Il presepio

 

 

 

Una fiaba di Natale

 

di

 

Bruno Agosti

 

 

 

Rosetta, è una bella e vispa bambina di cinque anni, figlia di un ricco agricoltore della Val di Non, frequenta l’ ultimo anno della scuola materna, intelligente e piena di ingegno e fantasia.

A casa di un amica, un po’ più grande di lei, lo scorso Natale aveva visto il padre dell’ amichetta che assieme ai fratellini, preparavano il presepio di Natale con muschio preso nel vicino bosco, per fare il prato, dei ramoscelli di abete per fare le piante, dalla carta stagnola per fare il laghetto, e la fantasia di Rosetta non aveva limiti, partecipò anche lei , di buona lena all’ allestimento del presepio.

Si potrebbe fare il muro con il polistirolo, il ponte con dei piccoli legni, le mura di cinta con il cartone delle cassette delle mele…” e continuò a dare dei consigli che venivano presi in considerazione dai presenti e messi in pratica.

Alla fine il risultato fu un presepio, semplice ma bello, forse le proporzioni e la prospettiva non erano deghe di un architetto, ma era comunque bello, il padre dell’ amica che era elettricista, mise le luci nei punti giusti del presepio, poi mise vicino l’ albero con tante luci che sembravano stelline multicolori, la felicità dei bambini la si poteva cogliere nei loro occhi che brillavano ancora di più delle luci del presepio.

Il prossimo Natale lo faccio anch’ io assieme a mio papà, disse orgogliosa la bambina, poi tirò fuori dalla tasca della giacca a vento il telefonino e scattò alcune foto del presepio, per ricordo e per avere un idea per l’ anno prossimo. Tornò a casa felice, mostrò le foto alla mamma che era appena tornata dal lavoro, la mamma disse che erano belle, diede un bacio alla piccola e si rimise a sedere davanti al televisore.

Quando tornò il padre, la cena era già pronta sul tavolo, ma prima di mettersi a tavola Rosetta volle che il padre vedesse le foto del presepio dell’ amica sul suo telefonino e dopo molta insistenza, gli strappò la promessa che per il prossimo Natale l’ avrebbe aiutata a prepararne uno per lei.

Era felice, già immaginava il bel presepio, tutto suo, già la sua feconda fantasia era in piena attività, qui avrebbe messo la capanna , qui le case , qui il torrente con il laghetto e continuò a fantasticare fine a quando si addormentò.

 

Quell’ anno le mele erano particolarmente belle ed abbondanti, ed il padre di Rosetta ne parlava spesso, soddisfatto, allora lei , prendeva sempre l’ occasione per farsi rinnovare la promessa che per Natale l’ avrebbe aiutata a fare il presepio. Quando rimaneva sola in casa, la piccola andava sempre in soffitta guardare le statuine del presepio che aveva conservato il nonno, quanti personaggi e quante pecorelle poi i cammelli il dromedario, la tigre l’ elefante… guardava per un po’ affascinata, da tutte quelle statuine e poi richiudeva con cura le scatole. Non era , però, mai riuscita a trovare il bambino Gesù che secondo lei doveva essere in quella scatola in alto sopra l’ armadio, ma avrebbe chiesto al padre di prenderla quando fosse giunta l’ ora di fare il presepio.

Intanto il tempo passava, e venne il momento di andare a scuola, era il primo anno, per lei era un mondo nuovo, che la affascinava e la divertiva, anche la raccolta delle mele terminò e Rosetta non vedeva l’ora che arrivasse il momento di fare il presepio, già aveva scelto il posto in un angolo del soggiorno lontano dalla televisione dove la mamma guardava il grande fratello ed un posto al sole e quando guardava quelle cose, nessuno la poteva disturbare…

Dopo le abbondanti piogge di metà novembre, il tempo si era ristabilito e viste le belle giornate di cielo sereno e soleggiato, il padre di Rosetta iniziò il lavoro di potatura dei meli, così partiva al mattino con il grosso Fendt verde, con montate le bombole dell’aria compressa, tornava a mezzogiorno per mangiare un veloce pasto, ritornava in campagna fino all’ imbrunire, alla sera, stanco andava a letto presto, dopo aver salutato la piccola con un bacio e con un cenno ed una strizzata d’ occhio la moglie.

Chissà cosa volesse poi dire , con quell’ occhiolino, il papà, pensava Rosetta mentre la mamma si affrettava a metterla a letto.

 

Rosetta non aveva fratellini, era sola e la mamma le spiegò, una sera, che quando il papà le faceva l’ occhiolino, era perché le voleva regalare un fratellino.

Lei si addormentava felice.

 

Arrivò, finalmente, dicembre e la bambina aspettava con ansia il giorno che assieme al padre avrebbe costruito il presepio, ma i giorni passavano ed il padre continuava i lavori in campagna.

Un mattino, la sua compagna di scuola le disse che il giorno dopo suo padre si sarebbe preso una giornata di permesso e, tutti assieme, avrebbero fatto il presepio e l’ albero di Natale, quando alla sera, tornò suo papà dalla campagna, subito dopo aver cenato, Rosetta chiese conto della promessa fatta e invitò il padre a fermarsi una mezza giornate per fare il presepio.

Il padre gli rispose che non aveva tempo, che aveva un lavoro urgente da finire nei campi, prima che venisse la neve… e si avviò verso la stanza da letto, poi, come gli fosse tornato in mente qualche cosa di importante, tornò sui suoi passi, prese la giacca dall’ attaccapanni e da un taschino recuperò un foglietto che diede alla piccola dicendo: “Tieni e di a tua madre che te lo legga, ahh !, i soldi sono nel portafoglio …”

 

Con le lacrime agli occhi, Rosetta corse alla mamma per vedere cosa c’era scritto sul foglio, la madre spiegò che Il Comune aveva organizzato un corso per insegnare e fare il presepio ai bambini , che costava 30 euro e che l’ avrebbe mandata. Rosetta ribatté che lei non voleva andare al corso, ma voleva che il padre la aiutasse come aveva promesso e come faceva quello della sua amica, corse nella sua cameretta piangendo, e chiuse a chiave la porta, continuò a piangere fino a che dopo un poco, sfinita , si addormentò.

Il giorno dopo, Rosetta non andò a scuola, disse alla mamma che non si sentiva bene, la madre la lasciò a letto dicendole che le aveva preparato la colazione sul tavolo, che lei doveva andare al lavoro e che non doveva aprire la porta a nessuno, fino a quando non fosse tornata lei alle quattro del pomeriggio.

La bambina annui dicendo alla mamma di stare tranquilla.

Appena uscita di casa la madre però, la bambina si alzò subito si vestì e salì in soffitta dove c’erano le statuine del presepio del nonno. E’ si, che se lo sarebbe fatto da sola il presepio lei ! pensava, così quando stasera tornano mamma e papà lo trovano già fatto e mi diranno che sono stata brava.

Cominciò e portare sotto in salotto le scatole con le statuine, poi prese la capanna fatta con della corteccia di larice, quanto pesava quella ! Poi trovò del vecchio muschio secco e delle vecchie cassette delle mele vuote con le quali fece il piano per il presepio, come aveva visto fare dal padre della sua amica, con la carta di alluminio per i cibi fece un bel laghetto con la sabbia del gatto fece le stradine con la farina gialla fece il deserto e con quella bianca la neve sulle montagne, poi ci mise gli animali le pecore nell’ erba, i cammelli nel deserto, poi mise i pastori i Re Magi li mise lontani, mise la capanna con dentro il bue e l’ asinello, Maria e Giuseppe, mancava solo il Bambinello che stava nella scatola in alto sopra il grande armadio in soffitta.

Era tutta sudata per quel continuo salire e scendere dalla soffitta, ma era soddisfatta e felice per quel suo presepio che le sembrava bellissimo e poi, vuoi mettere, fatto tutto da sola, ed ora sarebbe andata a prendere il Bambino Gesù, che emozione, risalì in soffitta, guardò la scatola in alto sopra l’ armadio, troppo in alto, non ci sarebbe mai arrivata… Si ricordò allora, della scaletta nella dispensa, quella che usava la mamma quando faceva le pulizie di casa, scese e la portò con se in soffitta, la appoggio all’ armadio e salì fino all’ ultimo gradino prese piano, piano, la scatola e pensò: Eccolo Gesù bambino ! la tirò verso di se ma si sbilanciò , perse l’ equilibrio e cadde all’ indietro, battendo con estrema violenza la testa sullo spigolo della vecchia cassapanca scivolò a terra e non si mosse più.

Rimase lì, con i grandi occhi spalancati, mentre un filo di sangue le usciva dalla bocca socchiusa e le scendeva fino al mento,

La scatola si era aperta ma la statua del Bambinello non si era rotta, era rimasta fra le braccia aperte di Rosetta, come in croce .

Il suo presepio Rosetta, però lo aveva fatto !

 

FINE

 

Bruno Agosti

 

Nomi, fatti, persone e località di questo racconto, sono di pura fantasia e del tutto casuali.

 

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