Corazza Augusto Larcger Lina

 

Tra le persone che ho avuto il piacere e l’ onore di conoscere e che mi hanno fatto dono della doro conoscenza e della loro esperienza ci sono i coniugi Augusto e Lina Corazza.

Persone umili e modeste, educate alla vita di povertà dagli eventi della storia che a volte sa scrivere pagine difficili per chi le vive, ma che per chi ne sa cogliere il senso profondo, diventano vere lezioni di vita, da dove attingere a piene mani e far tesoro dei veri valori che veramente contano nella vita di un uomo.

Augusto era un uomo di Brez che si era trasferito a Preghena negli anno ’60, era di professione calzolaio ( cjialiat ) e prestava la sua arte agli abitanti del Mezalone e di chi ne aveva bisogno.  Augusto era un manovale in quella occasione, ma era anche un artigiano calzolaio, lavoro che sapeva svolgere molto bene. Lina era una casalinga ed era originaria di Tret in alta valle di Non. Augusto e Lina ebbero tre figlie femmine, Daniela sposata a Cis, Faustina sposata a Preghena e Laura nubile che abita a Preghena.

La mia conoscenza e poi la mia profonda amicizia con i coniugi Corazza inizia all’ inizio degli anni ’80 quando io ero presidente dell’ E.C.A. di Livo (Ente Comunale Assistenza ) che si occupava in modo diretto da parte dei comuni del fabbisogno economico delle persone meno abbienti. Dopo il lavoro sulla strada provinciale, Augusto si era fermato a Preghena dove viveva in affitto nella casa di proprietà dei signori Vender, quel periodo fu molto tormentato per loro in quanto i proprietari non vedevano di buon occhio gli inquilini e frequenti erano i litigi.

Augusto lavorava da calzolaio in un locale al piano terra della canonica e quando quel lavoro scarseggiava prestava le sue braccia per lavori nei campi o nei boschi, ricordo che quando io ero poco più di un ragazzino e lavoravo da manovale all’ ammodernamento della strada interpoderale di Barbonzana, c’ era anche il signor Augusto sul cantiere a lavorare. In quel periodo nell’ abitato di Preghena si era costituito una specie di comitato formato da gente locale, che aveva come scopo dichiarato la cacciata dal paese della famiglia Corazza, questo particolare mi venne riferito dal parroco Don Pio Dallavo che aveva da poco sostituito il vecchio parroco don Pietro Bisoffi. Inutile ogni commento.

I coniugi corazza dovettero lasciare la casa dei signori Vender e trovarono alloggio presso un appartamento nella vecchia canonica al primo piano, era un appartamento fatiscente, le pareti divisorie in pannelli di legno pressato che con la presenza delle stufe a legna rendeva molto pericoloso l’ abitarvi.

Un giorno mi convocò in comune l’ allora Sindaco il signor Carlo Penasa che mi informò, molto preoccupato, che stavano cercando di sfrattare i coniugi Corazza in base alle perizie dei tecnici del Comprensorio che erano intervenuti per verificare la staticità della casa.

In quel momento l’ Amministrazione Penasa stava concludendo il passaggio di proprietà delle vecchie scuole di Varollo con l’ istituto per l’ abitazione popolare ITEA della Provicia di Trento e si poté garantire in base alla graduatoria un appartamento decoroso e riscaldato alla famiglia Corazza.

Questa è la storia cruda della famiglia Corazza, soggetta ad ogni sorta di privazioni dalla vita e di angherie dai loro compaesani per il solo fatto di essere poveri. E questa povertà materiale, la vita ha forgiato e ferrato con chiodi di sofferenza, in Augusto a Lina un carattere mite e tranquillo, una generosità che solo ai poveri ed ai puri di cuore viene concessa, una gioia di vivere che solo chi non ha più niente da perdere è capace di trasmettere con grande semplicità perché era l’ unico dono di cui disponevano in abbondanza e non costava loro nulla regalarlo al prossimo.

Lina allevava conigli che teneva negli scantinati messi a disposizione dal Parroco, come pure l’ orto dove coltivava un ben di Dio di ortaggi di vario tipo e patate, e quante volte mi hanno regalato un coniglio e dei cesti di verdura, riconoscenti per quello che avevo fatto per loro. Quando vennero ad abitare nella casa ITEA di Varollo, non scordarono mai la vecchia canonica di Preghena, anzi vi si recavano tutti i giorni, Augusto a lavorare da calzolaio e Lina ad accudire i conigli e l’ orto.

Nella casa accogliente di Varollo non ebbero la fortuna di abitarvi a lungo perché morirono entrambe relativamente giovani.

Voglio concludere con le parole usate dal Parroco all’ omelia della Santa Messa funebre di Augusto :

Se guardiamo la tua vita dal punto di vista del fare soldi, possiamo dire che sei stato un fallimento…”

E sono sempre i fallimenti che ci insegnano nuovi motivi di vita.