La compagnia teatrale

 

Capitava di frequente, quando ero ragazzino, che in paese facesse tappa una compagnia teatrale, proveniente dalle più disparate parti del nostro paese.

Nella maggior parte dei casi, la una famiglia patriarcale che aveva scelto quel tipo di lavoro e recitava commedie più o meno drammatiche, spostandosi di paese in paese, portavano quello che allora era una cultura nazional popolare molto in voga tra le campagne. Erano piccole compagnie nomadi che raccontavano in maniera teatrale, i drammi e le storie vere di quei tempi.

Andava tanto di moda, recitare le storie biografiche dei santi più popolari, specie dei martiri, come la storia di santa Maria Goretti o gi santa Genoveffa.

Alla commedia, seguiva sempre una farsa comica che concludeva lo spettacolo.

La compagnia rimaneva in paese una decina di giorni e recitava il meglio del suo repertorio.

Il teatro allora era situato nel piano superiore del Dopolavoro, dove ora , credo, sia sistemata sede della Pro loco, era un teatro piccolo, con le panche ed il pavimento di legno, la sede era di proprietà della Società Operaia Cattolica fondata da un parroco ****.

Erano attori bravi e preparati, allestivano le scene con materiali che portavano con se, si avvalevano anche della collaborazione di gente locale che li aiutava nei lavori, faceva la comparsa o qualche piccola parte, ma , soprattutto aiutava loro nella parte logistica.

Era sempre una novità ed una grande emozione partecipare alle recite, a me, ad esempio, piaceva un mondo recitare ed ero anche bravo. Il piccolo teatro, si riempiva in fretta di gente, uomini, donne e ragazzi, si potevano ammirare le innovazioni tecnologiche che non si era mai visto prima di allora, come luci speciali, esplosioni con fuochi pirotecnici ed altre meraviglie della tecnologia applicata al teatro. Dopo un ora il teatro era pieno di fumo di sigaretta, allora non c’ era il divieto di fumare in luoghi pubblici egli uomini si accendevano comodamente le loro sigarette.

Il giorno successivo al loro arrivo, si presentò alla nostra scuola un signore che accompagnava una bella ragazzina, parlò con il maestro un attimo, poi uscì lasciando la bambina assieme a noi. ‘ E’ stata una grande sorpresa per noi, allora non c’ erano scuole multirazziali, allora eravamo noi italiani ad essere costretti ad andare per il mondo in cerca di lavoro, tutti, infatti, avevano in famiglia qualche parente che era emigrato in America o in altre parti del mondo, io avevo tre zii, fratelli di mio padre, emigrati, Mary e Niky negli USA e Ada in Belgio, successivamente, nel 1966 – 67, partirono per gli USA , un'altra zia, Lina, assieme al marito ed a tre miei cuginetti Roberto, Sandro e Lino. Non ricordo più il nome di quella ragazzina, ricordo il suo viso dolce, era figlia di gente bella per natura e per il lavoro che facevano erano quasi obbligati ad esserlo. Le sere delle recite, rivedevo la ragazzina sul palcoscenico, che recitava qualche piccola parte nei ruoli di bambini o di quando il protagonista era ancora giovane, era brava ed elegante nella postura, e riceveva molti applausi da noi anche eravamo per un po’ di tempo, i suoi compagni di classe. Questo piccolo episodio lo ho raccontato per marcare la differenza di comportamento che c’ era 50 anni fa, in merito alla presenza di persone estranee nei paesi, e il differente modo di approccio nei loro confronti. Si veniva dal periodo del Fascismo, dove si diceva che eravamo razzisti e colonialisti, è vero, la parte peggiore del regime aveva proclamato le leggi razziali contro gli Ebrei, ma da noi tutto questo era molto lontano, quasi virtuale. La prova ne è che allora il padre di quella ragazzina, con due parole dette al maestro, aveva sistemato la propria figlia a scuola, nessuno aveva protestato, ne noi ne tantomeno i nostri genitori, impegnati in ben altri problemi e stanchi dal duro lavoro dei campi. Allora mi viene spontanea questa domanda e questa riflessione, ma questo razzismo, tanto ostentato dai movimenti antifascisti, era zero o esagerato ad arte ? Alla mia età non l’ ho mai visto ne vissuto, molti anni dopo, quando la società di dichiarava libera, democratica, rispettosa dei diritti umani, ho visto, episodi di puro ed ignorante razzismo nei confronti di popoli, etnie e religioni, diverse dalla nostra… Forse è vero che le barbarie ed i crimini, vengono sempre attribuiti agli sconfitti.

Quando se ne andò, la ragazzina ci salutò ad uno ad uno, anche noi la salutammo e le dicemmo arrivederci, e buona fortuna, se ne andava da noi, e domani sarebbe entrata in una scuola di un altro paese.