Le giostre

 

Arrivavano annunciate dai bambini che li avevano avvistati sulla strada del Fae’, una lunga colonna di camion e roulotte che avanzava lento verso Livo.

Si accampavano di solito nel piazzale della vecchia SCAF, quando ancora non c’ erano le celle frigorifere e d il magazzino ara come una grande casa a tutti gli effetti, non esisteva ancora la forma architettonica che viene attualmente impiegata per la realizzazione di strutture per la conservazione e lavorazione della mele. In mezzo al piazzale veniva collocata la giostra che era il divertimento maggiore, quello più utilizzato in assoluto sia dai maschi che dalle femmine di tutte le età. In cima alla giostra veniva issato un pennone con attaccato una coda di volpe, per poterla prendere, c’ era bisogno di un compagno che dietro di te ti proiettasse con una forte spinta un po’ più in alto della normale orbita imposta dalla giostra, come un satellite che entra in un orbita superiore e chi riusciva ad impossessarsi della coda di volpe, vinceva un giro omaggio.

C’ era anche il camper attrezzato come tiro a segno dove se sparavi e facevi un certo numero di centri potevi vincere dei premi in base a quanti centri si otteneva. Era uno sport amato dagli adulti che erano stati sui vari fronti bellici della appena trascorsa guerra e dei cacciatori che potevano così dimostrare a tutti la loro abilità. Il box che ospitava il bersaglio, normalmente si posizionava davanti all’ ex dopolavoro e la sede della Cassa rurale di Livo.

La giostra normalmente rimaneva nel paese una decina di giorni ed in quel periodo, di solito estivo, tutta la gente , la sera, si recava in massa alle giostre, era un momento di grande socializzazione e di vero divertimento popolare per tute le età e per tutte le tasche. La presenza delle giostre era un vero e proprio “ pane circensi “ per la popolazione che trovava finalmente uno sbocco alla legittima voglia di un sano divertimento popolare e di massa ed in questi giorni la gente si permetteva una deroga al grande regime di sobrietà e di rigore economico che a quel tempo imperava nella nostra società contadina, dove regnava una grande povertà economica ma ricca allora di tanti valori come la socializzazione e la solidarietà.

Noi ragazzini preferivamo fare dei giri sulla giostra, era come volare liberi nel cielo come gli uccelli, come quei tanti eroi piloti dei quali i nostri padri, reduci di guerra, ci raccontavano le loro gesta nelle battaglie aeree.

Nei giorni in cui rimanevano le giostre, il divertimento per noi ragazzini era assicurato e tutte le sere ci si presentava presso il piazzale del magazzino per una scorpacciata di sano divertimento, tenendo conto che ai miei tempi non c’ erano altri modi di svago come ci sono ora che , secondo me, hanno tanto contribuito a togliere ai giovani creatività e fantasia, ingegno e fiducia nei propri mezzi e nel proprio pensiero.

 

Bruno Agosti