INTRODUZIONE

 

A 100 anni dalla Grande Guerra che ha avuto inizio il 28 luglio 1914, intendo ricordare in questo modo i miei compaesani che ho avuto modo di conoscere, che hanno combattuto in questo conflitto.

E’ il ricordo di persone chiamate dalla loro Patria a compiere il loro dovere di soldato, scesero in campo per onorare questo patto, senza indugio, con un solo desiderio nel cuore : poter tornare al paese natio.

Molti non tornarono, altri tornarono resi invalidi dalla guerra, ma tutti tatuati a fuoco dal ricordo della tragedia della guerra.

 

 

 

Zanotelli Pietro

 

 

 

Perini * 05.06.1876 + 25.04.1953

 

Come tutti gli uomini validi dell’ Impero, anche Pietro Zanotelli venne chiamato a servire la causa bellica dell’ impero Austro ungarico e come la maggioranza dei sudditi di origine italiche, venne spedito a combattere contro la Russia dello zar Nicola ll° , per il timore che se fossero stati destinati al fronte italiano avrebbero potuto magari disertare e passare con gli italiani magari dandosi prigionieri.

Anche lui come altri giovani dovette lasciare la casa, i campi, la moglie Elisa ed i tre figli Alessandro, Cornelio e Severino ancora piccolissimo, per venire catapultato sul fronte russo dove, ferito in battaglia venne raccolto ed ospitato in un isba.

La moglie Elisa attese per lunghi anni il suo ritorno accudendo i figli ed i campi, finchè un giorno mentre stava lavorando nell’ orto, il figlio Severino corse trafelato dalla mamma e le disse : - mamma, mamma ven en om furest !!! - si avvicinava infatti un uomo che la donna ritenne essere uno sconosciuto e che la fece preoccupare e mentre si avviava verso casa l’ uomo la rincorse e la raggiunse e la abracciò e le disse di essere suo marito tornato dalla guerra… non lo aveva neppure riconosciuto tanto era il tempo passato dalla sua partenza.

Pietro durante i duri scontri con i soldati russi, in molti casi dovette far ricorso alla baionetta avendo modo così guardare negli occhi il nemico non riuscendo a trovare delle differenze se non nel colore della divisa.

Questi momenti tragici ed intensi segnarono per sempre la vita di Pietro e quando i soui figli dovettero partire per la nuova avventura bellica della seconda guerra mondiale, tra le tante raccomandazioni che fece loro vi fu anche quella di vedere nell’ avversario prima di tutto un uomo e nei popoli vinti prima di tutto dei fratelli …

Ricordava sempre loro con grande riconoscenza la donna russa che lo raccolse ferito e lo trascinò nella sua povera isba dove viveva con i suoi figli, lo curò e lo ospitò tenendolo nascosto per tutto l’ inverno facendolo dormire nella stalla con il rischio di essere scoperta e punita come collaborazionista. Pietro appena guarito aiutò la donna nei lavori dei campi dato che il marito era al fronte e così ritrovò, anche se molto lontano da casa sua, il calore e l’ affetto di una famiglia e con il passare del tempo anche i ragazzini si affezionarono a lui al punto che lo chiamavano papà.

Quando Pietro ricordava la sua prigionia in terra di Russia, ricordava quanto questa terra fosse vasta, sconfinata, raccontava che quando si iniziava ad arare un campo il solco era talmente lungo che si partiva al mattino e si ritornava con il solco parallelo verso mezzogiorno… mentre nelle nostre piccole proprietà si era sempre “ al ciavazal del ciamp “

 

Un sincero ringraziamento al nipote Paolo Zanotelli per la preziosa collaborazione.

 

© Bruno Agosti