I miei compagni di classe

 

Voglio ricordare, ed uno, ad uno, i miei compagni di classe, così come erano allora, con il loro pregi i loro difetti e con la differente simpatia che avevo nei confronti di ognuno di loro. Da bambini, secondo me, si riesce a guardare le cose come sono, con innocenza, senza quei condizionamenti, preconcetti e pregiudizi, a volte pesanti, che nell’ età adulta finiscono sempre, in qualche modo, per guastare quei rapporti schietti e sinceri che si erano intrecciati da giovani.

Inizio con le femminucce, per cavalleria e per il sincero e profondo rispetto che ho sempre avuto per le loro.

 

Depetris Alessandrina

 

Era mia coetanea, la chiamavamo, più semplicemente Sandrina, era figlia unica di Romano e Zanotelli Bruna, era la mia amica preferita, dolce buona e generosa. Ha avuto una vita tormentata e difficile, rimasta orfana della madre ,giovanissima, ha vissuto con il padre e la zia Rina, rimasta poi priva anche del padre, ad età già matura, ha sposato un uomo di Taio di nome Chini Paolo, dopo una decina di anni si è ammalata di cancro al seno ed è morta nel ****.

 

Aliprandini Renata

 

Mia coetanea, è figlia di Antonio e Bordati Zita, una bella ragazzina mora, dai lineamenti inconfondibili dei popoli della Russia, il nonno paterno era di origine Russa. Grande amica anche lei, si è sposata molto giovane con Giorgio Corradini un dipendente Enel, con il quale ha avuto due figlie femmine, grande appassionato di montagna, perito poi, in modo tragico, sull’ Ymalaya in Nepal, durante un escursione.

Si è poi risposata con un uomo di Malè che si chiama Costanzi Carlo, veterinario provinciale e ora vive a Malè.

 

Agosti Gina

 

Era di un anno più vecchia di me, figlia di Camillo e Zanotelli Romilda, era una ragazzina pepe e sale, dal carattere ribelle e provocatorio, non si contano le liti con il maestro e le ore che passava in ginocchio dietro la lavagna. Aveva uno spiccato senso del diritto e lo dimostrava con il suo atteggiamento e le sue ribellioni. Con lei, ci siamo persi di vista dopo la fine della scuola.

 

Zanotelli Carmen

 

Era un ragazzina , più giovane di me di un anno, figlia di Giovanni e Zanotelli Sabina, era una bella bambina dai capelli neri boccolati, era anche mia vicina di casa, abitava nella casa dei “ TRIPOI “ dove vive, maestoso un secolare gelso. Dolce e gentile, un giorno cadde, forse spinta, nella fontana delle scuole e ne uscì fradicia di acqua fredda, il maestro la mandò, di corsa, a casa dalla mamma che la cambiò con dei panni asciutti. Il maestro, poi ci spiegò, che l’ aveva fatta correre perché non prendesse freddo. Ha sposato un commerciante di Rumo che si chiama Martinelli Ivo.

 

Antonioni Piera

 

Noi la chiamavamo Pierina, era figlia del falegname del paese, Pietro e di Agosti Silvia, era una ragazzina molto vivace e molto spiritosa, si era fatta subito un fidanzato, che non ricordo di dove era, non era un ragazzo locale, rimase incinta dopo poco tempo, ed ebbe subito dopo un aborto spontaneo. Ricordo questo episodio, perché mio padre era il padrino di battesimo di Pierina. Dopo la scuola, non l’ ho più rivista.

 

Zanotelli Emma e Silvana

 

Erano due sorelle, la prima di un anno più vecchia di me, la seconda un anno più giovane, figli di Giuseppe e di Ilda Agosti, le ricordo perché il loro padre, che aveva una famiglia numerosa, morì in un incidente nei boschi nel 1964. Ragazzine buone, umili e semplici.

 

Conter Luciana

 

Era la figlia di Carletta Filippi, che era venuta ad abitare nell’ appartamento di fronte al mio, dopo la morte del marito, che si chiamava Conter Ernesto ed abitava in località Toflini vicino al torrente Barnes.

Era di un anno più grande di me, era una bella ragazza, ben formata dai seni molto voluminosi.

Con lei, ho giocato tanto nei pressi della nostra abitazione e sulla soffitta. E’ partita per il Canada, alla fine degli anni 60 e non è più tornata in Italia.

 

Conter Luisa

 

Figlia di Danilo e di Agosti Luigina, mia coetanea, era una ragazzina dolce e determinata, di famiglia povera e numerosa. Il padre era molto impegnato nel sociale e nel cooperativismo. Ha sposato un carabiniere ed ora vive Calliano vicino a Rovereto.

 

Zanotelli Tullia

 

Più giovane di me, era figlia di Pio e Zanotelli Silvia,

abitava a in una casa vicino alla fontana di Scanna. Ha sposato un uomo di Bresimo ch si chiama Fauri Luciano.

 

Aliprandini Dolores

 

Era sorella della mia coetanea Renata, di un anno più giovane di noi. Come tutte le sei sorelle Aliprandini, era anche lei una bella ragazzina, dai lineamenti della gente dell’ est Europa, dolce e tranquilla. Ora è vedova, il marito si chiamava Elio Kershbaumer ed abita a Mezzacorona.

 

Agosti Rita

 

Era la sorella di Gina, di un anno o due più grande, l’ ho conosciuta solo di riflesso perché era due classi più avanti di me. Ragazza dolce, simpatica, ha scelto il lavoro di infermiera, ora è in pensione.

 

C’ erano, poi, molte altre ragazzine e ragazzini , molto più giovani o molto più grandi di me, che ricordo anche per nome, ma che, vista la notevole differenza di età, non facevano parte della cerchia di amiche ed amici con i quali ero solito socializzare.

C’ erano anche i ragazzi di Livo, che frequentavano la scuola elementare della frazione di sopra, conoscevo tutti abbastanza bene, perché, si partecipava alle cerimonie e funzioni religiose, tutti assieme, ma poi si frequentavano delle scuole situate in posti diversi, ed ognuno aveva i propri maestri e maestre, quasi tutti provenienti dal limitrofo paesino montano di Bresimo.

 

Dei maschi ricordo un po’ tutti, in modo particolare alcuni con i quali ho condiviso la grande avventura della giovinezza, in tutti i suoi aspetti, i più belli e dolci ed i più barbari.

Ora , cerco di ricordarli, uno per uno, con eguale stima ed identico spirito di cameratismo, poi , descriverò, più ampiamente quelli che hanno fatto la storia di quelli anni assieme a me.

Carotta Gino, Agosti Rodolfo, Agosti Gianantonio, Rodegher Gianfranco, Zanotelli Elio, Filippi Ugo, Filippi Ivo, Conter Diego, Conter Alfio, Rodegher Sandro, Zanotelli Ferruccio, Zanotelli Luciano, Rodegher Bruno, Conter Aldo, Carotta Bruno, Zanotelli Adelio, Zanotelli Aldo, Zanotelli Onorio, Agosti Vito, Zanoini Piergiorgio.

 

Dolfo

 

Si chiama Rodolfo Agosti, è sicuramente, assieme a Gino Carotta, il compagno di scuola, di classe e di vita più caro e sincero che io abbia mai avuto e conosciuto.

Suo padre si chiamava Emanuele, ma tutti lo chiamavano Lelli, sua madre sei chiamava Lidia Depetris ed era sorella del Romano dei “ Orsi “ , padre di Sandrina. E’ fratello di Gianantonio, ma non c’ è tra loro nessuna affinità, ne di carattere, ne di comportamento, ne di pensiero, per usare un termine che da noi definisce bene simili situazioni di mancata affinità, si dice che “ non assomiglia neppure nell’ urinare “ Dolfo era, ed è tutt’ ora un ragazzo leale, con tutti, generoso ed altruista fino all’ osso, se promette qualche cosa, mantiene la parola data. A scuola era sveglio ed attento, aveva , però, un grande senso della libertà e dell’ avventura, per questo andavamo d’ accordo, allora come ora. Aveva una fantasia creativa , che ho trovato in poche persone che ho conosciuto, era sempre pronto a dare una spiegazione ed una giustificazione a tutto quello che capitava, nel bene e nel male. Aveva , ed ha un atteggiamento di assoluta lealtà nelle azioni e nel pensiero, era capace di prendere la tua difesa in ogni momento, quando vedeva che eri dalla parte del giusto, senza se e senza ma, potrei narrare decine di episodi , in tal senso.

La sua vita, non poteva che essere una continua avventura, fatta di episodi , di aneddoti veri, che poi lui raccontava… Raccontare, ecco il grande talento di Dolfo, mezza Italia lo conosce, e lo conosce ed apprezza per il suo modo brioso ed ironico di raccontare la vita, un fiume in piena di barzellette ed aneddoti, anche piccanti, ma raccontati senza mai cadere nella volgarità. Ci vorrebbe una bibbia, e forse non sarebbe neppure abbastanza, per raccontare la sua avventura, perché , per lui , la vita è stata una grande avventura, vissuta su un grande palcoscenico, a tratti felice, ed a tratti dolorosa, ma vissuta sempre con grande dignità.

Dolfo, è un uomo conosciuto, stimato ed apprezzato per il suo innato senso dell’ umorismo, della battuta facile, a lui basta vedere una persona una volta, per saperne imitare alla perfezione la voce, i movimenti, la postura, un istrione innato, un menestrello dei giorni nostri, un cantastorie che ti fa rimanere a bocca aperta ad ascoltare… La vita per lui non sempre è stata generosa e facile, dopo essersi felicemente sposato con una nostra coetanea, Francesca, ed avere avuto da lei tre figli, il destino gli si è girato contro e gli ha rubato la donna che amava. Non si è più risposato, ma ha dedicato il suo tempo e le sue energie ai suoi figli. Ora, come dice lui, è un nonno felice, intendiamoci, da grande amatore delle donne, non è mai rimasto senza, ma questo è il vero sapore della vita.

A riprova di quanto sia fatua la felicità e quanto sia labile il confine tra la vita e la morte, devo purtroppo aggiungere a questa nota biografica, un evento drammatico che ha sconvolto la vita di Rodolfo, in un incidente stradale è scomparso l’ unico suo figlio maschio Tiziano.

Duro colpo per Dolfo.

 

Gino

 

Per descrivere, in senso bonario, Gino Carotta, figlio di Cornelio e di Decaminada Albina, si può , tranquillamene, usare l’ aggettivo di cui si serviva il nostro maestro, per definirlo : pacioccone.

Era un ragazzo che era quasi il doppio di noi di corporatura, ben messo, con una faccia tonda, sempre incline al sorriso, che sembrava un sole pieno d’ estate, di quelli che ci facevano disegnare o si trovavano sui libri di testo. Era più timido di noi, e perciò era un pò la nostra spalla per tutte le marachelle ed i dispetti che si architettavano nell’ arco di una giornata.

Era un ragazzino molto buono, disponibile e generoso, certe volte, di una ingenuità disarmanti. Nella classe,sedeva nei banchi in fondo, e quando passavo vicino ai nostri banchi per andare al cestino o a fare la punta alla matita, gli preparavamo un disegno satirico e quando passava davanti al nostro banco, lo esponevamo affinché lo vedesse bene, Gino ritornava al suo banco e , dopo un attimo, scoppiava a ridere in modo molto rumoroso e incontenibile, il maestro gli andava appresso ma lui non gli sapeva dare spiegazione ed allora lo metteva in ginocchio dietro la lavagna. Un cinema, tutti i giorni un cinema…

Gino, era un ragazzo molto robusto e molto forte, perciò, quando c’ era da fare qualche cosa che richiedesse forza e potenza fisica, c’ era Gino che si prestava a tutto. Naturalmente, era grande amico di Dolfo e mio, nonché di altri, eravamo, allora, molto ingegnosi, come più volto ho riferito, e Gino era anche molto attrezzato perché aveva il padre muratore e poteva disporre di molti attrezzi da lavoro.

Nonostante i molti pareri negativi che ebbe dalla scuola, riuscì ad essere un buon muratore, si fece una piccola impresa edile , che e lavorò da muratore fino alla meritata pensione. Ora è divorziato dalla moglie e non gode di buona salute, vive in un altro paesino della valle, non si fa vedere tanto facilmente.

 

Gianfranco

 

Era un mio primo cugino, figlio di una sorella di mio padre che si chiamava Lina Agosti e di Livio. Anche lui, come me, era nato con un difetto fisico, aveva un piede malformato e camminava leggermente zoppo.

Era stato adottato, in tenera età. Da un'altra mia zia che si chiamava Rosy ed era sposata con un uomo che si chiamava Basilio Agosti, che non avevano figli propri e la sua famiglia, perciò, divenne quella. Con Dolfo e Gino, eravamo un trio inseparabile, nel bene e nel male, amici per la pelle con una fedeltà indissolubile

Con lui ho trascorso tanti giorni della mia infanzia, era di un anno più grande di me, era un ragazzo molto ingegnoso e dalla spiccata fantasia creativa, assieme a lui, abbiamo realizzato tanti strumenti da lavoro, tanti giocattoli fatti con materiale riciclato dalle discariche che allora erano a cielo aperto ed accessibili a tutti, quando fu più grandicello, era in grado di costruire cesti di vimini di ottima fattura, che poi vendeva nei negozi della zona e che servivano durante la raccolta delle patate, allora, non esisteva la plastica per fare dei recipienti o dei cestini. Realizzammo, guardando dei progetti sui libri di studio, una lanterna magica, così allora si chiamava il proiettore di immagini, con una lente recuperata in discarica ed una lampadina, messe in una scatola di cartone, poi bisognava mettere la cartolina al rovescio, con la testa in giù, e l’ immagine appariva sul muro, ingrandita, per la messa a fuoco, bastava spostare in avanti o indietro la cartolina, avevamo fatto il primo cinema muto del paese…

Ricordo che era abbonato ad una rivista giovanile di musica ed una volta vinse una radiolina portatile in omaggio, fu’ un avvenimento, nessuno allora possedeva una radiolina, si contribuiva all’ acquisto delle pile e poi , tutti assieme, si andava in un bait o su una spleuza ad ascoltare musica alla grande potenza di 0, 25 milliwatt. Divenne un cacciatore appassionato ed esperto, andò a caccia, i primi tempi, giovanissimo, con mio padre, fino a quando mio padre morì nel 1969. proseguì l’ attività venatoria, con l’ amico Dolfo, tra uno sparo ed una barzelletta. Per un certo periodo di tempo, fino a quando lo consentì la legge, si dedico con abilità e grande fantasia, all’ attività di imbalsamatore di piccoli animali del bosco, o di trofei di caccia, esercitava questa attività durante il tempo libero dal lavoro, prima ha lavorato alla Wirphool di Gardolo, per un periodo di tempo di una decina di anni, poi , assieme all’ amico Gino, formarono una piccola impresa edile. Aveva sposato una ragazza di Revò, che si chiama Rossi Maria Cristina, con la quale ebbe un figlio di nome Michele.

Mio cugino Gianfranco, morì di malattia nell’ inverno del 2005, di lui ho un ricordo bello, che mi riporta indietro all’ epoca della nostra infanzia e fanciullezza, ai giochi, alla ricerca del nuovo e del misteriose, a quel periodo stupendo ed affascinante che era la nostra infanzia, piena di esperienze nuove, di piccole trasgressioni, del saper apprendere dagli adulti tanti segreti e saperli poi portare , di diritto, nella vita che ci veniva incontro.

 

Con i miei compagni di classe, era nata più che un amicizia, si potrebbe dire che era stato fatto un patto di fedeltà e di mutuo soccorso, nel bene e nel male.

Si cominciava ad essere abbastanza grandi per essere liberi da certi condizionamenti famigliari e scolastici, era un età che io considero la più bella ed affascinante che ci si apprestava a vivere ed a godere, era un età barbara, dove tutti i giorni erano diversi e ricchi di nuove esperienze, di nuovi capitoli che arricchivano il nostro essere fanciulli e la nostra sete di sapere, di vedere cose nuove, di applicare alla vita, nuove esperienze, mai vissute prima di allora.

Cominciavano così, anche le prime trasgressioni puerili e innocenti dapprima, decisamente più maliziose e calcolate poi, era una catena , mai interrotta, che si tramandava da sempre, i ragazzi più “ grandi “ insegnavano ai più piccoli i trucchi, l’ arte ed i piaceri della vita, nessuno escluso, compreso quello sessuale.

Erano gli anni dell’ immediato dopo guerra, erano anni di grande, comune e conclamata povertà, erano pochi coloro che avevano una famiglia abbastanza agiata da poter disporre di qualche cosa più degli altri, ma , direi, che tra le cose positive che ricordo a tale proposito, c’è da evidenziare il fatto che chi aveva qualche cosa più degli altri a disposizione, lo condivideva molto più facilmente di quanto non si faccia ora e si badi bene che allora nessun bambino o bambina, disponeva del denaro proprio da poter spendere, che non fosse quello, contato al centesimo, per acquistare il panino dall’ Anetti.