I chierichetti

 

Tutti i bambini che avevano ricevuto la prima Comunione, erano anche automaticamente autorizzati a svolgere le mansioni di chierichetto ed a servire la S. Messa. Don Giuseppe Calliari, ci aveva insegnato le varie fasi della S. Messa e il ruolo di noi chierichetti.

C’ erano diversi attrezzi da dover usare, “l’ santarel “che era il contenitore dell’ acqua santa, “l’ turibol “ il turibolo con l’ incenso che diffondeva un fumo profumato, le ampolle che contenevano il vino e l’ acqua, poi c’ era il messale, i ceri, c’ erano i paramenti sacri il calice dorato, la pisside, insomma un armamentario di oggetti sacri.

Noi vestivamo con delle tuniche bianche e nere, per fare il chierichetto, bisognava arrivare per primi in sacrestia, per aiutare il prete a prepararsi, predisporre gli oggetti al posto giusto, mettere la lunga asta di impugnatura alla borsa per le offerte, preparare acceso la brace di carbonella per poter bruciare l’ incenso ed altre piccole cose.

Il sacristano era un uomo di Varollo che si chiamava Severino Carotta, era incaricato di suonare le campane, che a quel tempo erano ancora azionate mediante delle grosse funi, aveva anche l’ incarico di scavare la fossa nel cimitero quando moriva qualcuno, ora le campane suonano azionate da grossi motori e le fosse vengono scavate dagli operai del comune.

C’era un periodo dell’ anno, mi pare che era la primavera, nel quale si svolgevano le “ rogazioni “.

Erano delle processioni che si facevano per le strade di campagna, per chiedere prosperità e buoni raccolti.

Il compito dei chierichetti, era quello di portare la croce all’ inizio della processione, il santarello con l’ acqua benedetta ed i vari altri simboli religiosi. Succedeva, di frequente, che, o per distrazione, o per qualche caduta accidentale, il santarello si rovesciasse e si rimaneva senza acqua benedetta. Poco male, il prete non si accorgeva perché camminava avanti a noi, allora, uno di noi, correva al fosso più vicino e riempiva di acqua il santarello. I campi crescevano ugualmente rigogliosi e, la grandine magari non cadeva, l’ importante era la fede della gente.

Severino, aveva il figlio più piccolo che si chiama Bruno ed era un nostro compagno di classe, di frequente Bruno sostituiva il padre nel compito di suonare le campane per le Messe feriali, allora avevamo libero accesso al campanile dalla chiesa parrocchiale di Varollo.