I sesseri

 

I “ sesseri “ erano della palline della dimensioni di circa un centimetro di diametro, inizialmente erano in argilla cotta, in terracotta, la produzione era propria, le fabbricavamo noi ragazzini. C’era una località subito sotto il paese di Varollo dove scende uno dei tre fossi che servono per il deflusso delle acque piovane, il fosso di Prà Cavà. In quella località infatti c’era una vecchia cava di argilla, non saprei dire se nei tempi passati è stata o meno sfruttata dalle popolazioni, a me pare che sia semplicemente il risultato di molte frane che hanno interessato nei secoli quella zona, portando via il materiale meno aderente e mettendo così in rilievo l’ argilla che è un materiale molto impermeabile appiccicoso e resistente nell’ acqua.

Si andava in quel luogo con dei secchielli ed una cazzuola da muratore e si prelevava un po’ di argilla, quel tanto che bastava per poi ricavare una certa quantità di sesseri. Tornati a casa si preparava un imparto di argilla miscelandola con l’ acqua e poi si procedeva alla formazione delle palline con le mani facendole girare tra i palmi ed ottenendo così della minuscole sfere. Finito il lavoro della sagomatura, si passava alla cottura delle palline che venivano messe nel forno del focolare a legna quando la mamma cuoceva il pranzo o la cena.

Non tutti i sesseri si cuocevano bene e restavano interi, una buona percentuale si rompeva durante la cottura o usciva dal forno screpolato e si rompeva al primo tiro.

Certo non erano perfette, ma servivano comunque al nostro scopo bastava che rotolassero sul terreno.

C’ erano tanti giochi che si potevano fare con i sesseri, quello che ricordo meglio era quello che consisteva nel mettere la pallina sopra il pugno chiuso, in quella piccola conca che si forma davanti al dito pollice e poi colo stesso dito si colpiva la pallina mirando a quella degli avversari, chi colpiva quella di un avversario se ne appropriava. Arrivarono poi i sesseri in vetro che venivano recuperati dalle bottiglie della gazzosa nel cui colo ce n’era una che aveva il compito di far passare l’ aria mentre si versava il contenuto nel bicchiere.

Quelle erano palline sferiche perfette e chi le possedeva era di gran lunga avvantaggiato nei vari giochi. Questi erano i giochi della mia infanzia, giochi semplici, elementari e soprattutto che non avevano costi di realizzazione, tutto era autoprodotto, i carretti le slitte per la neve, gli archi le frecce, le fionde, spade, fucili, era tutto un concorso con la fantasia, l’ inventiva e tanto ingegno. Molti ragazzi di oggi, non riescono neppure a piantare un chiodo.

 

Da "IL TEMPO DELLE BACCHE ACERBE"

 

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