Le erbe commestibili

 

 

Un abitudine ereditata dagli anni in cui la miseria aveva ridotto la popolazione alla fame, era quella, nelle primavere dei miei tempi, di andare per i prati a mangiare i “ panciuchi “.

Erano delle erbe grasse che crescevano per lo più nelle zone ed alta umidità dei prati, erano delle erbe simili agli asparagi che bisognava cogliere quando erano allo stadio iniziale perché poi diventavano legnose e non più commestibili.

Avevano un sapore acidulo, si strappavano e si mangiavano a pezzetti direttamente nei prati, allora eravamo in grado di riconoscere e distinguere quasi tutte le erbe che crescevano nei prati ed anche le numerose specie di fiori che crescevano allora nei prati e nei campi, molte della quali ora non ci sono più a causa del repentino cambiamento di coltura che ha portato di fatto ad una discutibile monocoltura fatta esclusivamente di mele golden delicius , che ha imposto un sempre maggior trattamento delle piante con anti parassitari, ed anti crittogamici fino ad arrivare ai limiti di avere un terreno talmente inquinato che si può definire tranquillamente fito - tossico.

Allora si potevano raccogliere , senza timore di intossicazioni, anche i denti di cane o denti di leone che era ed è un ottima verdura che và raccolta all’ inizio della stagione primaverile togliendo dal terreno la radice ed i primi germogli, perché poi la pianta cresce s fa dapprima un bel fiore giallo che si trasforma poi in semi simili a tanti paracadute che il vento disperde per continuare la specie.

Mia nonna mi raccontava che durante la prima guerra mondiale la popolazione affamata per sopravvivere aveva cercato tra le erbe dei campi e dei prati quelle commestibili o utili per compensare le carenze alimentari e di altro genere imposte dalla guerra, come le ortiche per mangiare o per fare filati ed altre erbe talvolta medicinali, come l’ erba medica “ medeck “ o la radice anziana che si raccoglie in montagna.

Ora i empi sono cambiati e ci siamo abituati a comprare le verdure dal fruttivendolo, dando per scontato che le coso rimangano così, immutabili, ma niente è più dinamico della natura che ha una grande forza di adattamento al mutare delle condizioni climatiche, ma è anche molto sensibile agli sfregi che l’ uomo quotidianamente le sottopone, perciò tutto quello che è stato può ripetersi con conseguenze catastrofiche neppure immaginabili  per il genere umano, con guerre per il controllo dell’ acqua o grandi emigrazioni di massa che possono sconvolgere l’ intero pianeta.