le quali si precipitarono con i pungiglioni come una baionetta, sul malcapitato invasore.

Quello che seguì dopo, me lo raccontarono più avanti,

io ricordo solo che tutti mi prendevano a schiaffi ed infine mi venne rovesciato addosso un secchio di acqua per allontanare le api.

Mi avvolsero in una coperta e mi portarono dal medico condotto del paese che si chiamava dottor Giovanni Battista Tenaglia, il quale mi visitò e poi disse a mio padre che non esistevano degli antidoti alle punture delle api, che se avevo fortuna sarei guarito da solo, se no sarei morto… Sembravo un mostriciattolo, tutto gonfio per le punture e pieno di lividi per gli schiaffi ricevuti quando tentavano di allontanare le api dal mio corpo. Non era la mia ora, non sono morto a causa delle punture delle api, dopo alcuni giorni di convalescenza, mi sono ripreso ed ho continuato i miei giochi di bambino nell’ orto e nei prati circostanti, restando a debita distanza dagli alveari delle api.

In compenso, dopo aver ricevuto una dose così abbondante di punture, il mio organismo ha sviluppato una resistenza massiccia a quel tipo di veleno, tant’ è vero, che a tutt’ oggi,anche se vengo punto da più api o vespe, non sento alcun disturbo, ne mi si gonfia la parte lesa, probabilmente l’ organismo di è abituato a quelle tossine.

C’è da dire, inoltre, che il mondo delle api mi ha sempre affascinato e anche ora , che sono adulto, mi piace osservare quel mondo fatto di ordine, disciplina e tanto , tanto lavoro, ho preso molto del comportamento delle api, la semplicità, la meticolosità, il senso del dovere e della disciplina, che si è concretizzato poi con l’ esperienza della vita in convento, con i frati francescani di Campolomaso, forse, tutto questo mi è stato trasmesso dalle benedette punture delle api.