Agosti Dario

 

cugino di mio padre

 

Un altro personaggio d’ altri tempi, uno di quei personaggi molto ben descritti da Fabrizio de Andrè nel suo album Non all’ amore ne al denaro ne al cielo.

Lo si potrebbe paragonare al suonatore Jones trasgressivo ed ubriacone, sprezzante di tutto quello che sapeva di regole o di ordini, a Dario non si poteva comandare, non perché non lo si potesse fare, ma perché era inutile tempo perso tentare di dargli degli ordini. Era un uomo che viveva alla giornata, senza un programma ben definito per il futuro, quando aveva lo stomaco pieno, aveva bevuto la sua giusta razione di vino ed aveva del tabacco ed un pezzo di giornale per confezionarsi delle sigarette, lui si sentiva l’ uomo più appagato e felice di questo mondo.

Lavorava saltuariamente come bracciante agricolo per le persone che avevano bisogno di aiuto nei campi, oppure aiutava la gente a fare la legna nel bosco e lì si trovava a proprio agio, conosceva infatti ogni palmo di bosco perché tra le tante attività raccoglieva anche funghi e li vendeva alla gente o li barattava con un pranzo o una cena. Bisogna dire che era un vero e proprio esperto in funghi, ne conosceva le varie specie sapeva distinguere se erano commestibili o velenosi 3 dava anche dei consigli alle massaie su come cucinarli.

A conferma di quanto fosse importante la sua conoscenza dei miceti, basti pensare che nell’ arco della sua se pur breve vita, Dario ha raccolto e messo a disposizione delle tavole di molte famiglie di Livo, quintali di funghi scelti tra decine di qualità commestibili e velenosi che crescono nei nostri boschi, senza mai aver provocato il benché minimo segno di intossicazione. Era frutto della sua grande esperienza e conoscenza aquisita dai genitori ed affinata poi con l’ osservazione ed il confronto stretto con i suoi amici per la vita che furono Carotta Romano detto Mano e Guarienti Serafino.

Quando la zia Lina gestiva l’ osteria, tra i clienti fissi e fedeli c’ erano appunto il Dario il Mano Carotta che dopo aver mangiato e bevuto a sazietà per la ricompensa pattuita per aver fornito di funghi freschi l’ osteria, si mettevano a cantare una canzona eseguita da quello strano ed estemporaneo duo, la canzone di intitolava “ La mosca mora traditora “.

Dario poi chiedeva a mia zia di poter dormire sul fieno fresco e profumato, la zia acconsentiva sempre allora lui per prudenza e per prevenire gli incendi svuotava le tasche e lasciava a mia zia Lina l’ accendino e le sigarette, soldi non ne aveva mai…

Mio padre era un big hunter un cacciatore esperto e dalla mira infallibile e a volte uccideva anche delle volpi delle quali recuperava solo la pelle che era pregiata per fare pellicce, mentre la carne normalmente si sarebbe buttata, se non che ci pensavano il Dario ed il Mano a prendersela appena scuoiata ed a cucinarla a grossi pezzi in una grande pentola ed hanno sempre sostenuto che era una delle carni più prelibate e gustose che avessero mai mangiato! Questo fa capire che a volte a dar retta ai preconcetti si rischia di rinunciare volontariamente a delle cose buone o belle che la vita ci propone come la carne della volpe in questo caso, ma se ci si pensa bene anche a cose ben più importanti come una bella amicizia solo perché l’ altro è uno straniero, o ad un amore solo perché siamo poveri, di una classe sociale inferiore o magari afflitti da qualche difetto fisico che deturpa l’ aspetto ma che non impedisce al cuore di battere forte per una ragazza e per fare questo no necessita di avere denaro luccicante, brilla di luce propria eterno.

Gente d’ altri tempi, capace di accontentarsi del nulla che aveva, di essere felice come un bambino davanti ad un piato di trippa ed un bicchiere di vino, capace poi di intonarti una canzone d’ amore o di guerra, per poi finire sdraiato sul fieno a russare libero dai pensieri e preoccupazioni che sono frutto del denaro e dell’ egoismo e dormire come un angioletto fino al mattino e lasciare senza il benché minimo rimpianto questa vita perché aveva saputo succhiare da essa tutte le essenze naturali e gratuite che la vita contiene in se stessa e che sa elargire a tutti quelli che la riescono a vivere con un cuore da bambino.

Dario morì nel 1964.