*  La chiesetta di Scanna

 

La chiesetta di Scanna è posta al centro del paesino e contrariamente alle Leggi religiose che vogliono l’ atare rivolto verso est, queto luogo sacro ha invece l’ altare ribolto a sud. Sono dettagli che appaiono solo ad occhi attenti ai dettami ed alle tradizioni religiose, ma che per nulla incidono sulla qualità della Fede. Vi si accede da una doppia gradinata di   posta parallela alla facciata principale, manufatto con gradini in pietra e cubettato nella pavimentazione dell’ ingresso. Nella piazzetta antistante la facciata principale è situata un antica fontana in pietra, originariamente con il “ brenz “che poi è stato tolto negli anni ‘ 90, è aicuramente tra le più antiche fontane del paese di Livo, quelle gemelle esistenti furono demolite nei secoli scorsi, e quella di Scanna venne salvata dall’ intervento notturno prvvidenziale di alcuni residenti che ne impedirono la demolizione.

L’ acqua sgorga da una canna all’ interno di una colonnina in piedtra con all’ apice una sfera , cho originariamente forniva avqua al “ brenz “ da dove le mucche potevano abbeverarsicon acqya pulita e limpida essendo quelladella fontana inquinata dal sapone che le lavandaie usavano per lavare i panni aui tre labelli in legno di larice, per compensare il notevole dislivello della piazzetta, il lato sud della fontana à fornito di gradini con i “ binderi “ in porfido e di una passerella cubettata con la stessa pietra.

Lachiesa viene così descritta nei libri “ FATTI STORICI DI LIVO “ di don Luigi Conter e nel volume storico edito dal Comune “ LIVO storia, vita e arte “CHIESETTA SCANNA

La Chiesa della SS. Immacolata Concezione di Maria si trova a Scanna, frazione a sud del Comune di Livo, orientata in facciata a sud ovest, ha origine antichissime, risalenti al XII secolo, come conferma la piccola pianta basilicale ad abside semicircolare rientrante. Nel XVI e XVII secolo la Chiesa fu rialzata ed adattata alla forma attuale nel 1736, ricoprendo le pareti dell'abside con nuovi affreschi raffiguranti le storie di Maria. La facciata a capanna è oggi rialzata dal primitivo assetto, infatti causa smottamenti del terreno il piano di calpestio fu rialzato e quando la piazzetta antistante fu sistemata si provvide a fornire di scalinata l'accesso al portale, che è in pietra rossa alla maniera dello stile Rococò o Barocchetto, sormontato da una cimasa con architrave spezzato e pinnacoli. Le pareti laterali si aprono in finestre quadrate, con stipiti in pietra e serrate da grate in ferro battuto. La facciata come molte della Val di Non, essendo esposta favorevolmente al sole, ospitava una meridiana, di cui oggi rimane solo lo gnomone in ferro, così come rimangono sotto lo scialbo gli affreschi che raffiguravano S. Pietro e S. Paolo. Nella parte superiore rimane una finestra a mezzaluna ed una cornice semplice divide il fronte culminante una piccola finestra a croce. Al culmine delle due falde del tetto si erge una piccola edicola lignea che ha funzione di campaniletto a vela, che fino al 1916 conteneva una campana fusa nel 1672 e dedicata a S. Massenza. L'interno della chiesa è costituito da un'unica aula absidata, che fino agli anni sessanta presentava affreschi, come quelli all'esterno imbiancati per la maggior parte, rimangono scoperti solo alcuni episodi, come nel catino dell'abside, dove è raffigurata l'Annunciazione di Maria. L'aula è coperta da una volta a botte, illuminata da quattro finestre, sulla destra entrando sta la pila dell'acqua santa, su colonnina tutta in calcare rosso, il corridoio divide dodici banchi in larice su un pavimento ottocentesco fatto di piastrelle ottagonali di cemento alternate nei colori rosso e grigio-bianco. La Via Crucis è raffigurata in semplici quadretti a stampa oleografica dei primi anni del novecento; al presbiterio si accede passando una balaustra in legno retta da sedici colonnine e due cariatidi a putti sui pilastrini. Ai lati dell’altare sul muro absidale erano dipinti ad affresco un S Antonio a sinistra e a destra il Sacrificio di Isacco, ora sotto lo scialbo; il catino ha una spicchiatura singolare, conserva infatti due finestre sopra una cornice di stile neoclassico, ai cui lati in vela sono dipinti due angeli, gli altri spazi sono riservati alle figure di Maria e dell'Arcangelo Gabriele annunciante, altri due angioletti sono nelle vele ed una grande colomba simbolo della SS. Trinità è raggiata al centro. L'altare è in legno dipinto ad imitazione marmorea, restaurato da Carlo Verra nel 1939, esso poggia su tre gradini in pietra rossa ed ha un semplice paliotto decorato da una croce dorata; sulla mensa sta un tabernacolo in legno dorato di forma classica con due colonnine ai lati ed un rilievo dell'Ostensorio sulla portina. L’ancona è retta da quattro colonne su piedistallo con capitelo corinzio dorate in cornice, portanti in architrave arcuato e con timpani spezzati ai lati, sormontati da due angeli dorati; al centro un cartiglio di stile rococò con la scritta Ave, la cimasa è sormontata da una corona che ha al centro una colomba raggiata a tuttotondo in legno dorato. La nicchia contiene una statua della Madonna Immacolata, donata nel 1888 da Teresa Filippi, è opera della scuola gardenese, come anche la parte alta dell’altare. La pala dipinta ad olio è un’opera tardo settecentesca raffigurante la Madonna Immacolata circondata da angeli e cherubini ed ed in basso ai lati S. Giuseppe e S. Romedio. Sulla destra dell'abside si apre la porta della sacrestia, che all'interno presenta pochi semplici arredi ed una statuetta lignea di Gesù Bambino, opera gardenese degli anni cinquanta. Non so per quale delitto la chiesetta di Scanna nell’anno 1815 sia stata profanata, ma fu tosto ridonata al culto cattolico.

Parlare della chiesetta di Scanna non è solo descrivere un tempio storico antichissimo, ma per me è soprattutto una fonte inesauribile di storia e di ricordi: i ricordi di un ragazzino che assieme ai suoi coetanei giocava attorno alla fontana e spese volte ci si bagnava i piedini o ci si immergeva dentro nei giorni torridi d’ estate. Poi le sere di maggio con il rosario recitato nella chiesetta stracolma di fedeli che all’ uscita si fermaano sovente a chiacchierare della giornata trascorsa nei campi, del duro lavoro del contadino di un tempo, della comue povertà che affliggeva le famiglie che da un lato era sofferenza e disagio ma che aveva nel rovescio della medaglia, dato vita ad un sistema sociale fondato sulla vera solidarietà cheè quella dei poveri che sanno aiutarsi in silenzio, quello stesso silenzio che copriva come un velo pietoso tutte le miserie umane del paese ma che sapeva concretizzarsi nell’ aiuto, spesso anonimo, al vicino che ne aveva bisogno. Parlare della chiesetta vul dire ricordare con affetto e stima tante persone di questa piccola e laboriosa frazione di Livo che non ci sono più, perché la vita è una ruota che gira inesorabile per tutti a dall’ acqua ci porta al cieloper poi riportarci da sove siamo venuti … ed è un dovere oltre che un sollievo morale per me ricordare in questo scritto tante facce famigliaria me molto care e descriverne alcune.

La prima persona che mi viene incontro sorridendo sulla porta della chiesetta è la Rina ( di orsi ), che ha  appena finito di tirare nella cordicella che fa tintinnare la piccola campana posta sul piccolo campanile in legno posto all’ apice del tetto della chiesetta.  Sta uscendo dal

portone la carissima Pia che porta con se in silenzio tutte le miserie umane della sua vita tormentata e con lo scialle nero si copre il vistoso gozzo, fubito la Rina scande la scaletta e le va incontro, la saluta e l’ accompagna verso la chiesa facendola accomodare nei primi banchi.

 

AB