Le padelle

 

cando i bateva le padele ai sposi “

 

Da tempo immemorabile, e fino a tutti gli anni ’60, quando un uomo decideva di convogliare a giuste nozze, tra i tanti impegni ed obblighi che precedevano il grande giorno, vi era quello di lasciar pagato “ da bever “ nelle varie osteria della zona.

Era questo un segno di amicizia e di condivisione del lieto evento che si andava a celebrare, ma soprattutto era ritenuto di vitale importanza per poter compiere i propri doveri coniugali, la prima notte a due, ance perché , quello che da sposati è diventato un dovere, diciamo pure anche piacevole, prima era un divieto assoluto.

Chi ometteva, infatti, di “ pajar da bver “ , poi , a nozze celebrate e non ancora consumate, veniva sottoposto alla pesante condanna del rito “ dele padele “ . Era questa una tradizione popolare che era tramandata dalla notte dei tempi, e consisteva nel fare il maggior chiasso possibile, sotto le finestre del maldestro sposo, che già pregustava i piaceri coniugali, usando delle pentole, coperchi, bidoni, lame della sega circolare e tutto quello che poteva generare dei forti rumori. Il rito, iniziava all’ imbrunire e proseguiva per ore fino a notte fonda, rovinando di fatto la luna di miele al malcapitato ed alla sua signora, che per la verità aveva la sola colpa di aver sposato un uomo giudicato avaro e per questo, sonoramente, punito.

La “ funzione “ non si limitava a quella sera, ma proseguiva poi con una cadenza prestabilita, come fosse una liturgia punitiva e purificatrice dell’ offesa subita dai frequentatori delle bettole di allora, da riscattare a puntate. C’ è anche da aggiungere, che a quei tempi, pochi si potevano permettere il viaggio di nozze, pertanto erano obbligati a subire questa terapia con le varie dosi di richiamo.

Ricordo, che quando si sposò il signor Zanotelli Ottavio di Scanna, fu sottoposto per settimane a questo trattamento, e tra i capi banda che organizzarono l’ evento, c’èra il signor Maninfior Benito, che però quando si maritò, commise la fatale imprudenza di non pagare da bere, magari confidando che erano cambiati i tempi, o che ci si fosse dimenticati delle tradizioni, e invece no, si dette vita ad un frastuono di padelle biblico, per sere e sere, fino a quando il signor Maninfior sporse denuncia alla magistratura. Dopo poco il Signor Pretore di Cles, convocò in udienza i querelati per capire e dirimere la questione, l’ avvocato difensore dei battitori di padelle, dimostrò al Pretore che si trattava di una manifestazione di carattere goliardico che da tempi immemorabili era giunta fino a noi e che tutti, fino a quel momento, l’ avevano considerata tale, neppure il vicinato si era mai lamentato dei rumori notturni, sapendo le “ nobili motivazioni “ che stavano alla base di tanto frastuono, e furono assolti perché il fatto non costituiva reato.

Apriti o cielo ! la sera stessa riprese con rinnovato vigore, forti della sentenza a loro favorevole, il baccano notturno per ancora un po’ di tempo. Dopo di allora, la tradizione andò a morire, anche perché era sempre più frequente tra i novelli sposi il classico viaggio di nozze, ma, soprattutto, l’ economia della zona era in forte crescita e tutti avevano il denaro per lasciar pagato il da bere presso le osterie, tradizione che, anche grazie al “ bater le padele “ a tutt’oggi viene rinnovata e rispettata, come segno di buon auspicio per una nuova famiglia che nasce.