L' ciaresar

 

Il ciliegio

 

Sul piazzale di casa mia, crescevano rigogliosi due grandi alberi di ciliegio erano alberi secolari, con un tronco molto grosso e producevano delle ottime ciliegie. Uno era di mia proprietà e l’ altro era del mio vicino di casa Ettore. Negli anni buoni, producevano quintali di ciliegie, una qualità di un rosso scuro, dolci e saporite. Tutto il paese era a conoscenza dell’ esistenza dei due grandi ciliegi, e quando i frutti erano maturi, molte persone, la sera, venivano a chiedere il permesso di salire sulle piante per mangiare le ciliegie mature. Ricordo questo piccola parentesi, per fare una riflessione su come ai miei tempi era molto più sentito e diffuso il principio della condivisione.

Sarà stato perché allora tutti eravamo nella stessa condizione di povertà, che sentivamo più forte il bisogno di condividere quel poco che avevamo, con il resto del nostro piccolo mondo di allora, che finiva lì dove finiscono i confini del nostro paese. Mi sono chiesto, molte volte, come mai, noi che osiamo definirci una specie di animali più intelligente degli altri, come mai abbiamo bisogno della miseria e delle privazioni, per riscoprire e ritrovare il senso ed il valore della condivisione e della solidarietà.

Forse la risposta sta nel troppo valore che noi attribuiamo al denaro, alle cose materiali, che offuscano la mente, tolgono valore al tempo che viviamo, ci rendono schiavi del consumismo più sfrenato, che ci portano a calcolare un essere umano non per quello che è, ma per quello che ha, questa filosofia ci rende avidi ed insensibili ai bisogni degli altri, ci chiude in una botte di ferro che protegge i nostri averi, ma che ci isola, inesorabilmente dai veri valori della vita e ci impedisce di cogliere gli aspetti belli e felici che ci propone.