INTRODUZIONE

 

A 100 anni dalla Grande Guerra che ha avuto inizio il 28 luglio 1914, intendo ricordare in questo modo i miei compaesani che ho avuto modo di conoscere, che hanno combattuto in questo conflitto.

E’ il ricordo di persone chiamate dalla loro Patria a compiere il loro dovere di soldato, scesero in campo per onorare questo patto, senza indugio, con un solo desiderio nel cuore : poter tornare al paese natio.

Molti non tornarono, altri tornarono resi invalidi dalla guerra, ma tutti tatuati a fuoco dal ricordo della tragedia della guerra.

 

 

 

Conter Basilio nella foto assieme a soldati di Rumo è quello a destra seduto

( foto gentilmente concessa da Corrado Caracristi )

 

 

 

 

Conter Basilio

 

Basilio Conter, fu una delle persone che ho conosciuto sin da bambino, in quanto era il nonno paterno dei miei cugini Alfio e Diego, aveva sposato una donna che si chiamava Zanotelli Anna ed aveva due figli Daniele e Remo. Era un uomo semplice un agricoltore, come tutta la gente locale di 2 secoli fa, anche lui, come tutti i giovani validi, allo scoppio della guerra venne richiamato e mandato sul fronte russo, con gente di Rumo, come mostra una foto che lo ritrae assieme ai suoi commilitoni .

Delle sue imprese belliche non ricordo molto ma spesso ci parlava della sua odissea per poter tornare a casa dopo l’ armistizio del 1917 quando la Russia, dopo la rivoluzione di ottobre e la cacciata dello Zar Nicola secondo, concluse con l’ Austria una pace separata liberando tutti i numerosi prigionieri tra cui anche Conter Basilio, che poi impiegò mesi per ternare a casa avendo dovuto compiere il viaggio di ritorno passando per il Giappone e dovendo di fatto fere il giro del mondo alla rovescia per arrivare al suo paese, con la sorpresa di trovarsi non più austriaco ma italiano dopo l’ annessione del 1918.

Riprese il suo lavoro di contadino, come aveva fatto prima della guerra, era una persona semplice ed umile, molto riservato. Dopo la seconda guerra mondiale, una grave disgrazia lo colpì, il figlio minore Remo, si ammalò gravemente di depressione e dovette essere ricoverato all’ ospedale psichiatrico di Pergine Valsugana, sembra che il ragazzo fosse stato arruolato nel lavoro coatto dell’ organizzazione tedesca Todt che affiancava la Wehrmacht per lavori di manutenzione alle strade ed alle strutture militari e lì si era poi malato.

Da quel manicomio ne uscì morto nel 19**- Voglio raccontare un piccolo episodio che coinvolse Basilio in un incidente stradale, erano gli anni 60, ed era un caldo pomeriggio estivo, quando la signora Rita Zadra che abitava ad un passo dal luogo dell’ incidente ed aveva visto tutta la dinamica, mi disse di chiamare mio padre ed i parenti di Basilio, perché gli era capitato un incidente stradale. Era successo che l’ uomo , tornando dal lavoro dei campi, era stato a “ votar l’ fen “ ( girare il fieno che seccava al sole ), si era fermato un attimo al bar della Cooperativa di Varollo a bere un bicchiere di vino, ed aveva incontrato un suo nipote di Varollo che si chiamava Tomevi Ettore.

Si fermò a chiacchierare con lui per un po’, poi il nipote che aveva una moto non ricordo la marca, si prestò a portare a casa Basilio con il suo mezzo, per fargli risparmiare tempo e fatica. La strada allora non era asfaltata, era una strada bianca sterrata, e non c’era nemmeno la variante che tagliava fuori il centro abitato di Varollo, il tragitto non era lungo, saranno stati circa 100 metri, ad ogni buon conto, arrivati alla croce dell’ Angelica, forse per un sasso o della sabbia smossa, il guidatore perse l’ equilibrio ed i due rovinarono a terra… Il danno fisico fu molto limitato, data la bassa velocità della moto, si trattò di alcune contusioni ed escoriazioni, non credo che ci fu nemmeno bisogno del pronto soccorso ospedaliero.

Il fatto fece cronaca perché a quel tempo il traffico era limitato, quasi assente, e le notizie di cronaca nera o rosa o il gossip erano limitati ai confini comunali, oh, si badi bene che però c’ erano delle comari che sapevano di te vita, morte e miracoli, e per quello che non sapevano, ci pensava la loro feconda fantasia.