L'  turibol

 

L’ turibol, era l’ oggetto religioso più ambito da noi chierichetti, era lo strumento che serviva per far bruciare l’ incenso che produceva un fumo dall’ inconfondibile aroma profumato.

Accendere, calcolare i tempi di durata, e tenere accesa la brace nel turibolo, era una vera e propria arte del chierichetto, era , usando il gergo militare, quello che ti faceva diventare caporale di giornata.

Bisognava, innanzitutto, accendere la carbonella, erano dei dischetti della dimensione di un biscotto dello spessore di un centimetro, circa, si accendevano mettendoli a contatto con la fiamma di un cero, li si teneva in mano fino a quando avevano preso fuoco bene, poi si mettevano nel crogiolo del turibolo, penso che questo sistema sia usato anche oggi, è uno dei pochi principi che la Chiesa non ha ancora cambiato, poi per tenere viva la fiamma, si faceva roteare in aria il crogiolo con i carboni ardenti, tenuto da una lunga impugnatura di ferro, per effetto della forza centrifuga il crogiolo stava attaccato all’ impugnatura, prendeva ossigeno forzato e si aveva un effetto ottico come un fuoco pirotecnico, con scintille e scoppi annessi, ogni tanto, da fuori la sacrestia di sentiva un botto, era il crogiolo che si era staccato dall’ impugnatura, per un manovra azzardata o una frenata troppo brusca ed era stato proiettato contro una parete o un mobile, dopo il botto, dalla sacrestia usciva il fumo provocato dall’ “ incidente. Che tempi, ragazzi !!!