INTRODUZIONE

 

A 100 anni dalla Grande Guerra che ha avuto inizio il 28 luglio 1914, intendo ricordare in questo modo i miei compaesani che ho avuto modo di conoscere, che hanno combattuto in questo conflitto.

Intendo anche narrare alcuni episodi di fatti avvenuti nei nostri paesi nel periodo e nel contesto storico della Grande guerra.

E’ il ricordo di persone chiamate dalla loro Patria a compiere il loro dovere di soldato, scesero in campo per onorare questo patto, senza indugio, con un solo desiderio nel cuore : poter tornare al paese natio.

Molti non tornarono, altri tornarono resi invalidi dalla guerra, ma tutti tatuati a fuoco dal ricordo della tragedia della guerra.

 

 

A sinistra nella foto AGOSTI Emanuele, AGOSTI Arcangelo ed uno aconosciuto.

 

 

 

LA GRANDE GUERRA

 

1- Arcangelo Agosti

 

LA GRANDE GUERRA

1- Arcangelo Agosti

Testimonianza


Ora che non sono più giovane, ora che riesco con maggior esperienza a dare il peso giusto alla vita vissuta ed ai ricordi, penso spesso a quanto mi raccontava, tanti anni fa’, un uomo vecchio e saggio di Scanna, Arcangelo Agosti, uno di quelli uomini che hanno vissuto nei nostri paesi, una di quelle persone che adesso sono diventate rare, che hanno brillato per la loro onestà e delle quali oggi sento la loro mancanza e ritengo doveroso ricordare e raccontare a tutti come esempio la loro vita. In un contesto sociale e culturale profondamente cambiati, dove i valori positivi che scandivano la vita tranquilla di un tempo lontano vengono sostituiti da falsi miti fatti di alta tecnologia, arida e senza cuore, nella quale cerchiamo ragioni di vita ed alla quale affidiamo ricordi e rimpianti che vengono divorati e distrutti da un meccanismo perverso e senza cuore. Arcangelo era un agricoltore ed abitava a Scanna di Livo, nella casa dove c’è la fermata dell’ autobus che scende da Rumo diretto a Cles, ora disabitata da anni.
Era nato il 17. 02. 1887 sposato con Emilia ed aveva 4 figli masghi ed una femmina morta giovane, era una persona mite e generosa, impegnata nel sociale e nella cooperazione.
Quando ho avuto il piacere ed il grande onore di poterlo conoscere e poterne apprezzare le sue doti di uomo onesto e grande lavoratore, io ero un giovane studente appassionato della storia contemporanea mentre Arcangelo era già un uomo adulto sulla via della vecchiaia. Di lui ricordo soprattutto la grande ed incondizionata fede in Dio e nella Madonna, ogni volta che mi avvicino alla chiesetta di Scanna, mi pare ancora di vederlo salire la scaletta in pietra, con il passo lento dei vecchi, le sere di maggio per andare a recitare il rosario alla Madonna, con il suo sorriso di uomo dalla Fede incrollabile, con i suoi lunghi baffi bianchi e la tranquillità di chi attende sereno un premio guadagnato con una vita limpida, umile ed onesta di grande lavoratore, sposo fedele e padre esemplare. Al tempo della grande guerra, come tutti gli uomini giovani e validi di allora, venne anche lui chiamato a servire l’ Imperatore Francesco Giuseppe d’ Austria, che aveva dichiarato guerra alla Serbia. Il conflitto si era però estese anche ad altre nazioni, tra queste la grande Russia dello Zar Nicola ll di Romanov e proprio contro i soldati dello Zar venne mandato anche Arcangelo. Dicevo, che il mio pensiero và tante volte al buon Arcangelo e quando penso a lui mi torna sempre in mente un episodio bellico che lui mi raccontò circa 40 anni fa’ I soldati erano schierati nelle rispettive trincee, gli austriaci da una parte ed i Russi dall’ altra, ad un certo punto, i soldati Russi si mossero all’ assalto delle trincee austriache, dopo averle pesantemente bombardate con l’ artiglieria di diversi calibri. Venivano all’ assalto con i loro fuciloni lunghi, a piccoli gruppi, sparsi sul terreno, dopo una breve corsa si buttavano a terra per poi riprendere l’ assalto. Naturalmente, dalle trincee austriache il fuoco delle mitragliatrici e dei fucili era intenso e non tutti i soldati russi si rialzavano per riprendere l’ assalto, molti restavano a terra morti o feriti. Alla fine dopo vari tentativi falliti, vista l’ impossibilità di prendere la trincea austriaca, decisero di ripiegare delle loro posizioni di partenza con la copertura del fuoco di interdizione della loro artiglieria.
Finita la battaglia con il suo frastuono di esplosioni e spari, tornò un silenzio quasi irreale e quasi più fastidioso del fragore della battaglia, ma dopo un po’ dalla così detta terra di nessuno, che è la parte di terreno che và da una trincea all’ altra e dove è pericolosissimo sostare perché sotto tiro del nemico senza alcuna protezione, si udì un soldato russo ferito che implorava aiuto e chiamava mamma. Sicuramente il lamento e le richieste di aiuto del povero soldato erano sentite anche nelle trincee russe, ma nessuno si muoveva per prestare soccorso per il timore di essere colpito dalle mitragliatrici degli austriaci, anche allora c’ era la convenzione di Ginevra che garantiva l’ incolumità agli operatori della Croce rossa e della Mezza luna rossa, però non sempre questa convenzione era rispettata, specie dopo aver subito un assalto, ed era facile che qualcuno, innervosito, cominciasse a sparare di nuovo.
Il lamento del soldato continuava e lacerare l’aria ancora odorante dei fumo delle esplosioni della battaglia, feriva il cuore ed entrava nel cervello ancora di più delle fucilate. A quel punto, il Capitano comandante della trincea austrica chiamò Arcangelo gli consegnò una busta contenente una benda ed il necessario per una medicazione sul campo, gli ordinò di uscire dalla trincea e di andare a prestare soccorso al soldato ferito. Era un ordine, e si doveva solo obbedire, Arcangelo uscì dai reticolati, pensando: “ sia come sia se questa è la mia ora sia fatta la volontà di Dio !” Tutti lo seguirono con lo sguardo mentre avanzava strisciando nella terra di nessuno per avvicinarsi al ferito,mentre i suoi compagni col fucile imbracciato, erano pronti al fuoco di copertura se fosse stato necessario. Arrivò dal soldato che aveva una ferita da erma da fuoco al petto, gli aprì la giacca gli medicò la ferita e gli applicò sopra la benda che gli aveva dato il suo Comandante. Stava per imbrunire, ed era calato su tutta la trincea un silenzio quasi sacro, tutti osservavano Arcangelo che armeggiava attorno al ferito, guardavano, ammirati, i suoi commilitoni austriaci e guardavano, sorpresi da tanta gratuita umanità i soldati dello Zar. Finito il suo compito Arcangelo tornò in fretta chino sul terreno, verso la sua trincea aveva obbedito senza discutere ad un ordine del suo Capitano, ma quello che mi piace sottolineare, è che aveva obbedito al comandamento di Dio “ ama anche i tuoi nemici “. Con il passare del tempo il lamento si fece sempre più debole, finché cessò del tutto.
Arcangelo mi raccontò che dopo poco tempo con una manovra a tenaglia, preponderanti forze russe fecero in quella zona moltissimi prigionieri austriaci, tra cui lui, mi raccontò che durante quella battaglia, il suo comandante aveva scambiato i Russi per rinforzi austriaci, dicendo “ unsere “ … poi Arcangelo, scuotendo il capo mi sesse : “ se l’ me svessa scotà mi…” ( Se mi avesse ascoltato … ) Fu liberato dalla prigionia nel 1917 a seguito della rivoluzione di ottobre e dell’ avvento del socialismo in Russia che determinò la fine immediata della partecipazione della Russia alla grande guerra. Questo fu Arcangelo Agosti, un galantuomo in guerra ed un uomo giusto nella nostra comunità.


© Bruno Agosti



Brano tratto dal romanzo autobiografico I GIORNI DELLE BACCHE ACERBE