L'  " glesiot "

 

Sul lato nord – ovest della chiesa parrocchiale di Cassino , così si chiamava un tempo il paesino di Varollo di Livo, è stato aggiunto al lato ovest del campanilee e lato nord della chiesa una specie di cappella aperta su due lati, con lato maggiore rivolto a nord , acessibile dal lato ovest tramite una stretta e ripida scala in pietra sprovvista di corrimano. L’ altare è in pietra è attaccato al lato del campanile vicino alla porta di accesso dello stesso. E’ il “ GLESIOT “ così l’ ho sempre sentito definire dalla gente anziana del mio paese. Il glesiot presenta degli affreschi, in parte già esistenti . recentemente restaurati, attribuibili forse al Baschenis, ed p sorretto nel lato sporgente da tre  colonne cilindriche di pietra locale ( forse da Port ) con capitello lavorato in vetta. Se la costruzione apocrifa ha sicuramente “ rovinato “ lo stile e la maestosità della chiesa e del suo campanile, bisogna pensare ai motivi seri e gravi per i quali venne edificato il glesiot, che sono gli stessi che ogi tendono chiusa in quarantena la popolazione di intere nazioni: l’ epidemia. Nei secoli scorsi erano frequenti le epidemie di vaiolo, colera, peste, e l’ unico rimedio efficace per controllare e debellare la malattia era anche allora l’ isolamento e la limitazione dei contatti umani. Nelle comnità del passato era presente un forte e radicato spirito di religiosità che prvalevasu ogni altra forma sociale di convibenza, una forma di fede tradizionalista imposta dalla chiesa che puniva queste trasgressioni severamente, cosa che è durata fino al Concilio vaticano 2°.  Guai mancare alla Messsa ed alle altre funzioni religiose della domenica!

L’ esigenza di rispettare le regole religiose e allo stesso tempo evitare il contagio in luoghi chiusi e quindi il diffondersi delle epidemie, trovarono la soluzione nella costruzione di una chiesa esterna che permetteva le funzioni sacre stando a distanza dal celebrante e dai fedeli in uno spazio grande, aperto e ventilato, per questa ragione venne costruito il “ GLESIOT “ della chiesa di Varollo di Livo.

 

Bruno Agosti