Una rosa nel deserto

 

La storia di Albino Zanotelli

 

 

da sinistra i fanti Agosti Lino e Zanotelli Albino

 

 

Obbediente come tutti i giovani di quel tempo, anche Albino Zanotelli aveva risposto alla chiamata della Patria che lo volle soldato arruolato nella divisione di Fanteria Trento e destinato a combattere nei deserti della Libia dove l’ Italia era impegnata in guerra contro l’ Inghilterra.

Nonostante la sua salute non fosse delle migliori per via di una forma di asma infantile, venne egualmente arruolato nel Regio esercito e destinato nei luoghi meno indicati per quel tipo di patologia.

Sin dal primo impatto nel deserto africano, con la mancanza totale di acqua, il Ghibli che sollevava nuvole infinite di polvere di sabbia, i rifornimenti che erano precari e privilegiavano il materiale bellico all’ acqua, divennero per Albino un vero e proprio dramma.

Lui abituato a vivere in un territorio ricchissimo di acqua, dove non fai dieci passi senza incontrare una fontanella, un ruscello o lo zampillo d’ acqua fresca che una magia eterna fa sgorgare improvvisa da una roccia e ti saluta con il suo canto di vita…

Niente di tutto questo nel deserto, solo sabbia, sabbia e tanta sete.

Per i combattenti delle varie forze in campo sul fronte libico la mancanza di acqua era un vero e proprio tormento che bruciava le gole ed il cuore, in modo particolare ne risentiva Albino con la sua asma e quel respiro che gli bruciava i polmoni e la sete che avrebbe dato un giorno di quella vita che non valeva niente per una borraccia d’ acqua… mah si e dov’ è la mia borraccia che vado a riempirla nell’ oasi che si scorgeva all’ orizzonte, pensò Albino e deciso si avviò verso quel punto verde che indicava per lui la vita.

Tornò dopo un ora con la borraccia piena e dopo una formidabile bevuta fatta all’ acqua pura dell’ oasi che tanto gli ricordava le sorgenti della Binaggia con quella loro acqua cristallina e pura che ne potevi bere a sazietà.

Una mano energica con uno strattone gli strappò la borraccia dalle mani ed una raffica di insulti lo riportarono alla realtà. Erano le urla furibonde di un sottufficiale che gli chiedeva conto del suo comportamento “ scorretto “ …

Ma come ribatté Albino, avrò diritto di non morire di sete almeno … e poi ad ammazzarci tutti ci penseranno gli inglesi… ma il graduato non volle sentire ragioni e minacciò anche di far fucilare il povero Albino.

Intervenne a quel punto un superiore che era stato informato del contenzioso e con la saggezza dei meridionali per i quali la mancanza di acqua era una forma endemica di sofferenza e di disagio nelle loro terre, il quale prese le difese di Albino e disse che procurarsi da bere alla fine non era un reato. Sorpreso ed annullato dall’ intervento del superiore il sottufficiale non trovò di meglio per vendicare il suo orgoglio ferito che versare la preziosa acqua che il buon Albino si era portato dall’ oasi nella sabbia arida del deserto libico suscitando l’ unanime disprezzo dei presenti.

Il deserto arido e caldo trangugiò avido ed assetato l’ acqua che scendeva dalla borraccia, rimase soltanto una chiazza più scura a testimoniare la malvagità ed il disprezzo di cui l’ uomo sa a volte essere abile attore.

Ma quell’ acqua sottratta ad Albino e versata nel’ arida sabbia da un gesto di odio non andò perduta, perché l’ acqua è vita e la vita ritorna ad essere amore e l’ amore è una rosa che sboccia nel deserto e come la rosa di Gerico rifiorisce solo se le dai acqua e mostra a tutti la bellezza dei suoi colori che sono vita, come vivo è il ricordo di tutti i combattenti di El Alamein

 

© Bruno Agosti

 

Un sentito grazie ai figli Mariarosa, Lino e Rodolfo per la preziosa collaborazione.