L' accendino

 

 

Una fiaba per Natale

 

di

Bruno Agosti

 

 

  

 

Marianna era una bambina Rom che viveva nel vecchio camper di suo padre con altri sei tra fratelli e sorelle, che la mamma accudiva come poteva. Il papà di Marianna lavorava, a periodi come manovale edile, il suo era un lavoro precario ed in nero, per la mancanza del permesso di soggiorno dell’ uomo.

Pesavano molto sulla famiglia Rom della piccola, i tanti pregiudizi che la gente aveva nei loro confronti,si diceva che erano zingari e di conseguenza anche dei ladri, era vero che il padre di Marianna, per dar da mangiare alla numerosa famiglia, a volte commetteva dei piccoli furti nei grandi supermercati, rubava però solo lo stretto necessario per poter vivere ed il più delle volte si faceva regalare degli alimenti scaduti che altrimenti sarebbero stati buttati.

Nel campo nomadi non c’era la luce elettrica e nel camper ci si scaldava con una stufetta a gas che era molto pericolosa e per cucinare la mamma, stava all’ esterno sotto una piccola tettoia di plastica.

Marianna aveva dieci anni e frequentava la scuola elementare di quel quartiere, era intelligente e brava specie in matematica, anche a scuola doveva subire il peso di essere diversa, di essere nomade, molti la deridevano, alcuni genitori di bambini compagni di classe di Marianna, avevano persino indetto una petizione popolare con tanto di raccolta di firme per allontanare la piccola da quella scuola.

Aveva solo un paio di amichette, una marocchina ed una cinese, con le quali si fermava a parlare ed a fare i compiti il dopo scuola. Marianna, era una bella bambina, con un viso dolce e triste, con i tipici lineamenti della gente dell’ est, era bionda con due grandi occhi verdi che ti penetravano il cuore con lo sguardo.

Tigre era un gattone randagio dal pelo rossiccio un po’ arruffato come si addice ed ogni buon randagio, ma si era tanto affezionato alla bambina che ogni volte che lei prendeva in borsone con le cose da vendere il gatto capiva e faceva un rumoroso ron - ron mentre , felice, le faceva lo slalom tra le gambe. Solo con lei si comportava in quel modo affettuoso perché di nascosto gli dava qualcosa da mangiare e così si era guadagnato la sua fiducia, ma se qualche estraneo gli si avvicinava lui rizzava il pelo sulla schiena e la coda diventava una grossa spazzola mentre con le unghie bene in vista si piazzava davanti agli intrusi soffiando e mostrando i suoi denti affilati.

Nei fine settimana il padre di Marianna infaatti la obbligava ad andare nella piazza vicina al grande teatro a vendere accendini, CD musicali , DVD ed altri piccoli oggetti che teneva in una borsa da atleti, si sedeva in fondo alla gradinata del teatro ed esibiva gli oggetti ai passanti e qualcuno, a volte, comprava qualcosa, lei rimaneva lì fino a quando imbruniva, poi se ne tornava a casa e consegnava il denaro al padre.

Man-lo, l’ amica cinese, che viveva in una famiglia benestante perché suo padre era un commerciante, quando sapeva che era nella piazza a vendere le sue cose, la andava a trovare e le portava un panno ed una bibita e le lasciava il suo cellulare se avesse avuto bisogno di aiuto, Marianna rangraziava la sua amichetta ed i suoi occhioni verdi si incrociavano con gli occhiolini stretti di Man-lo, mentre Tigre osservava attento la scena con il pelo gonfio accovacciato ai piedi di Marianna, ma senza soffiare perché ormai si fidava della cinesina.

 

Di tanto in tanto, al campo nomadi si presentavano delle automobili dei Carabinieri e della Polizia municipale, dalle auto scendevano dei civili che guardavano, fotografavano e facevano dei prelievi di terreno nei dintorni del campo, qualcuno dei Rom, si era avvicinato alle auto per chiedere spiegazioni, ma i militari furono molto evasivi e dissero che erano dei normali controlli, ma i Rom erano preoccupati e temevano di dover abbandonare il luogo.

Era l’ otto dicembre, un giorno grigio, erano le nove di sera e il padre di Marianna non aveva ancora fatto ritorno al campo. Erano tutti preoccupati e si moltiplicavano le ipotesi sulla natura del ritardo, a togliere tutti i dubbi, ci pensò una pattuglia di carabinieri, che si fermò in prossimità del campo, ne scesero due militari che si diressero verso la roulotte, uno di loro estrasse una busta gialla e la consegnò alla mamma di Marianna, dicendo che il marito era stato arrestato per furto presso un supermercato e che ora era in carcere, condannato per direttissima e tre mesi di reclusione. La mamma prese la busta, mentre tutti si stringevano a lei, e fu a quel punto che Marianna si alzò di scatto, si avvicinò alla mamma che piangeva e disse : - Mamma, non piangere, vedrai ache penso io a te ed ai miei fratellini - la mamma la accarezzò piano, piano ed annuì con la testa, ma continuò a piangere.

Così tutte le sere, dopo la scuola, si recava nella grande piazza del teatro a vendere gli accendini rimasti e le altre cose vi restava fino a notte fonda, per poter guadagnare qualche cosa di più. Man-lo la veniva a trovare anche la sera e le portava una bibita calda nel thermos, le lasciava come sempre il telefonino in caso avesse bisogno di aiuto.

Mancavano due giorni al Natale, quando Marianna arrivò nella piazza del teatro, vide parecchia gente che saliva le gradinate, ma quello che la incuriosì di più era il vedere tante bambine della sua età, accompagnate dai genitori, che salivano la scala ed entravano nel teatro, sulla porta c’ era un cartello con la foto di una bambina bionda, ma non riusciva a leggere quello che c’era scritto, perché era in inglese, c’era anche la traduzione ma era scritta in parole molto piccole e lei non riusciva a leggerle.

Sarà qualche spettacolo per bambini, pensò, si appartò in un angolo vicino alla scala, per non disturbare e per non dare tanto nell’ occhio alle numerose guardie che ronzavano intorno al teatro, si arrotolò la vecchia sciarpa attorno al collo e continuò ad offrire la sua merce ai passanti, mentre Tigre aveva prese alloggio dentro il borsone per ripararsi dal freddo e Marianna chiuse la zip fino a lasciare uscire solo la testona di Tigre che osservava i passanti con sciabolanti occhiate minacciose mentre recitava il suo fragoroso rosario ron - ron.

Dopo una mezzoretta, scortata dalla polizia municipale, arrivò una mercedes nera, tutta luccicante, una macchina lussuosa, si fermò davanti alla gradinata, scese l’ autista ed aprì la porta posteriore, un uomo con un cappotto blu notte ed un cappello nero scese dall’ auto e si diresse, di fretta, verso il teatro, la macchina si spostò nei parcheggi adiacenti alla piazza.

Si era fatta notte, molte luci si erano spente e Marianna, per poter essere vista dai passanti, si spostò verso la gradinata del teatro, l’ orologio della piazza batté le 22 aveva venduto solo qualche accendino a dei fumatori distratti, troppo poco per dar da mangiare ai fratellini, decise allora di restare ancora un po’ per provare a vendere ancora qualche cosa alle ultime persone che, frettolosamente, passavano di lì quella sera.

Intanto, aveva iniziato a nevicare, una neve leggera, che scendeva lenta e formava dei girotondi attorno ai lampioni, come tante ballerine che danzavano nel cielo, - è meglio che vada- pensò la piccola, levò Tigre dal borsone ed iniziò a rimettere le cose che le erano rimaste invendute, mise tutto dentro si alzò, si pulì i vestiti ed i capelli dalla neve che le si era fermata addosso.

Nel frattempo, dalla scalinata era sceso il signore che era arrivato con il mercedes, si fermò all’ ultimo gradino, visibilmente adirato, cercò il telefonino nella tasca del cappotto e chiamò l’ autista per venirlo a prendere, rimise il cellulare in saccoccia e continuò ad imprecare, in inglese, ce l’ aveva con qualcuno che non aveva capito le sue richieste e non lo aveva soddisfatto per niente, poi mise la mano in tasca e tirò fuori un pacchetto di sigarette, ne mise una in bocca e poi cerco, battendo sulle tasche, l’ accendino - Merda, non c’è - disse e poi sempre in italiano riprese - l’ avevo detto a quella stronza… bionde, con gli occhi verdi, le volevo…. Merda, l’ accendino dove l’ ho lasciato ?!?! - e continuava a tastare tutte le tasche che aveva addosso, sempre più innervosito .

Marianna , tolse un accendino dalla borsa, premette la levetta e subito ne uscì una fiammella decisa, si avvicinò lentamente all’ uomo, che non si era accorto della sua presenza, e gli disse . - Signore, ecco un accendino…- L’ uomo si girò, vide la bambina con l’ accendino acceso in mano e la fiammella che le illuminava il volto, vide quelli occhi verdi e quei suoi capelli biondi fluenti sulla schiena , si abbassò e cambiò espressione, il suo volto si fece dolce come se avesse visto di colpo una cosa straordinaria, quello che cerchi da una vita e non hai mai trovato, la piccola gli accese la sigaretta, l’ uomo tirò un paio di boccate, continuando a guardare la bimba, come estasiato, poi lasciò cadere a terra la sigaretta, la accarezzò e le mise le mai sulle spalle dicendole : - Tu, sarai la protagonista ! -

Perfino Tigre che aveva continuato a girare attorno al uomo con il suo solito fare minaccioso, ora aveva smesso di soffiare ed aveva ripreso le fusa tra le gambe dei due.

La fece salire sulla lussuosa mercedes e disse all’ autista di andare all’ indirizzo che voleva la bambina.

Mentre faceva manovra, la vettura si avvicinò alla grande bacheca del teatro, Marianna poté leggere quello che c’era scritto in italiano .

Questa sera, il regista George Clooney, sceglierà la protagonista del suo nuovo film: La piccola fiammiferaia .”

E questo Natale, Marianna la zingarella, ci osserva con la sua aria triste, dall’ alto dei manifesti del grande teatro.

 

Bruno Agosti

 

 

© copyright

 

 

 

 

Questo è un racconto di pura fantasia, nomi persone luoghi e fatti, sono del tutto casuali.

 

 

 

 

 

 

 

Marianna era una bambina Rom che viveva nel vecchio camper di suo padre con altri sei tra fratelli e sorelle, che la mamma accudiva come poteva. Il papà di Marianna lavorava, a periodi come manovale edile, il suo era un lavoro precario ed in nero, per la mancanza del permesso di soggiorno dell’ uomo.