La radio

 

Rare erano allora le famiglie che possedevano un apparecchio radio-ricevente, costavano molto, ma anche se fossero stati a prezzi popolari nessuno se lo sarebbe potuto permettere.

La radio era allora una cosa affascinante, un oggetto del desiderio, se occasionalmente si capitava in una casa di fortunati possessori di un apparecchio radio, si rimaneva affascinati ad ascoltare la musica o le parole che venivano diffuse da quel favoloso strumento.

La diffusione popolare della radio, aveva iniziato a prendere piede con il fascismo che ne aveva fatto uno strumento di informazione ma soprattutto di propaganda del regime.

Ogni scuola pubblica allora possedeva un apparecchio radio ricevente, ce n’ era uno anche nelle scuole di Varollo e quando c’era qualche trasmissione didattica o qualche avvenimento importante, veniva acceso.

La signora Elisa mia vicina di casa ne possedeva uno, mi pare che fosse un Telefunken, aveva i tasti di selezione della banda color bianco avorio e mi pare avesse già allora le FM ( modulazioni di frequenza ) , andavo spesso ad ascoltare, specie quando c’ erano degli avvenimenti importanti.

Un giorno, verso il 1960 durante una delle frequenti visite che zio Mario faceva a sua madre, la mia nonna materna, ci portò un apparecchio radio che lui non usava più perché ne aveva acquistato uno nuovo e più moderno. Fu una delle più grandi sorprese e grandi gioie della mia infanzia. Era una radio a onde medie e corte che era in grado di ricevere i segnali da tutto il mondo, quindi io mi divertivo un mondo a smanettare tra le manopole della selezione per cercare nuove stazioni trasmittenti, imparavo così a riconoscere le varie lingue della gente del mondo ma soprattutto le diverse culture musicali dei popoli.

Mi ero subito accorto che le trasmissioni si popolavano e moltiplicavano la notte, avrei scoperto molto più tardi nel tempo, quando diventai radioamatore, che questo fenomeno si chiama propagazione.