Angelina la prima a destra in una foto , forse l' unica gentilmene concessa dal signor Rigatti Giovanni

 

L' Angiolina da Revò

 

Era una donna molto in carne per non usare l’ aggettivo di grassa, si chiamava Angelina Rossi ed era nativa e residente nel paese di Revò che dista da Livo circa 10 chilometri. Non era sposata e di lavoro faceva la commerciante ambulante. Partiva da Revò con la corriera della ditta di trasporti Franch che allora percorreva la strada per Cles passando sulla SS 42 Tonale – Mendola per deviare arrivati a Mostizzolo verso il Faè e quindi verso Cles.

Allora non esisteva la strada del Castellaz che per la terza sponda abbrevi di molto il viaggio, allora tutti erano obbligati a passare per Moztizzolo.

Già Mostizzolo, dove un tempo c’ era la Dogana e tutti coloro che vi transitavano erano costretti a pagare un pedaggio, come si fa ora sulle autostrade italiane.

Da qui il nome originale tedesco del ponte “ muss ist zalhen “ che tradotto in italiano suona in : bisogna pagare ! Poi con il passare del tempo ed anche perché il tedesco non è mai stato la nostra lingua,la gente lo ha lentamente storpiato fino a modificare il toponimo in Mostizzolo.

Al bivio di Scanna, dove finiva l’asfalto e iniziava a salire la strada sterrata che porta a Clivo, Bresimo e Rumo per poi inoltrarsi nella provincia di Bolzano per servire i comuni di madrelingua tedesca di Laurei (Laureano) e Prove (Proves ).

Angiolina scendeva al bivio di Scanna, con la sua pesante valigia legata con dei robusti spaghi perché non si aprisse involontariamente, carica di marce che vendeva ad una clientela fissa ed anche occasionale.

Mi sembra ancora di vederla entrare in paese, tutta trafelata e sudata dopo la lunga salita che parte dal bivio fino all’inizio dell’ abitato di Scanna, avanzava con il passo classico delle persone obese che sembrano calpestare a forza il terreno dove vi camminano. Quando era possibile, nei periodi estivi di vacanza dalla scuola, andavano dei ragazzini ed aiutare l’ Angiolina a portare in Paese la pesante valigia, poi li ricompensava con dei dolci o con u disco di musica popolare.

Anche al suo ritorno a Revò con la roba barattata, Angiolina aveva delle ragazzine che le davano una mano a scegliere le uova, quelle da dare alla gelateria e quelle da dare ai negozi e per ricompensa poi dava loro del caffè di orzo ed i sabati d’ estate metteva a disposizione dei giovanotti e delle signorine del paese il suo giradischi che veniva messo sul terrazzino di una casa sopra la piazza con tanto di disc – joker che cambiava i dischi di musica popolare mentre la piazza si animava di coppiette che ballavano valzer e tanghi.

Angiolina vendeva un po’ di tutto, dal caffè alle calse da donna, alla roba intima, alla lana per fare maglia, ma soprattutto barattava la sua roba in cambio di uova fresche, fagioli secchi, orzo che poi tostava e rivendeva come caffè da orzo , per questo veniva anche chiamata Angiolina dai uevi , come erano dette le uova nel dialetto Revodano.

Credo che sia stata un po’ apparentata con la moglie di mio cugino Gianfranco che si chiama Cristina Rossi ed è nativa di Revò.

Mi racconta mia cugina Cristina, parente appunto dell’ Angiolina, che nella vecchiaia era ospite della Casa di riposo di Cles e prima di morire le consegnò un foglio di carta con un tema su di lei composto da un alunno delle scuole di Varollo, spera di poter ritrovare questo scritto per poterlo allegare a questo racconto.