Filippi Ottone ( Oyyotino )

 

 

Filippi Ottone

( Ottorino *18. 02.1922   + 31. 10. 2008–

2° WW)

 

Un'altra persona che era un leale e caro amico di mio padre, era Ottorino Filippi , mio padre mi raccontava che fin ra ragazzi c’ era tra i due una profonda amicizia che si era concretizzata poi anche in un comune impegno sociale nelle varie entità costituite dalle istituzioni alle associazioni locali. nella giovinezza  quella era la generazione in cui il Duce riponeva tutte le sue ambizioni di vittoria nella guerra che da tempo lui immaginava, crescevano così con uno spirito ribelle e bellicoso fomentato dalla politica sociale che il fascismo proponeva ed incoraggiava.

La trasgressione come ribellione fine a se stessa e come motivo e voglia di distinguersi nella società anche con atti concreti come ad esempio quando si misero a scavare delle gallerie nel campo della Giuseppina Agosti dei Floriani, o come quando in età più adulta si unirono con altri giovani e fondarono la filodrammatica di Livo con recite che rievocavano fatti bellici della appena trascorsa guerra o anche i drammi di SShakespear o altri autori classici.

Così poi si ritrovarono sempre con lo stesso spirito cameratesco con tanta buona volontà, lungimiranza e tanto ingegno, si trovarono fianco a fianco nelle istituzioni per dare il loro gratuito contributo alla ricostruzione di questo Comune e di questa Nazione.

E ci erano quasi riusciti con il famoso BOOM ECONOMICO degli anni 60 quando un Italia ancora onesta e pulita cercava di lavorare per ricostruire il paese uscito demolito dalla guerra, riportando l’ Italia al livello degli altri grandi paesi europei e mondiali con un alto export un design che solo il genio latino  sapeva fare. Poi arrivò quella generazione di politici ai quali cominciarono ad appiccicarsi il denaro pubblico alle mani e questo succede tutt’ ora con grave danno economico per tutta la nazione.

E’ davanti a questo sfascio generale e collettivo, che persone come Filippi Ottone vanno rivalutate e citate ad esempio alle nuove generazioni che hanno trovato il tutto cotto ed ora credono che tutto gli sia dovuto e che amministrare non sia ne più ne meno un modo per far soldi senza avere nessuna responsabilità.

Faccio un esempio, alla fine del suo mandato di tre legislature,  un Sindaco di un paesino come il nostro avrà percepito una somma di stipendi pari a 300 mila euro e questo sia che abbia amministrato bene o che abbia amministrato male.

Ho avuto il piacere ed il grande onore di conoscere personalmente il signor Ottorino, e posso testimoniare di aver conosciuto un uomo integerrimo, un grande lavoratore con uno spiccato senso della solidarietà umana e dedizione gratuita e filantropica nei confronti della nostra Comunità, una mente progressista e perciò aperta alle innovazioni tecnologiche nel campo dell’ agricoltura, fu tra i primi a possedere il trattore agricolo che sostituì il cavallo, allora quelli che possedevano il trattore lo mettevano a diposizione per fare dei noli a colore che ne erano sprovvisti, così faceva Ottorino, con semplicità, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Ho avuto occasione di apprezzare le doti di amministratore capace, responsabile ed onesto, nel CDA della Famiglia cooperativa di Varollo dove ero stato nominato consigliere assieme ad altri tra cui il signor Filippi Ottone .

Aveva sposato una donna che si chiama Agosti Ida e ebbero due figli Fabrizio e Tiziana .

Soldato di leva in attesa di essere inviato in uno dei tanti fronti dove il Regio asercito era impegnato nella seconda guerra mondiale, con l’ avvento dell’ 8 settembre 1943,  il signor  Ottorino si trovava nelle caserme di San Candido in val Pusteria in attesa di ordini assieme a centinaia di altri alpini provenienti dai vari fronti di guerra.

Durante una libera uscita si imbatté il un gruppo di alpini inquadrati e bene armati che stavano sostando per una breve pausa di riposo. Il groppo era comandato da un ufficiale anziano, un tipo alto ed asciutto con una barbetta alpina che propose ad Ottorino di aggregarsi a loro che sarebbero andati verso sud, molto probabilmente a rafforzare in seguito le schiere dei soldati della repubblica Sociale Italiana che si sarebbe costituita di lì a poco.

L’ ufficiale aggiunse come garanzia di sicurezza e di serietà della proposta, che lui i suoi alpini li aveva riportati a casa dalla Russia e che ora non avrebbe consentito ad alcuno di fare loro del male, pretese inoltre che portasse con se le armi in dotazione.  Ottorino tornò in caserma per prendere le armi, ma gli ufficiali lo trattennero e quando fu nuovamente libero il Gruppo di alpini era già partito verso sud.

Pochi giorni dopo arrivò un gruppo di tedeschi che intimarono loro di lasciare le armi, li caricarono sui vagoni bestiame dei treni e li deportarono a migliaia in Germania, con lo stato di internati traditori della causa comune.

Ottroino venne mandato nell’ est della Germania in una località vicino a Lipsia presso una famiglia di agricoltori che aveva già dato tre figli alla Patria immolati per la grandezza della Germania e del terzo reich di Adolf Hitler.

Ottorino ritornò dalla prigionia, molto dimagrito per la fame patita e con un chiodo fisso nella mente : Perché gli Ufficiali italiani non furono in grado di gestire la situazione generata dall’ 8 settembre, permettendo così quel biblico esodo di migliaia di prigionieri verso la più umiliante delle detenzioni, privati della libertà e trattati alla stregua degli schiavi.

Nel corso della guerra, Ottorino ebbe come compagno d’ armi il signor Alessandri Adriano di Preghena, di almeno dieci anni più vecchio di lui, ma con una esperienza bellica eccezionale, basti considerare la sua partecipazione alle operazioni belliche del 1936 in A.O. che portarono alla nascita dell’ Impero Fascista e subito dopo la sua presenza nelle truppe alpine nella seconda guerra mondiale fino alla prigionia nei lager tedeschi dopo l’ 8 settembre 1943, aveva dato alla Patria 11 anni della propria gioventù.

 

Nel dopoguerra,  ha fatto parte attiva dell’ Istituzione dei VV. FF. di Livo per anni prestando gratuitamente il suo tempo, il suo impegno e la sua professionalità. Ha patto parte del CDA della locale famiglia Cooperativa di Varollo reggendo per anni la presidenza.

E’ stato membro attivo del coro parrocchiale di  Livo negli anni pre – conciliari fino all’ avvento di don Rosani Michele che ha sciolto tutte quelle forme di culto che a suo parere non erano in linea con i nuovi dettami della rinnovata chiesa post  - conciliare, demolendo anche quei simboli di una fede magari tradizionalista ma vera, come il vecchio ed artistico cimitero che circondava la chiesa parrocchiale di Varollo con le sue lapidi e le sue croci in stile tirolese che erano un vero e proprio monumento dell’ arte funebre dei secoli scorsi.

Tutto doveva essere più giovane, più dinamico in linea con le nuove direttive del concilio, le ragazzine poterono indossare abiti maschili come i pantaloni, e la Chiesa divenne sempre più secolarizzata perché pur di mantenere il proprio odieans era disposta a prostituirsi ed ogni tipo di nuova richiesta liberale e si finì per ammettere e giustificare tutto, passando in poco tempo da una Istituzione ortodossa e radicale ad una chiesa liberale e forse troppo lassista.

Per analizzare a distanza di 50 anni gli effetti del Concilio Vaticano 2° sulla chiesa e sulla società civile, basta dare un occhiata al degrado morale e civile che ha portato questo pensiero che avrebbe dovuto essere un motivo di crescita morale e solidale per portare a tutti una fede a misura d’ uomo ed un benessere sociale ampio e condiviso. Mi pare che non sia proprio così…