Il presepio vivente

 

 

Una favola per Natale

 

di

 

Bruno Agosti

 

 

Il poliziotto si avvicinò alla ragazza che stava rannicchiata in un angolo scuro della stazione infilata in un sacco a pelo di colore mimetico, la toccò con il manganello e lei si girò di scatto verso di lui osservandolo con gli occhi imploranti.

Mi dispiace, disse l’ agente, ma lo sai che è proibito dormire in stazione !

Te ne devi andare … sono regole che valgono per tutti, mi dispiace.

La ragazza ripiegò in fretta il sacco a pelo, raccolse le poche cose che aveva e le mise nello zaino e si diresse lentamente verso l’ uscita della stazione seguita dallo sguardo attento del poliziotto.

Un aria gelida l’ accolse appena aperta la porta, come una folata di vento che le sollevò i capelli e le diede un brivido lungo la schiena, si alzò il cappuccio della giacca sulla testa e lo allacciò bene stretto sotto il mento, poi si avviò con passo deciso verso una via laterale dove c’ erano il centro commerciale con i grandi magazzini, avrebbe cercato lì un posto per passare la notte.

La gente imbaccucata, camminava frettolosa per le vie della città, come un enorme formicaio incuranti l’ uno dell’ altro, tra le luci intermittenti delle decorazioni e la musica natalizia che irrompeva sulla via ogni volta che si apriva la porta di un negozio.

Deve essere quella festa dei Cristiani che si chiama Natale, pensò la ragazza, mentre camminava veloce nella penombra dei vicoli in direzione del centro commerciale.

Dicono che in questi giorni i cristiani sono tutti più buoni … mah ! Intanto era arrivata ai grandi magazzini dalle mille luci colorate che componevano tanti giochi di colori e forme diverse che si rincorrevano all’ infinito in uno spettacolo da fiaba. Si avvicinò lentamente all’ ingresso, voleva solo vedere cosa c’ era dentro ma le grandi porte in vetro si aprirono all’ improvviso e le rovesciarono addosso una folata di aria calda che profumava di odori di cibo e di caffè che la rapirono come in un bel sogno, come un invito ad andare ad assaggiare tutto quel ben di Dio.

Sapeva di avere in tasca pochi spiccioli, ma decise di entrare egualmente per riposarsi e scaldarsi un po’ e così in un attimo si trovò immersa in quel mondo fantastico dei ricchi che in questa occasione hanno anche i soldi per fare dei regali ai parenti, agli amici, ed anche ai poveri è la tradizione di questa loro festività che ricorda la venuta in terra del loro Dio in una povera stalla di Betlhem .

L’ interfonico del centro commerciale annunciava con una voce sensuale di donna, che mancavano 15 minuti alla chiusura ed augurava alla gentile clientela un sereno Natale, la ragazza si affrettò ad acquistare con gli ultimi spiccioli qualcosa da mangiare, mise tutto nello zaino e si avviò verso l’ uscita . l’ aria gelida le aggredì nuovamente il volto come una lama tagliente, si tirò su nuovamente il cappuccio e si avviò lentamente alla ricerca di un luogo un po’ riparato dove poter passare la notte, mentre camminava sgranocchiava un pezzo di pane.

Passò vicino ad una fontanella che zampillava si avvicinò e sorseggiò un po’ di acqua, si guardò attorno chiedendosi dove potesse andare a passare la notte, riprese a camminare tra i vicoli semi bui della periferia tra il degrado delle case popolari dagli odori e suoni multi etnici.

Girando l’ angolo della via arrivò in vista dei cassonetti per la raccolta differenziata dei rifiuti ed osservò da lontano una donna che dopo aver gettato qualcosa nel cassonetto giallo della carta si avviò frettolosa e sparì dietro l’ angolo di un palazzone grigio e subito dopo si udì un automobile che partiva sgommando a gran velocità . man mano che si avvicinava ai cassonetti cresceva l’ odore tipico dei rifiuti, si tappò il naso e proseguì oltre con passo spedito.

Da uno dei cassonetti verdi strapieno con il coperchio semi aperto usci un grosso gatto randagio dal pelo arruffato guardò la donna e poi si rituffò in un altro cassonetto alla ricerca di cibo.

Fatti alcuni passi le parve di udire come un miagolio lontano e soffocato, pensò al gatto che aveva visto poco prima, ma poco dopo il miagolio si tramutò in un pianto di neonato, quel pianto disperato tipico dei bimbi appena nati.

Subito la ragazza tornò indietro e si fermò ed ascoltò meglio la provenienza guardando verso le finestre illuminate del quartiere popolare, senza però sentire niente. Lo avrà preso in braccio la madre, pensò e riprese a camminare, ma fatti pochi passi il pianto riprese con rinnovato vigore, quasi rabbioso, e pareva provenire proprio dai contenitori gialli della carta, poiché man mano che si avvicinava cresceva di intensità.

Affrettò il passo in quella direzione aguzzando le orecchie per capire da dove venisse il pianto, più si avvicinava al cassonetto giallo più le sembrava che provenisse da lì quel lamento, arrivata di fronte al cassonetto giallo fu chiaro che il miagolio proveniva proprio da quello, guardò incuriosita dentro e vide appoggiato sopra i giornali una busta di plastica con dentro qualche cosa che si muoveva , infilò le mani nella fessura e prelevò il sacchetto.

Si allontanò e si riparò dentro un porticato, aprì emozionata la busta di plastica e si trovò tra le mani un corpicino caldo e morbido di un neonato. Era una bambina con ancora il cordone ombelicale attaccato e sporca di sangue, la ragazza si prodigò subito per pulire e coprire la piccola, tolse dallo zaino dei fazzoletti inumiditi e lavò la neonata poi aprì il sacco a pelo e la avvolse, così ripulita e coperta la piccola smise immediatamente di piangere.

Dopo quel imprevisto ritrovamento la ragazza si sentì investita di una enorme responsabilità, era come se la sua vita fosse improvvisamente cambiata, come se ora lei si dovesse far carico della piccola come se fosse una sua creatura, come se a partorirla fosse stata lei.

Si era fatto tardi ed il cielo si era dipinto di un grigio opaco ed iniziavano a cadere i primi fiocchi di neve, lenti uno sfarfallio monotono, come quando poi la neve si mette a cadere in abbondanza e tutto ricopre di un bianco surreale quasi come un immensa coperta bianca che copre e lava ogni umano errore; bisognava trovare un rifugio per la notte e poi domani avrebbe portato la piccola alla polizia o all’ ospedale più vicino, ma dove andare ora ?

E poi non voleva separarsi subito da quel batuffolo che ora stringeva al petto, almeno per una notte voleva sentirsi come una mamma provare tutte quelle emozioni di amore e di affetto di cui aveva tanto bisogno e che non aveva mai avuto da nessuno prima d’ ora.

Intanto aveva ripreso a camminare senza più una meta precisa verso la periferia stringendo quel fagotto al petto, le strade erano deserte la gente era a casa a festeggiare il Natale con il classico cenone. Raggiunse un casolare al termine di una stradina sterrata di campagna da dove proveniva un forte odore di letame ed il muggito di una mucca, pensò di trovare riparo nella stalla della cascina, si avvicinò di soppiatto alla porta della stalla ma la trovò chiusa, in quel momento una mucca all’ interno iniziò a muggire con insistenza, si accese una luce ad una finestra e poco dopo una donna uscì con una grossa torcia elettrrica e si diresse verso la stalla, la ragazza si nascose dietro l’ angolo ed attese che la donna entrasse poi si avvicinò alla porta socchiusa la aprì piano e si infilò dentro rannicchiandosi subito in un angolo buio dietro un mucchio di fieno. La donna illuminò con il faro la zona delle mucche puntando la luce verso una in particolare che doveva partorire a breve, le si avvicinò e la osservò attentamente a lungo poi scrollò la testa, puntò la luce verso la porta ed uscì richiudendo a chiave.

Meno male, sospirò la ragazza e depose con dolcezza il sacco sul fieno, lo aprì levò la bambina e se la strinse al petto, ora erano al sicuro al caldo della stalla ed avrebbe potuto riposare fino al mattino. La piccola dimostrò di aver fame e la ragazza non avendo latte proprio, pensò di mungere un po’ di latte da una mucca se lo versò piano su un seno al quale si attaccò la piccola succhiando di gusto a sazietà, poi finito di mangiare subito si addormentò tra le sue braccia.

La ragazza srotolò il sacco a pelo lo depose sul fieno e vi si infilò dentro tenendo la piccola stretta tra le braccia richiuse il sacco e si mise a fantasticare con gli occhi rivolti al soffitto di legno dove c’era un piccolo lucernario dal quale si vedeva il cielo di quella gelida notte di Natale.

Teneva la piccola stretta tra le braccia al caldo del sacco a pelo, le pareva di essere tornata bambina quando giocava con la sua bambola di pezza che le aveva fatto la nonna, ma questa era una creatura vivente piccola ed indifesa e la ragazza si sentiva orgogliosa di averla salvata da una morte sicura per congelamento.

E le tornavano alla mente i giochi della sua infanzia con le amichette, la nonna ce la accudiva con amore ed ogni tanto le parlava della sua mamma andata in cielo troppo presto… e pianse al ricordo di quel cortile lasciato quando era ancora quasi una bambina.

Certo che se la sarebbe tenuta lei la bambina, in fondo era un suo sacrosanto diritto, lei l’ aveva trovata abbandonata nel cassonetto, quindi le apparteneva… e poi che diritto aveva chi l’ aveva abbandonata così, destinata ad una morte sicura se non fossi passata io e non l’ avessi trovata, per me questa piccola è un regalo personale del Dio dei cristiani e un regalo non si cede mai !… e poi potrò aver diritto al bonus di 80 euro promesso dal Governo per le neo mamme, certo dirò che è figlia mia e che suo padre è un italiano ecco perché ha la pelle più chiara… nessuno me la potrà togliere … e poi anche quel loro Dio dicono sia nato povero in una stalla da una madre di colore e senza un vero padre, e sua madre lo ha tenuto con se per sempre … così farò anch’ io con questa piccola !

 

- Vei giò Mariotta, se vos veder l’ presepio vivente ! -

( vieni giù Mariotta, se vuoi vedere il presepio vivente )

Sussurrò all’ orecchio della moglie l’ anziano agricoltore appena rientrato in casa di ritorno dalla mungitura del bestiame.

Scesero insieme e si avviarono rapidamente verso la stalla, arrivati alla porta il vecchio fece cenno con un dito alle labbra di far piano e non parlare.

Una scena degna della coreografia e della regia di un Grande Regista si presentò ai due vecchi, la ragazza dormiva beata nel sacco a pelo semi aperto adagiata sul fieno della stalla e tra le braccia teneva la piccola che pure lei dormiva beata, attorno si erano accovacciate alcune pecore e nell’ angolo la mucca che la notte aveva partorito allattava il vitellino il quale dava delle capocciate ai seni della madre.

La gatta stava accovacciata sul fieno ai piedi della donna mentre i suoi quattro gattini giocavano saltando e rotolandosi sul fieno profumato.

Dal lucernario entrava un fascio di luce tenue dell’ alba imminente che illuminava quella scena che era un inno alla vita, semplice e dolce come uno di quei bei biglietti di augurio di un tempo con scritto : Buon Natale !

 

Bruno Agosti