La macelleria Zanotelli di Livo

 

Quando ero un ragazzino delle elementari, mia nonna che era la cuoca ufficiale di casa Agosti, di tanto in tanto mi mandava alla “becjaria” (macelleria) a Livo a comprare mezzo chilo di “retai” così le chiamavamo noi le frattaglie di carne erano dei pezzi di poco valore come polmone o fegato o parti insanguinate, con quella carne mia nonna riusciva comunque a ricavare degli ottimi piatti, complice anche il nostro insaziabile appetito giovanile che a volte si poteva anche declinare in fame vera e propria.

La macelleria era ubicata nel castello di Livo che a quel tempo era tutto di proprietà privata ed ospitava numerose famiglie di Livo. Il locale adibito a macelleria era stato ricavato al piano terra della torre a ovest del maniero, con l’ ingresso proprio all’ inizio della piazza dove la strada gira ad angolo retto e prosegue verso la Villa di Livo.

Era una stanza ad avvolto, ossia con il soffitto ad archi romani, le mura erano molto spesse oserei dire più di un metro di spessore, la porta esterna era in acciaio verniciata di minio rosso, c’ era poi una seconda porta in legno con delle finestrelle di vetro, appena entrati si scendeva un paio di gradini e fatti due passi ti trovavi davanti al bancone da macellaio. Sulla parete di destra, all’ altezza di circa due metri, c’ erano dei grossi ganci in acciaio dove venivano appesi i pezzi più grossi di carne, a destra della porta di ingresso c’ era un piccolo banco da lavoro attrezzato con una tritacarne e la sega elettrica per il taglio delle ossa, il locale era piccolo ed era servito da una sola finestra con una grossa inferriata, che guardava sulla strada che porta alla villa.

A destra del bancone c’ era un'altra porta che poteva essere a tenuta sprangata, assomigliava molto ad una porta blindata ad un portellone a tenuta stagna dei sommergibili. Dietro quella porta c’ era la zona refrigerata ad acqua corrente che conteneva una piccola riserva di carne, ricordo che si sentiva un continuo rumore di acqua che scorre movimentata da pompe. Allora il bestiame veniva macellato in modo autonomo dal rivenditore che acquistava per lo più in zona degli allevatori locali le bestie da macellare.

C’ era un grosso ceppo di larice che serviva a reggere il colpo della grossa mannaia che tagliava di netto l’ osso delle braciole, le costine e gli osso buchi, la merce era esposta in piccola quantità, sopra il bancone, allora non c’erano i frigoriferi e quando serviva della nuova carne il macellaio apriva la grossa porta del deposito e ne tagliava un altro pezzo da mettere in vendita.

Al centro del bancone c’era una bilancia analogica di colore rosso, con il piatto grande rettangolare fatto come una scodella e il contrappeso dal lato opposto rotondo e più piccolo e il quadrante fatto a semicerchio con la lancetta che segnava il peso con una risoluzione di un grammo.

Bene in vista campeggiava un cartello con la seguente scritta: “ PER DECENZA ED IGIENE E’ VIETATO TOCCARE LA MERCE ”.

La macelleria era aperta tutti i giorni, però in certe fasce della giornata era disponibile a chiamata, infatti all’ esterno della porta in legno c’ era il pulsante di un campanello, bastava premerlo e dall’ abitazione poco distante scendeva qualcuno ad aprire ed a servire il cliente che aveva chiamato.

Il titolare del negozio si chiamava Zanotelli Alessandro ed era di Livo del casato dei “ Vati “ era un uomo molto calmo e tranquillo, con l’ avvento dei mezzi di trasporto motorizzati, si era dotato di un furgoncino fiat credo che fosse anche dotato di refrigerazione ma non ne sono certo, con il quale si spostava nei paesini limitrofi a giorni stabiliti per vendere la carne anche in quei luoghi.

Per incartare la merce allora non esistevano i sacchetti in plastica o la carta speciale adatta per gli alimenti, la carne veniva incartata in un tipo di carta color giallo molto ruvida ed assorbente, era un tipo di carta ricavato dalla paglia del grano, era un colore inconfondibile e molto particolare, ora si usa per confezionare i regali di Natale o in particolari occasioni.

Ai miei tempi, non si guardava tanto alla qualità della carne, si preferiva molto di più una grossa quantità anche a prezzo inferiore ed anche se non era una parte pregiata . la macelleria rimase nella “ toresela “ fino al 1985, poi dopo la morte del signor Alessandro, i figli Ernesto, Alfonso e Carlo costruirono a poca distanza una nuova e moderna macelleria dotata di tutti i sistemi innovativi che la tecnologia del settore mette a disposizione, ora il negozio è grande ed accogliente dotato di cella frigorifera e nel retro bottega c’è il laboratorio per la lavorazione della carne, anch’ esso funzionale e moderno, ci sono poi nelle cantine i locali adatti alla stagionatura ed affumicazione dei salumi, pancette, coppe e spck di lavorazione e produzione propria dal gusto particolare frutto dall’ esperienza dei fratelli Zanotelli ereditata dal padre e perfezionata in Sud Tirolo dove Alfonso ha lavorato per anni.

Mi è doveroso ora aprire una parentesi per ricordare Ernesto, il maggiore dei fratelli morto prematuramente.

Era un uomo mite, buono e giusto, un grande amico personale, aveva sempre sulle labbra il sorriso di eterno bambino quale era, sempre con una battuta ironica e bonaria con tutti i clienti. Un cuore dì oro, di una generosità unica, se avevi bisogno di un favore era sempre disponibile, un lavoratore instancabile, dotato di quella scrupolosità e di quell’ onestà della gente di una volta. Voglio ricordare un piccolo ma emblematico episodio della grande generosità di Ernesto, era il 1997 quando le comunità dei paesi di Bresimo, Cis, Livo e Rumo si apprestavano ad ospitare i bambini bielorussi reduci dal disastro nucleare di Cernobyl. Avevamo organizzato un concerto di Natale, per sensibilizzare l’ opinione pubblica, con la partecipazione di cinque gruppi, come d’ abitudine al termine delle esibizioni si offriva uno spuntino ai componenti i cori, capitai in macelleria alcuni giorni prima e come mi vide, Ernesto levò dai ganci una grossa pezza di spek e me la diede. Era il suo modo di fare, il suo stile di donare a chi ne aveva bisogno, il suo essere credente nei fatti, senza che nessuno lo avesse chiesto fece un gesto che mi è rimasto impresso nel profondo del cuore e che a tutt’ oggi mi rimane ad esempio di Cristiana carità in mondo pieno di ladri ed ipocriti. Questo è stato il caro amico Ernesto, questo è il ricordo che porto nel mio cuore, assieme al suo sorriso ed alla sua rande bontà.

Alfonso, molto amante della musica, al quale avevo venduto la mia prima chitarra, ora dirige un gruppo musicale composto da ragazzi e ragazze molto giovani, cresciuti alla sua scuola di canto che interpretano brani musicali sacri e profani in modo moderno e con ottima qualità polifonica.

Il Gruppo musica insieme, si può considerare l’ unica associazione veramente attiva nel paese.

Di Carlo mi piace ricordare la nostra grande amicizia nata in età giovanile quando si poteva discutere di politica tra persone di idee opposte ma che si rispettavano e trovavano una ragione di vita nella condivisione di un libero pensiero. Di lui ho ampiamente parlato in un capitolo a parte.

Lavoratrice instancabile la signora Maria Alessandri moglie di Alessandro e mamma dei fratelli Zanotelli, ora è anziani con tutti gli acciacchi che questa età comporta, colpevole anche il tanto lavoro prestato per il funzionamento della macelleria quando i figli erano ancora giovani era lei che nella maggior parte dei casi che quando suonavi il campanello veniva ad aprire la porta della macelleria ed a darti quello le chiedevi, mi pare ancora di rivederla, con lo scialle sulle spalle che arriva ad aprire la porta .

Ora vedo la signora Maria quando vado in macelleria, non lavora più ma ogni tanto la si vede dietro il bancone che taglia a pezzetti delle frattaglie per gli immancabili gatti che stanno alla porta ad aspettare… Ora le frattaglie le mangiano solo loro, segno dei tempi che sono cambiati in meglio, ma rimpiango i tempi felici e spensierati di quando mia nonna mi mandava “n’ becjaria” a comprare un chilo di frattaglie…  

 

ANNO 2020

 

Osservando lo scontrino fiscale dopo aver fatto la spesa presso la macelleria Zanotelli, ho notato una piccola novità, ma assume una grande rilevanza nella continuità dell’attività commerciale della macelleria storica di Livo: la gestione del negozio ora è passata ad Alessandro, figlio del titolare Alfonso che ha lasciato la gestione dopo molti anni di attività. È quasi un ritorno alle origini in quanto anche il nonno del nuovo titolare si chiamava Alessandro, ed è per la famiglia Zanotelli un motivo di legittimo orgoglio e di grandi soddisfazioni personali poter perpetuare nel tempo questa attività commerciale indispensabile per il paese di Livo, la cui utilità viene evidenziata ed apprezzata in modo particolare in questo periodo storico della Nazione e del mondo messo in quarantena da COVID-19. Al nuovo Titolare i miei complimenti uniti all’augurio di tanta prosperità e fortuna.